Il Premio Francese a Daphne Caruana, rivivono le sue inchieste
Un giornalista non è un eroe ma soprattutto non lo deve diventare. Attento, capace, affidabile e attento alle fonti.Manon è un eroe, è un uomo da rispettare. E quando un giornalista viene ridotto al silenzio, in qualsiasi modo questo avvenga, tutta la società perde un brandello di voce. Il Premio giornalistico «Mario e Giuseppe Francese » ricorda il cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia, e il figlio scomparso anch’egli troppo presto: giunto alla sua ventunesima edizione, si prepara ad un anniversario importante visto che il 26 gennaio cadranno quarant’anni dalla morte del giornalista.
E ha voluto ricordare anzitutto Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese che è saltata in aria su un’au - tobomba vicino la sua casa. 53 anni, Daphne dava parecchio fastidio per i suoi articoli che puntavano il dito su nomi altisonanti ormai corrotti, e per questo, era stata accerchiata dal silenzio, come ha ricordato la sorella Corinne Vella. «È stato necessario il suo sacrificio perché alcuni maltesi cominciassero a comprendere l’importanza del suo lavoro», ha detto la sorella. È stato anche illustrato il «Daphne Project », che prosegue il lavoro di indagine di Daphne Caruana Galizia: Carlo Bonini e Giuliano Foschini, giornalisti de «La Repubblica», fanno parte del pool di 45 cronisti di 15 testate internazionali che si sono messi in testa di completare il lavoro di indagine su corruzione e criminalità a Malta. Il premio riservato agli under 36 è andato invece ad Elia Minari e ai suoi colleghi che, tramite una semplicissima web tv, www.cortocircuito.re.it, hanno scoperchiato traffici mafiosi a Brescello, provincia di Reggio Emilia: non è giornalismo da redazione, certo, ma è scrittura viva e vegeta. Un riconoscimento speciale è andato a Giovanni Impastato, ricordandone anche la mamma Felicia, all’avvicinarsi del quarantesimo anniversario della morte di Peppino Impastato. «Mario Francese è stato il primo giornalista a parlare di omicidio e non di suicidio per la morte di mio fratello», ha ricordato Giovanni Impastato. Premiati soprattutto i cronisti siciliani che lavorano per strada: Sandra Figliuolo (Giornale di Sicilia), Antonio Fraschilla (La Repubblica), Luigi Perollo (TgMed) e Fulvio Viviano (Sky Tg24), colleghi che mettono l’anima in quello che scrivono e non le mandano mai a dire.
Le scuole: hanno partecipato tanti istituti con lavori video, e hanno vinto i padroni di casa, visto che la cerimonia del Premio è s tata ospitata ieri al liceo Vittorio Emanuele II, seguiti dallo scientifico Benedetto Croce e dal classico Giovanni Meli, con una menzione speciale per il Don Bosco Ranchibile. «Noi giornalisti dobbiamo essere capaci di comunicare con i giovani e la società civile: non possiamo cercare scuse e rintanarci nel nostro mondo», ha detto Giulio Francese, presidente dell’Ordine di Sicilia, figlio del cronista di giudiziaria ucciso quarant’anni fa. Nel corso della cerimonia, presentata da Roberto Leone e da Marina Turco e trasmessa in diretta sulla pagina Facebook dell’Ordine dei giornalisti, è stato proposto un focus importante sull’informazione in Sicilia. Tra i partecipanti, il direttore editoriale e amministratore delegato di Ses - Gazzetta del Sud, Lino Morgante, il direttore del Giornale di Sicilia, Antonio Ardizzone con il vicedirettore responsabile Marco Romano, il direttore della sede Rai Sicilia Salvatore Cusimano, l’ex presidente dell’Ordine, Riccardo Arena, il direttore di Live Sicilia, Accursio Sabella, e molti giornalisti, Franco Nicastro, Felice Cavallaro, Andrea Tuttoilmondo (che ha seguito il progetto Scuole), Egle Palazzolo. Due pezzi rap sono stati presentati da Ciccio Runner Drummer, figlio del fondatore di Live Sicilia, Francesco Foresta.
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