I webeti e la crisi di governo, la stupidità sfocia in reato

Politica | 28 maggio 2018
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La buonanima di Umberto Eco li chiamava webeti, cioè idioti che scrivevano su Internet per sfogare tutte le pulsioni represse e le frustrazioni frutto dai guai della loro vita privata. Da ieri i webeti si sono scatenati e stanno dando il meglio di sé sui social. Trovano alimento nelle provocatorie ed infondate affermazioni con cui Luigi Di Maio e il suo consocio Matteo Salvini stanno attaccando le prerogative costituzionali del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I toni sono pesantissimi, oltre il consentito. 

Ma se questo appartiene allo scontro politico in corso che sarà durissimo, non si può accettare l'incitamento a travalicare i limiti delle regole della democrazia. Il giovanotto di Pomigliano d'Arco che dice alla gente in un video messaggio “so che siete incazzati” chiama i suoi adepti all'azione sui social e annuncia manifestazioni nelle principali città italiane, sta andando oltre i confini tollerabili della democrazia repubblicana. Sia chiaro che si assumerà la responsabilità dei gesti della gente che sta chiamando a scendere in piazza; ed anche delle minacce e delle violenze che si stanno già consumando sui social media. Solo due testimonianze per segnalare la gravità del momento. Un tale che si fa chiamare Cassarà ha scritto in un post che “la mafia ha ucciso il Mattarella sbagliato”. Affermazione che per la sua gravità richiederebbe l'intervento della polizia postale e dei gestori di Facebook. Un altro episodio mi riguarda personalmente e mi scuso se lo cito, ma mi ha davvero impressionato per il contenuto di pericoloso odio che lascia intravedere. A mio figlio Tommaso che aveva inserito ieri sera un post di sostegno a Mattarella è stato risposto da un idiota violento che si firma Beppe Beraldo “se ti trovo ti sparo”. 

Certamente decine di episodi di questo tipo si stanno ripetendo in tutta Italia, funzionali alla creazione del clima di scontro con cui si sta costruendo la prossima campagna elettorale.  

In realtà la partita che si sta giocando in queste ore è la prova generale del cambio di regime e dell'approdo della democrazia parlamentare italiana alle sponde della democrazia gerarchica ed illiberale di marca ungherese. Per fortuna molti lo hanno compreso: in queste ore in numerose città italiane si stanno moltiplicando sit in ed iniziative in difesa della Costituzione e di solidarietà nei confronti del presidente della Repubblica. La mobilitazione è la strada maestra per fermare una deriva autoritaria che, abusando del nome del popolo, vuole in realtà affermare che chi ha preso più voti alle elezioni ha il diritto di prendersi tutta la posta e di far ciò che più gli aggrada, senza tener conto delle garanzie di libertà e dei contrappesi previsti dalla Costituzione. 

Per questi motivi Mattarella ha fatto bene ad esercitare fino in fondo le potestà che la Costituzione della Repubblica gli assegna e per gli stessi motivi gli italiani debbono respingere con forza il tentativo indegno di intimidirlo ed isolarlo.

 Apprendiamo, infine, che la Polizia postale ha avviato un monitoraggio su siti web e social con l’obiettivo di segnalare all’autorità giudiziaria tutti quei comportamenti e dichiarazioni contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in cui si configurino reati perseguibili d’ufficio. Grazie, fate buon lavoro.

 di Franco Garufi

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