Il lavoro aumenta ma i lavoratori sono sempre meno tutelati

Economia | 13 dicembre 2017
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E’ uscito il primo rapporto integrato sulle tendenze del mercato del lavoro italiano, frutto della collaborazione Tra il Ministero del lavoro, l’Inps, l’Istat, l’Inali e l’Anpal. Emergono indicazioni assai utili per capire cosa sta avvenendo realmente sul versante dell’occupazione in questo inizio di ripresa dell’economia italiana dopo la lunghissima recessione. Il primo dato che balza agli occhi è la differenza tra il recupero del numero degli occupati che si sta avvicinando al livello del 2008 (poco meno di 23 milioni) ed il divario, ancora rilevante, che permane per quanto riguarda le ore lavorate (23,5 milioni rispetto alle quasi 25 del 2008). Tradotto in linguaggio corrente, significa che è cambiata in peggio la qualità dell’occupazione, sono cresciuti i cosiddetti lavoretti, cioè le occupazioni brevi e a tempo parziale. 

Inoltre si è allargato il divario territoriale: le forti differenziazioni tra il Centro- Nord e il Sud del paese si sono ulteriormente accentuate con la crisi e continuano a divenire più ampie anche nella fase di ripresa. Se al Nord il tasso di occupazione nel 2016 si attesta su valori molto simili a quelli della media europea (65,9% e 66, 6% rispettivamente), nel Mezzogiorno gli occupati tra i 15 e i 64 anni rimangono poco più di quattro su dieci. Lo stesso accade per il tasso di disoccupazione: nelle regioni settentrionali si mantiene al disotto della media europea (7,6% contro 8,6%) mentre nel mezzogiorno raggiunge il 19,6%, il valore più alto dell’UE a 28 dopo la Grecia .Al divario territoriale si aggiunge quello generazionale: la crisi economica iniziata nel 2008 ha colpito più durante i giovani, in particolare per il 25-34enni essa ha ridotto drasticamente le possibilità di inserimento nel mercato del lavoro ed il tasso di occupazione in questa fascia d’età è diminuito di 10,4 punti rispetto al 2008, a fronte di un aumento di 16 punti per i 55-64enni e di 1,5 punti per i 65-69enni. 

Insomma esiste nel paese una drammatica questione giovanile che è stata ulteriormente aggravata dalla riforma Fornero delle pensioni che ha costretto le classi più anziane a restare ancora al lavoro. Dal punto di vista settoriale l’aumento dell’occupazione si concentra nell’agricoltura e nei vari comparti dei servizi, inclusa l’istruzione e la sanità; anche l’industria in senso stretto mostra una ripresa mentre continua a ridursi l’occupazione nelle costruzioni. .E’ cresciuta l’ occupazione a termine, che si è intensificata nel 2017 toccando il massimo storico di 2,7 milioni di unità, Evidente appare invece la stretta correlazione tra l’aumento dell’occupazione a tempo indeterminato e i provvedimenti di decontribuzione previsti dalle ultime leggi finanziarie. Questo comporta il rischio che l’esaurirsi del beneficio comporti un nuovo calo dei livelli occupazionali, mentre chiarissima appare la tendenza espansiva della quota precaria di lavoro dipendente. I lavoratori coinvolti in rapporti di lavoro di breve durata risultano infatti nel 2016 poco meno di 4 milioni, in notevole crescita rispetto ai 3 milioni del 2012 . A conferma di tale tendenza nell’ultimo quadriennio si è verificata un forte incremento del numero di voucher, rapporti di lavoro a termine, rapporti di somministrazione e professionali assicurati alla gestione separata Inps. In contratti di lavoro a termine è stato coinvolto tra il 2012 e il 2016 un numero crescente di lavoratori, da 1,5 a 1,8 milioni di unità. Esponenziale è stata la crescita del numero dei prestatori di lavoro accessorio, cioè dei voucher: da 366.000 nel 2012 a quasi 1,6 milioni nel 2016, a confermare il ruolo del tutto anomalo assunto dallo strumento ed i rischi connessi alla soluzione legislativa individuata per impedire lo svolgimento dei referendum promossi dalla Cgil. 

Purtroppo il rapporto non presenta dati disarticolati a livello regionale; non siamo perciò in grado di esaminare in dettaglio la situazione siciliana che, pur non distaccandosi verosimilmente in modo significativo da quella media del Mezzogiorno, ci avrebbe dato modo di riflettere in modo assai più approfondito sulla particolare difficoltà che la nostra regione sta sta affrontando per superare la coda velenosa di una crisi che ne ha stravolto il tessuto economico e sociale. 

 di Franco Garufi

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