Il comitato NoPovertà: l'Ars approvi gli aiuti in Sicilia
Non è ancora la soluzione del problema, ma si tratta certamente di un passo avanti sulla strada della lotta alla povertà estrema. La legge-delega approvata il 9 marzo 2017 dal Senato introduce per la prima volta in Italia una misura di carattere nazionale e strutturale per il contrasto alla povertà, intesa come “impossibilità di disporre dell'insieme di beni e servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso”, legata non all'appartenenza a singole categorie (anziani, disabili, minori, ecc.) ma alla condizione di marginalità economica e sociale in cui versa il nucleo familiare.
La delega conferita dal Parlamento al Governo, che dovrà entro sei mesi emanare i decreti delegati, riguarda oltre al contrasto alla povertà, il riordino delle prestazioni ed il sistema degli interventi e dei servizi sociali. Si introduce il reddito di inclusione, misura nazionale individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale . Essa non esclude che le regioni possano intervenire ulteriormente al fine di allargare la platea o implementare le prestazioni. Non sottolineo questo elemento a caso, ma perché si tratta di uno sprone all'ARS per incardinare finalmente in Commissione il disegno di legge di iniziativa popolare presentato ormai da oltre un anno e mezzo da un'ampia coalizione di forze sociali ed associazioni e che si integrerebbe perfettamente con la strumentazione individuata nella legge nazionale. Il secondo punto della delega riguarda il riordino delle prestazioni di natura assistenziale fatta eccezione per quelle “rivolte alla fascia di popolazione anziana non più in età di attivazione lavorativa, per le prestazioni a sostegno della genitorialità e per quelle legate alla condizione di disabilità e di invalidità del beneficiato”. La terza delega prevede invece il rafforzamento del coordinamento in materia di servizi sociali nell'ambito dei principi della legge 328/2000, la legge-quadro sull'assistenza.
La misura dovrà avere carattere universale (cioè non riservata a specifiche categorie) e condizionata alla prova dei mezzi sulla base dell'ISEE e sarà condizionata a un progetto personalizzato di attivazione ed inclusione sociale e lavorativa. Essa sarà articolata in un beneficio economico (probabilmente una card che consentirà l'acquisto di un pacchetto definito di beni di consumo) e in una componente di servizi. A tal proposito si fa esplicito riferimento ai servizi ed interventi sociali individuati dalla 328. La misura non è destinata ai soli cittadini italiani perché la delega prevede la definizione di “un requisito di durata minima del periodo di residenza nel territorio nazionale”. Il finanziamento verrà garantito dal Fondo appositamente istituito nella legge finanziaria per il 2017. Il riferimento al Piano nazionale per la lotta alla povertà ed all'esclusione sociale previsto dalla vigente legge finanziaria ha lo scopo di individuare le priorità di attuazione della misura (nuclei familiari con figli minori, con un disabile grave o con donne in stato di gravidanza, oppure ancora con disoccupati over cinquantacinquenni) e delinea le possibilità di successivo ampliamento della platea legato alla possibilità di incrementare il Fondo con i risparmi derivanti dagli interventi di riordino dell'assistenza o “attraverso ulteriori misure da definire mediante appositi provvedimenti legislativi”.
