In Europa vivono quasi 25 milioni di bambini e ragazzi disagiati

Società | 12 dicembre 2017
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Nel 2016, 24,8 milioni di bambini nell'Unione europea (UE), ovvero il 26,4% della popolazione di età compresa tra 0 e 17 anni, erano a rischio di povertà o esclusione sociale. Ciò significa che i bambini vivevano in famiglie con almeno una delle seguenti tre condizioni: a rischio di povertà dopo trasferimenti sociali (povertà di reddito), gravemente materialmente svantaggiati o con bassissima intensità di lavoro. La percentuale di bambini a rischio di povertà o di esclusione sociale nell'UE è leggermente diminuita nel corso degli anni, passando dal 27,5% nel 2010 al 26,4% nel 2016. Tuttavia, sono state osservate tendenze contrastanti negli Stati membri dell'UE.

Nel 2016, quasi la metà dei bambini era a rischio di povertà o esclusione sociale in Romania (49,2%) e Bulgaria (45,6%). Seguono Grecia (37,5%), Ungheria (33,6%), Spagna (32,9%), Italia (32,8%) e Lituania (32,4%). All'estremo opposto della scala, le quote più basse di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale sono state registrate in Danimarca (13,8%), Finlandia (14,7%) e Slovenia (14,9%), davanti alla Repubblica ceca (17,4%) e Paesi Bassi (17,6%). Nella grande maggioranza degli Stati membri dell'UE, la percentuale di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale è diminuita dal 2010 al 2016. Il più grande calo è stato registrato in Lettonia (dal 42,2% nel 2010 al 24,7% nel 2016, o -17,5% punti - pp). Notevoli riduzioni sono state registrate anche in Polonia (-6,6 pp), Irlanda (-5,3 pp tra il 2010 e il 2015), Ungheria (-5,1 pp), Bulgaria (-4,2 pp) e Lituania (-3,4 pp).

Per contro, i maggiori aumenti tra gli Stati membri dell'UE sono stati osservati in Grecia (dal 28,7% al 37,5%, o 8,8 pp) e Cipro (+ 7,8 pp), seguiti dalla Svezia (+5,4 pp) e dall'Italia (+1,1 pp).

A livello UE, la percentuale della popolazione totale di età inferiore a 18 anni a rischio di povertà o esclusione sociale è diminuita di 1,1 punti percentuali, dal 27,5% nel 2010 al 26,4% nel 2016.




 di Melania Federico

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