Il nuovo Codice Antimafia: stesse pene per boss e corrotti

Politica | 27 settembre 2017
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Il nuovo Codice antimafia è legge. Con 259 voti a favore la Camera ha approvato la riforma che punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale; rende più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari; ridisegna l’Agenzia per i beni sequestrati; include corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti. Punto contestato, quest’ultimo, su cui però è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l’equiparazione mafioso-corrotto. Soddisfatta, dopo il via libera alla riforma, la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi: «E' un regalo al Paese». Per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando è una «svolta», ci saranno «più strumenti contro la mafia e più trasparenza». Forza Italia, con Renato Brunetta, grida invece all’"abominio» perché «si porta tutto sul piano penale». Sono quasi 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila i beni confiscati (tra terreni, aziende e immobili) con procedimenti di natura penale. Immenso il valore: quasi 30 miliardi, ma oltre il 90% oggi fallisce. Queste in dettaglio le misure previste dalla nuova norma.

MISURE PER CORROTTI - Si allarga la cerchia dei possibili destinatari di misure di prevenzione: oltre a chi è indiziato per aver aiutato latitanti di associazioni a delinquere, la riforma inserisce anche chi commette reati contro la pubblica amministrazione, come peculato, corruzione (ma solo nel caso di reato associativo) - anche in atti giudiziari - e concussione.

SEQUESTRO-CONFISCA PIU'EFFICACI - L’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali è resa «più veloce e tempestiva" prevedendo una «trattazione prioritaria». Nei tribunali dei capoluogo sede di corte d’Appello si istituiranno sezioni o collegi specializzati per trattare in via esclusiva i procedimenti. Si estendono i casi di confisca allargata, quando viene accertato che il patrimonio dell’autore del reato è sproporzionato rispetto al reddito e il condannato non è in grado giustificare la provenienza dei beni. Quando non viene applicata la confisca si può avere l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario. Confisca allargata obbligatoria per alcuni ecoreati e per l’autoriciclaggio e si applica anche in caso di amnistia, prescrizione o morte di chi l’ha subita.

CONTROLLO GIUDIZIARIO AZIENDE SE RISCHIO INFILTRAZIONE - Introdotto l’istituto del controllo giudiziario delle aziende in caso di pericolo concreto di infiltrazioni mafiose. Il controllo è previsto per un periodo che va da uno a 3 anni e può anche essere chiesto volontariamente dalle imprese.

STOP INCARICHI A PARENTI - «Maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari, con garanzia di competenze idonee» e di «rotazione negli incarichi». Viene modificato il procedimento di nomina e revoca dell’amministratore giudiziario di beni confiscati: l’incarico non potrà essere dato a parenti né a «conviventi e commensali abituali» del magistrato che lo conferisce. E’ la cosiddetta «norma Saguto», dal nome dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo sospesa e indagata per corruzione. Il governo è delegato a disciplinare un regime di incompatibilità da estendere ai curatori fallimentari: stop a chi ha parentela, affinità, convivenza o assidua frequentazione con uno qualunque dei magistrati dell’ufficio giudiziario che conferisce l’incarico.

SOSTEGNO AZIENDE SEQUESTRATE - Per favorire la ripresa delle aziende sequestrate nasce un fondo da 10 milioni di euro l’anno e misure per aiutare la prosecuzione delle attività e la salvaguardia dei posti di lavoro. Gli imprenditori del settore matureranno, dopo un anno di collaborazione, un diritto di prelazione in caso di vendita o affitto dell’azienda e la possibilità di un supporto tecnico gratuito. Novità sulla segnalazione di banche colluse con la malavita.

AGENZIA RIDISEGNATA - Viene riorganizza l’Agenzia nazionale per i beni confiscati dotandola di un organico di 200 persone e che rimane sotto la vigilanza del ministero dell’Interno. La sede centrale sarà a Roma e avrà un direttore - non per forza un prefetto - che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado. Ridefiniti i compiti, potenziata l'attività di acquisizione dati e il ruolo in fase di sequestro con l’obiettivo di consentire un’assegnazione provvisoria di beni e aziende, che l’Agenzia può anche destinare beni e aziende direttamente a enti territoriali e associazioni.


LE REAZIONI

«Da oggi ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza nella gestione dei beni confiscati, più garanzie per chi è sottoposto a misure di prevenzione. Una buona notizia per la lotta alla criminalità organizzata e per lo Stato di diritto». Lo scrive il ministro della Giustizia Andrea Orlando su facebook dopo l’approvazione della riforma del Codice antimafia.

«L'approvazione della riforma del Codice antimafia costituisce un atto di responsabilità politica importante, un deciso passo migliorativo nell’azione di prevenzione e di contrasto alle mafie e alla corruzione. Nel 25esimo anniversario delle stragi di Capaci e di via d’Amelio e nel 35esimo anniversario dell’approvazione della legge «Rognoni-La Torre» non poteva esserci modo migliore per onorare tutte le vittime innocenti delle mafie». Così Avviso Pubblico contro le mafie, rete di Regioni ed Enti locali.

