In una famiglia siciliana su tre non lavora nessuno

Società | 20 giugno 2018
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In un quinto delle famiglie siciliane non lavora nessuno. Nell’Isola le cosiddette Jobless Households (i nuclei familiari nei quali nessun componente ha un’occupazione) nel 2017 sono 421 mila: rappresentano il 29,8% e sono il doppio rispetto al resto d’Italia. E’ quanto emerge dal report di Bankitalia sull'economia in Sicilia nel 2018. Complice la crisi economica, l’analisi evidenzia come tra il 2009 e 2017, si sia registrato un aumento del 6,3% (1,3% in Italia) di famiglie senza reddito da lavoro, anche se il divario registra un’impennata nel biennio 2012-2013. "Questi individui - sottolinea Bankitalia - che derivano il proprio sostentamento da redditi diversi dal lavoro, risultano particolarmente esposti al rischio di esclusione sociale».

Nel 2017 la dinamica positiva dell’occupazione e condizioni di accesso al credito più favorevoli hanno sostenuto la spesa per consumi delle famiglie siciliane (+1,2), restando comunque più basso rispetto al resto del Paese. Il reddito pro capite annuo stimato nell’anno appena trascorso ammonta a 13 mila euro; i consumi pro capite, invece, risultano pari a 12.794 euro. Tra le le voci di spesa delle famiglie è cresciuta la quota destinata alle abitazioni (fitti, utenze, manutenzioni), consistente anche la sposa per generi alimentari che registra un leggero aumento insieme a quella per l’abbigliamento, mobili e articoli per la casa.

Cala di un timido 0,6% il numero di senza lavoro in Sicilia, dove il tasso di disoccupazione si attesta al 21,5% e risulta il doppio della media nazionale (11,2%) e più alto di circa 10 punti percentuali rispetto alla media del Mezzogiorno (12,4%). Nell’Isola si registra un aumento degli occupati (+1,1%) analogo al resto del Mezzogiorno e del Paese. Bankitalia, dunque, stima una crescita dell’occupazione pari a 15 mila unità. Si tratta di lavoratori impiegati con 'contratti a terminè (20,6%). Negli anni della crisi in Sicilia sono andati in fumo 160 mila posti di lavoro su 800 mila a livello nazionale; il gap recuperato risulta pari a 50 mila unità. Andando ai settori di attività, infine, restano in affanno le costruzioni, dove il numero di addetti è diminuito dell’8,2%, mentre risultano in crescita i lavoratori nel comparto agricolo (10,4%) e nell’industria in senso stretto (5,7%).

Timidi segnali di rispesa in Sicilia, dove nel 2017 gli indicatori economici registrano un aumento. Crescono i consumi delle famiglie, migliora la qualità del credito e il fatturato delle imprese, vola l’export (+30%), aumentano l’occupazione (+1,1%), ma a tempo, mentre i disoccupati sono oltre il 20%, il doppio della media nazionale. Il 2017 narra di un aumento del numero di imprese attive (0,8%, (sono 368 mila 428), con una crescita nell’industria (+0,2%) e in agricoltura (+0,9%). Resta in affanno l’edilizia, dove in modo più marcato che in altri settori, oltre alle aziende (-0,1%) diminuiscono pure le ore lavorate (-11,3%). Se più in generale, l’indagine di Bankitalia sulle imprese indica un aumento del 2,6% del fatturato (era il 3,1% nel 2016), lo stesso non si può dire per la spesa per gli investimenti, che risultano in calo o stabili per oltre due terzi delle aziende. Segnali positivi, invece, dal turismo, vola l’export in particolare di prodotti made in Sicily nei mercati extra Ue. Dopo quattro anni di calo consecutivo, vola l’export in Sicilia, che nel 2017 registra una crescita del 30,4% in termini di fatturato. In particolare l’export dei prodotti petroliferi risulta pari al 60% del totale regionale, recuperando il calo del 2016; negli altri settori si registra un aumento del 15,9%. Il contributo maggiore deriva dal comparto chimico farmaceutico e dall’agroalimentare. Andando, invece, al mercato di destinazione di prodotti made in Sicily, gli scambi con l’estero sono stati più intensi con i Paesi extra Ue (39,3), mentre con l’Eurozona si attestano al 19,1.

Le presenze di stranieri e connazionali sono aumentate del 7% e la spesa dei 'vacanzierì supera di gran lunga la media nazionale. Ripartono i consumi e aumenta il reddito delle famiglie. Quello pro capite si attesta sulla soglia dei 13 mila euro, quello per consumi a 12 mila. Eppure nell’Isola un quinto dei nuclei familiari è a rischio emarginazione sociale: le famiglie dove nessun componente lavora sono il 30%. Infine, seppur registrando un cambio di passo, rispetto agli anni della crisi quando tutti indicatori economici erano in caduta libera, l’analisi nel complesso segnala un divario ancora ampio rispetto ai livelli pre-crisi.

 di Angelo Meli

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