Inquisiti, pregiudicati e impresentabili in corsa per all'Ars

Politica | 8 ottobre 2017
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La campagna elettorale siciliana sale agli onori della cronaca nazionale: dopo le prime pagine di ieri sui voltagabbana, stamattina è addirittura Eugenio Scalfari a denunciare che “se la Sicilia fosse lo specchio dell'intera Italia bisognerebbe far suonare il Requiem di Mozart che musicalmente fa pensare più all'inferno che al paradiso”. Il Fatto quotidiano di ieri titola in prima pagina: “I candidati inquisiti di Sicilia: peculato, estorsione e mafia”. Appare chiaro che il leit-motiv dei prossimi giorni saranno le transumanze dei deputati e il tasso di mafiosità delle candidature; il merito, già poco visibile, delle scelte che chi sarà chiamato a governare l'isola dovrà compiere, finirà per scomparire. Cominciamo dai guai giudiziari dei candidati. L'on. Rosy Bindi presidente della Commissione bicamerale Antimafia si è impegnata a verificare in vista del 5 novembre l'applicazione del codice di auto-regolamentazione delle candidature approvato nel settembre 2014 e che, pur non avendo valore legislativo, è assai più restrittivo della legge Severino. 

Poiché i tempi di verifica non sarebbero stati compatibili con la scadenza di presentazione delle liste, il rispetto delle previsioni del codice è rimasto affidato alla coerenza dei partiti. Vediamo cosa è successo. 

 Gianfranco Micciché, con l'energia giovanile che gli residua del lontano 61-0, ha proclamato che nelle liste di Forza Italia sono schierati 70 galantuomini. Si riferisce anche a Riccardo Pellegrino, consigliere comunale catanese e candidato a Sala d'Ercole, incensurato ma fratello di tale Gaetano arrestato con l'accusa di associazione mafiosa? Mi trattengo dal citare lo Shakespeare del Giulio Cesare perché in Sicilia “uomo d'onore” ha ben altro significato. L'on. Nello Musumeci, candidato presidente della coalizione di centrodestra ha dichiarato in più occasioni di voler allontanare da sé la Sicilia “del malaffare, della contiguità opaca, dei trasformisti, dei parassiti, dell'assistenzialismo e dell'antimafia di facciata”, Nobili e del tutto condivisibili propositi: ma la stanchezza della lunga campagna elettorale deve avergli giocato un brutto scherzo, dato che si è scordato che nella relazione da lui predisposta in qualità di presidente della Commissione regionale antimafia aveva scritto che Gaetano Pellegrino “indubbiamente partecipe del gruppo mafioso...è risultato essere uno dei più stretti collaboratori del Mazzei” (capo del clan mafioso catanese detto dei Carcagnusi). 

Un altro caso da manuale è il sindaco di Priolo Antonello Rizza attualmente imputato per ben 22 capi d'accusa. Nelle liste provinciali di Agrigento l'ex consigliere comunale di Licata Giuseppe Federico è sotto processo con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di un boss mafioso. E così via continuando; per non annoiare i rari lettori rinvio all'elenco sabato 7 ottobre sull'edizione palermitana di Repubblica . 

E' doveroso citare i casi che riguardano il centrosinistra: il candidato palermitano di Sicilia Futura Giovanni Di Giacinto è sotto processo per presunti accessi al sito di Equitalia per cancellare cartelle esattoriali, mentre il democratico siracusano Giovanni Cafeo risulta coinvolto in un'indagine per turbativa d'asta su un appalto per gli asili nido. Un quadro pesante, a ben vedere, che mette in risalto l'incapacità delle forze politiche di applicare un codice di auto-regolamentazione da esse formalmente condiviso. 

Ancora più significativa è la seconda questione, relativa ai cambiamenti di schieramento politico di 16 deputati uscenti-i cosiddetti saltafossi-, fenomeno che colpisce in particolare il centrosinistra. Mi sia consentito ripetere qui una valutazione di carattere generale attinente al sistema politico: la transumanza è soltanto la punta dell'iceberg di un fenomeno ancor più ampio che ha visto decine di parlamentari regionali cambiare gruppo nel corso della legislatura. Il problema vero- tuttavia- è che i partiti, come luoghi di dibattito e decisione capaci di raccogliere e d incanalare le esigenze e le aspirazione collettive delle persone e dei soggetti sociali non esistono più. Se il partito è una semplice federazione di comitati elettorali, il tema della coerenza politica non si pone e la collocazione nelle singole forze politiche o addiritura il transito dall'una o l'altra coalizione è funzionale esclusivamente all'interesse elettorale, specialmente in una competizione proporzionale a preferenza unica. La tentazione di schierarsi con il probabile vincitore è perciò forte. Inoltre- non vuol essere una cattiveria ma una constatazione- sta succedendo come nel calcio: i giocatori in prestito prima o poi vengono restituiti alla squadra proprietaria. 

E' stato scritto che i 16 transumanti valgono complessivamente attorno ai 76.000 voti: è possibile ma si tratta di voti che in origine erano già del centrodestra. Sicilia democratica raccoglieva centristi ed autonomisti che avevano appoggiato l'esperienza Crocetta provenendo dall'altra parte della barricata. Lo smottamento degli alfaniani è evidente e pesantissimo: da Nino Germanà col suo imponente pacchetto di voti nell'area dei Nebrodi, a Giovanni Lo Sciuto e Giuseppe Di Maggio che sono passati a Forza Italia, mentre Piero Alongi è andato all'UDC. Degno di un'antologia di scienza della politica il caso del deputato palermitano Totò Lentini: un anno fa transitò dal centrosinistra al centrodestra, quindi ha appoggiato la coalizione che ha eletto Leoluca Orlando sindaco di Palermo ora è candidato all'ARS per Forza Italia. Fulgido esempio di coerenza politica e continuità d'impegno. 

Anche il PD subisce emorragie: a Catania Gianfranco Vullo e il gruppo che lo sostiene hanno aspettato l'ultimo minuto prima di passare sotto le bandiere di Musumeci, spinti senza alcun dubbio da una lacerante crisi ideale. Non aveva torto chi sosteneva cinque anni fa che il nascente governo si proclamava rivoluzionario ma aveva le ali appesantite dal piombo di alleanze non sempre trasparenti. Mi limito alla cronaca: le valutazioni le lascio a chi avrà la pazienza di leggere questa breve sintesi del degrado della politica in Sicilia.

 di Franco Garufi

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