«Ringrazio tutti coloro che mi sono stati accanto ed hanno contribuito a questo importante risultato: in primis la Prefettura di Messina, con cui il Protocollo di legalità è stato partorito prima con il Prefetto Trotta, che ha capito l’importanza di agire preventivamente su un fenomeno per lungo tempo sottaciuto e poi con il Prefetto Ferrandino, che oggi ne assicura l’applicazione». Lo afferma il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci dopo l'approvazione della riforma del Codice antimafia. "Tutto questo allevia sofferenze e cicatrici - aggiunge Antoci - con questo risultato, si consegna alla storia della lotta alla mafia della Sicilia un esempio di attività seria e che ha contribuito in modo inequivocabile a produrre una parte importante di una delle più significative legislazioni antimafia del Paese». "Il danno economico per le famiglie mafiose siciliane e adesso anche per quelle delle altre regioni, o delle stesse presenti in altri territori fuori dalla Sicilia, - osserva - sarà molto rilevante. Ricordiamo, infatti, che le agromafie, l’affare sui terreni e i fondi europei ad essi connessi, valgono decine di miliardi di euro a livello nazionale e nella programmazione precedente, solo per la Sicilia, si parla di circa 5 miliardi di euro».

"Con l’approvazione definitiva del Codice antimafia si raggiunge un risultato straordinario". Lo afferma in una nota il senatore Giuseppe Lumia, capogruppo del Pd in Commissione giustizia e componente della commissione parlamentare antimafia. "Una riforma radicale e vasta - aggiunge - che per la prima volta interviene il 'giorno primà, mentre nella storia della legislazione antimafia si è arrivati sempre il 'giorno dopò gli assassinii e le stragi". "Questa legislatura - conclude - sul versante della lotta alle mafie ha fatto molto, più di quanto si potesse immaginare, viste le difficoltà ripetutamente incontrate nel passato quando si provava a migliorare la legislazione in tal senso".

«Un buon risultato e un bel regalo al Paese. Sono soddisfatta e a nome della Commissione Antimafia ringrazio i parlamentari che hanno permesso di concludere con successo un lungo e impegnativo percorso legislativo». Così l'on. Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, da L'Aja dove si trova in missione con una delegazione della Commissione ha commentato l’approvazione finale del nuovo Codice Antimafia.

«Fin dall’inizio della legislatura - aggiunge - avevamo messo in cima all’agenda dei nostri lavori una profonda revisione del Codice Antimafia. A questo obiettivo abbiamo dedicato la nostra prima Relazione e poi una organica proposta di riforma che è diventata il testo base del nuovo Codice approvato oggi. La Commissione ha dato un impulso decisivo a rafforzare tutto il sistema delle misure di prevenzione patrimoniale. Il nuovo Codice rende più garantista e trasparente la fase del sequestro e della confisca dei beni mafiosi e più efficace il ruolo dell’Agenzia nazionale. Siamo intervenuti con importanti innovazioni legislative per regolare i criteri di nomina e gli incarichi degli amministratori giudiziari; per rafforzare la tutela dei lavoratori in buona fede delle aziende in modo da assicurare la regolarizzazione dei contratti fittizi o al nero; per potenziare le risorse e le competenze dell’Agenzia per rendere più veloce la destinazione finale dei beni. La lotta alle mafie non può rinunciare a colpire i patrimoni accumulati illecitamente dai mafiosi. Le mafie sempre più spesso si servono della corruzione per accrescere la propria capacità di manovra e di infiltrazione nell’economia legale e dobbiamo dotarci di strumenti sempre più incisivi per contrastare diffusi comportamenti criminali. Non è un caso se il ricorso a questo strumento è stato via via esteso anche ad altri reati, dalla tratta al caporalato, dalla corruzione all’evasione fiscale continuativa e seriale».

Il nuovo Codice antimafia, approvato ieri, è una misura di contrasto «in linea con la realtà della mafia che è sempre più impresa e sempre meno coppola e lupara», ha sottolineato Giancarlo Caselli, magistrato già capo del pool antimafia di Palermo, intervenuto a '6 su Radio1' proprio sul tema dell’approvazione di questo 'aggiornatò strumento di lotta ai clan e alla corruzione che potenzia la confisca dei beni. 

 «E' un risultato davvero importante - ha detto Caselli- perché punta molto all’attacco contro le ricchezze e i patrimoni mafiosi. Il Codice è in linea con la realtà della mafia che è sempre più impresa e sempre meno coppola e lupara e in linea anche con un certo modo di pensare dei mafiosi che temono di andare in galera ma temono soprattutto di essere toccati nel portafoglio perché il loro potere è un potere economico. Questo nuovo codice prevede il potenziamento della confisca, dunque dell’espropriazione delle ricchezze mafiose, attraverso procedure più veloci, e non è solo questione di tempo ma anche di sensibilità. Prevedere una corsia preferenziale, significa attenzione per un problema fondamentale per la nostra democrazia». 

 Infine, sulle possibili modifiche, in futuro, al codice sul punto dell’equiparazione dei corrotti ai mafiosi, Caselli ha esortato a non considerare come meno gravi i reati di corruzione. «La corruzione è un male terribile, mina la nostra economia, è un problemaccio. Papa Francesco dice che di peggio c'è solo la tratta degli esseri umani. Monitoriamo, ed eventualmente correggiamo, ma per favore senza il retro pensiero che poi non è un reato così grave», ha detto Caselli. 

 di Angelo Meli

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