E' uno dei punti deboli della legge: le risorse attualmente disponibili- 1,6 miliardi di euro nel 2017- sono infatti in grado di provvedere a circa 400.000 famiglia pari a un totale di circa 1.770.000 persone. Si tratta, secondo le statistiche, di circa un terzo dei residenti che versano in condizioni di povertà assoluta, 1.200.000 famiglie e circa quattro milioni e mezzo di bambini, donne, uomini, anziani. Uno dei punti su cui si verificherà la volontà di una risposta seria al dramma della povertà risiederà nella capacità dei decreti delegati di individuare le risorse necessarie a dare risposte globali ad un fenomeno che nel nostro paese non riguarda più soltanto disoccupati ed emarginati, ma anche fasce sempre più larghe di lavoratori e lavoratrici le cui retribuzioni sono al disotto della soglia della povertà. Secondo stime realistiche (Saraceno ed altri) servono tra sei e sette miliardi di euro che dovranno essere rinvenuti nelle risorse delle prossime leggi finanziarie; non basteranno perciò a coprire le esigenze i risparmi previsti dalla delega. Da questo punto di vista, tuttavia, anche l'intervento integrativo delle Regioni potrà fornire un contributo non secondario. Verranno utilizzate anche le risorse strutturali europee per la realizzazione dei progetti di presa in carico dei beneficiari, in particolare quelle del programma operativo nazionale “Inclusione”. Il concetto di presa in carico, che ha rappresentato la novità principale del SIA (il predecessore del REIS), ha nella legge un valore centrale. Essa è un “processo in cui un operatore sociale ...sulla base di un mandato istituzionale, progetta uno o più interventi rivolti a una persona o a un nucleo di convivenza mantenendo con essa un rapporto continuativo al fine della revisione dell'intervento stesso nel corso del tempo” (T. Vitale “la presa in carico: una definizione concettuale” consultato il 10/3/2017 alle ore 19,16). Concetto innovativo e complesso, che ha costituito una delle novità della 328/2000 e che richiederà un ulteriore affinamento del modo di lavorare in alcuni settori delicati della pubblica amministrazione. Difficoltà di cui pare esservi consapevolezza, dal momento che si prevede la costituzione di un organismo di coordinamento del sistema degli interventi con la partecipazione delle regioni e dell'INPS. Tale organismo consulterà periodicamente le parti sociali e gli organismi rappresentativi del Terzo settore. Infine i decreti normeranno anche la promozione di accordi territoriali per l'inserimento lavorativo, l'istruzione e la formazione, le politiche abitative e la salute, prevedendo anche sedi territoriali di confronto con le parti sociali.
Se mi è consentito un giudizio estremamente sintetico e perciò necessariamente sommario, molto dipenderà dal contenuto concreto delle deleghe e dal fatto che non si ripeta quanto è avvenuto in altre deleghe nelle quali il Governo ha determinato arretramenti rispetto al testo approvato dal Parlamento. In ogni caso il bicchiere è mezzo pieno: alcuni privilegeranno il passo avanti, altri segnaleranno che continua a mancare in Italia uno strumento generale di integrazione del reddito sul modello del francese RSA (Revenue de Solidarité Active) o di quello tedesco articolato su tre livelli (contributivo, assistenziale, Sozialhilfe per chi resta escluso dai primo due), Bisogna insistere su questa strada per adeguare la legislazione italiana al dibattito che in tutta Europa si sta sviluppando sulla tutela dei redditi delle fasce più deboli. Soprattutto sarà necessario aprire una discussione seria ed informata che tolga ossigeno alla demagogia che su questi temi si scatenerà all'approssimarsi delle scadenze elettorali.
Nel frattempo Crocetta e l'Assemblea Regionale Siciliana continuano a dormire nel chiuso della turris eburnea in cui si sono barricati, sempre più lontani dai problemi della gente. La misura è colma: cosa dobbiamo ancora fare per ottenere ascolto per i 900.000 poveri siciliani?
Franco Garufi
Il comitato NoPovertà: l'Ars approvi gli aiuti ai siciliani
In Sicilia tutto tace sul fronte povertà, nonostante bisogna essere ciechi per non vedere che l'isola ha oltre il 18% di incidenza della povertà assoluta a fronte del 9,4% della popolazione nazionale. Lo afferma il Centro Pio La Torre chiedendo che l’Ars metta all’ordine del giorno il disegno di legge di iniziativa popolare per il contrasto alla povertà assoluta presentato assieme a Cgil-Cisl-Uil e un ampio cartello di associazioni del volontariato per sostenere almeno duecentomila siciliani indigenti già quest’anno.
«Il testo del ddl è coerente con l’impostazione delle norme nazionali (anzi più facile da applicare dal punto di vista delle procedure amministrative) e potrebbe integrare, a favore dei troppi poveri siciliani, le normative nazionali», spiega Franco Garufi, rappresentante del Centro Pio La Torre nel comitato "NoPovertà». «Ogni ritardo è ingiustificato e colpevole, così come sarebbero insopportabili, soprattutto alla viglia della campagna elettorale, norme finalizzate a costruire consenso clientelare - rincara il Presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco - . E’ incredibile che nessun politico siciliano di rilievo parli il linguaggio dell’urgenza e della necessità dell’intervento in un’isola con un milione di poveri dichiarati».
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