Il cambio di gruppo nella politica italiana è un giro di valzer
Il lascito politico della XVII legislatura è rappresentato dal record dei cambi di gruppo fra deputati e senatori, il succedersi di tre governi e la creazione di maggioranze parlamentari attraverso appoggi esterni o assenze concordate. Il trasformismo, inoltre, ha contribuito all’indebolimento del rapporto tra cittadini e politici. E’ avvenuto così che il transfugo ha disatteso la delega che ha ricevuto dai cittadini con l’elezione e, sovente, ha terminato il suo mandato in gruppi senza un’evidente collocazione e in continua metamorfosi.
Il giro di valzer della politica italiana è stato delineato da openpolis che, attraverso un escursus storico, ne ha tracciato tutti i volteggi. Le elezioni del 2013 non hanno avuto un vincitore: il centrosinistra (Partito Democratico + Sinistra Ecologia e Libertà), grazie al premio di maggioranza, aveva i numeri necessari solo alla Camera, ma non al Senato dove si è fermato a 128 membri quando ne occorrevano 158. Fallito il tentativo di Bersani di guidare un esecutivo di minoranza, la strada ravvisata dal presidente della Repubblica è stata quella delle larghe intese. La nascita del governo Letta ha richiesto un sacrificio, le coalizioni elettorali si sono sfaldate e la maggioranza parlamentare si è sviluppata lungo l’asse Partito Democratico – Forza Italia. Una decisione che ha avuto come risultato delle lacerazioni nei rispettivi schieramenti e ha portato ad abbandoni e scissioni nel corso della legislatura. Le larghe intese, il fallimento del polo centrista di Monti e l’inesperienza del M5S - secondo la lettura dei dati fornita da openpolis- sono stati i principali motivi dei cambi di gruppo. Il fenomeno è divenuto immediatamente cospicuo ed è aumentato costantemente con il prosieguo della legislatura che, in conclusione, ha fatto registrare 566 passaggi di gruppo, 313 alla Camera e 253 al Senato. I parlamentari coinvolti da questo spostamento continuo sono stati 347, il 36,53% degli eletti. In molti casi, infatti, lo stesso politico ha cambiato più volte gruppo e schieramento.
Si sono contati in tutto 48 parlamentari che dal 2013 al 2017 hanno cambiato almeno tre volte gruppo. Alla Camera il primato è di Ivan Catalano (eletto con il Movimento 5 stelle) e Stefano Quintarelli (eletto con Scelta civica) entrambi protagonisti di ben 5 cambi di casacca. Al Senato ci sono stati tre parlamentari che sono riusciti a fare meglio: Andrea Augello (eletto con il Popolo delle libertà) e Salvatore Di Maggio (eletto con Scelta civica) con 6 cambi, e soprattutto Luigi Compagna, che dal 2013 a oggi si è spostato 9 volte da un gruppo all’altro. Il record dei cambi di gruppo ha messo in evidenza l’indice dell’instabilità dei partiti. Le larghe intese tuttavia non sono durate nemmeno 7 mesi e quando Forza Italia non ha votato la fiducia sulla legge di stabilità, per salvare il governo nonché il proseguimento della legislatura, è stata necessaria la scissione di Angelino Alfano e la nascita del Nuovo Centrodestra. Sono stati 171 i voti favorevoli al Senato per approvare la legge di stabilità dopo che Forza Italia è passata all’opposizione. In quelli stessi giorni, Berlusconi è decaduto da parlamentare e in molti dirigenti importati di partito e anche suoi collaboratori di lunga data hanno scelto la nuova formazione politica.
La ricerca di nuovi equilibri è risultata essere ancora più marcata nel centrosinistra, dove Matteo Renzi prima è arrivato alla segreteria del Pd e poi è subentrato a Enrico Letta alla guida del governo italiano. Sono stati 169 i voti favorevoli al Senato per la fiducia al governo Renzi.
I gruppi parlamentari di Forza Italia, tuttavia, hanno mantenuto una resistenza importante e la maggioranza al Senato è risultata essere davvero irrisoria. Per risolvere l'intoppo così la politica adottata è stata quella di fare nuovamente ricorso ai cambi di gruppo. In 29 sono stati i salvagenti del governo, organizzati in tre gruppi distinti: Al-A, Gal e Misto.
Dopo la fine delle larghe intese al Senato c’è stato un raggruppamento eterogeneo, con parlamentari provenienti da diversi gruppi anche se eletti sopratutto nelle file del centrodestra. Non è un caso se Grandi autonomie e libertà (Gal) abbia cambiato denominazione 16 volte, rimodulandola ogni volta all'arrivo di un nuovo membro. L'appoggio esterno di Al-a, Gal e di parte del misto permette al governo di andare avanti. Il regista dell'operazione è stato il senatore Denis Verdini che così facendo ha blindato il Governo, dandogli un vantaggio non recuperabile dalle opposizioni che, essendo contrapposte in valori e posizionamento, di rado agiscono coordinate. La collaborazione con il governo è stata altalenante seppur per alcuni mesi vi è stata una grande sintonia con il Pd. Nel gennaio 2016, prima è stato confermato il sostegno alla riforma costituzionale della Boschi per poi essere ricompresi nella maggioranza quando pochi giorni dopo sono state riassegnate le cariche nelle commissioni, ottenendo così tre vice presidenze. Sono risultati essere 180 i voti favorevoli al Senato per l’approvazione definitiva della riforma costituzionale. Questo schema sostanzialmente ha retto per l'intero 2016, periodo durante il quale nella politica italiana tutto è stato finalizzato alla campagna referendaria. Si è interrotto tuttavia con la vittoria del No e la nomina di Paolo Gentiloni a capo del governo. Sono stati 169 i voti favorevoli al Senato per la fiducia al governo Gentiloni.
La maggioranza parlamentare gradualmente si è sgretolata e quasi un quarto dei parlamentari che avevano seguito Alfano è tornata da Berlusconi. Ma a segnare profondamente è stata la scissione dal Pd di Articolo 1, formazione guidata da Bersani e Speranza che può contare su 42 deputati e 16 senatori. Sono stati 144 i voti favorevoli al Senato per approvare con fiducia la manovra correttiva.
A questo punto i partiti hanno concordano tacitamente su una gestione "ordinata" dell'ultimo anno di legislatura, finalizzata a consentire a ciascuno di prepararsi per la campagna elettorale. Non c'è stata più una maggioranza in grado di approvare autonomamente le leggi che passano esclusivamente grazie alle "assenze coordinate" delle opposizioni. Sono state 93 le leggi approvate al Senato senza la maggioranza assoluta, ovvero i favorevoli erano meno di 158 voti.
I cambi di gruppo hanno riguardato tutti gli schieramenti politici. Il M5S è l'unico ad aver perso parlamentari senza prenderne da altri. La dinamica principale che ha guidato i cambi di gruppo è stata il posizionamento rispetto al governo, quindi entrare o uscire dalla maggioranza parlamentare. L'identità stessa del M5S non è riuscita ad evitare che molti dei suoi parlamentari andassero altrove. Il 24% dei suoi eletti, infatti, ha cambiato gruppo: sparpagliati in 10 gruppi diversi - praticamente tutti tranne la Lega - anche se in misura maggiore nel misto.
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