Gestione dei servizi sanitari: la Sicilia è inadempiente
Le analisi sulla gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali costituiscono tradizionalmente una cospicua parte del referto generale sulla finanza regionale. Sono stati resi noti i dati contenuti nella relazione riguarda gli andamenti della gestione finanziaria ed economico patrimoniale dei servizi sanitari delle Regioni e Province autonome con riferimento all’esercizio 2016, raffrontato con il quadriennio precedente (2012-2015). Si conferma la stabilizzazione della spesa sanitaria con un basso tasso di incremento annuo, nonché la relativa economicità del SSN a confronto con i principali Paesi OCSE.
I dati contabilità nazionale sulla crescita nominale della spesa sanitaria e del Pil nell’arco temporale che va dal 2000 al 2016 evidenziano come la crisi del 2009 abbia determinato una netta inversione di tendenza: se negli anni 2001/2008 la variazione percentuale media della spesa SSN è circa doppia rispetto a quella del Pil (6,2% contro 3,5%), nel successivo periodo 2009/2016 i tassi sono sostanzialmente allineati (0,4% la spesa sanitaria e 0,3% il Pil); se si esclude l’anno cruciale della crisi, il 2009, in cui il Pil nominale diminuisce del 3,7%, la variazione media della spesa sanitaria negli anni 2010/2016 è negativa (-0,2%), mentre la variazione nominale del Pil è di segno positivo (0,9%). In termini reali, la spesa pro capite sanitaria pubblica cresce del 15,8% nel periodo 2003/2010 (da 1.641 a 1.901 euro), per poi ridursi dell’8,8% negli anni 2010/2016 (da 1.901 a 1.734 euro). Confrontando, infine, le variazioni medie della spesa sanitaria pro capite totale (pubblica e privata) in termini reali nei principali paesi europei negli anni 2009/2016, solo l’Italia, insieme a Grecia e Portogallo, riduce la spesa per l’assistenza sanitaria, mentre tutti gli altri paesi considerati l’hanno incrementata.
La spesa nominale pro capite negli ultimi otto anni si riduce costantemente e, malgrado l’incremento registrato nel biennio 2015/2016 rispetto all’anno precedente, essa è stata, nel 2016, di 1.857 euro, inferiore quindi al livello raggiunto nel 2009; confrontando, inoltre, i dati sulla spesa sanitaria (pro capite) e il prodotto pro capite a prezzi correnti dell’anno 2008 con il 2016, l’incidenza della spesa pubblica per servizi sanitari scende dal 6,8% al 6,7% del Pil.
L’importanza e l’entità del processo di ristrutturazione e risanamento finanziario avvenuto nel corso degli ultimi anni a carico del SSN si evidenzia osservando il rapporto finanziamento/spesa pro capite che, negli anni 2009/2016, migliora di 5,8 punti percentuali: da 92,8% (anno 2009) a 98,6% (nel 2016). In valore assoluto, il surplus di spesa si riduce di 6,5 miliardi (da 8 miliardi, nel 2009, a 1,5 miliardi, nel 2016), pari, in valore percentuale, a una riduzione dell’incidenza sul finanziamento ordinario del SSN in flessione dal 7,8% (nel 2009) all’1,4% (nel 2016).
I debiti verso i fornitori segnano parimenti una sensibile riduzione, anche se permangono gli oneri per interessi per ritardati pagamenti e l’utilizzazione di anticipazioni di tesoreria, peraltro in netta diminuzione. Aumentano, invece, le disponibilità liquide a fine esercizio, sintomo di una limitata fluidità nelle procedure di pagamento. Si registrano ancora ritardi nella determinazione annuale del Fondo sanitario nazionale e nella ripartizione delle risorse destinate al Servizio sanitario con riflessi sulla programmazione delle spese da parte delle Regioni e sulla possibilità di una completa e tempestiva rappresentazione, anche da un punto di vista contabile, della gestione nei bilanci regionali. Rimangono ancora da definire le regole per l’omogenea integrazione del conto consolidato sanitario con il conto generale della Regione, così da poter addivenire ad una più adeguata valutazione dei conti regionali.
Con il Monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza condotto dal ministero della Salute per l’anno 2015 le classi di valutazione delle performance dei sistemi sanitari regionali risultano essere due: “Adempiente” (la regione che raggiunge un punteggio pari o superiore a 160, oppure un punteggio compreso tra 140 e 160 ma senza nessun indicatore critico, cioè un punteggio inferiore a 3) o “Inadempiente” (la regione con punteggio inferiore a 140, oppure compreso tra 140 e 160 con almeno un indicatore critico, cioè un punteggio inferiore a 3). Sono tre le Regioni in Piano di rientro giudicate adempienti con riserva nel 2014 (Molise, Calabria, Campania), risultano inadempienti nel 2015, più altre due Regioni in Piano di rientro, Puglia e Sicilia (adempienti nel corso del 2014); tra le Regioni inadempienti, risultano in netto peggioramento, rispetto al risultato 2014, Campania e Sicilia, il cui punteggio scende da 139 a 106 (Campania) e da 170 a 153 (Sicilia). Rispetto al 2014, quindi, diminuiscono da 13 a 11 le Regioni adempienti (tutte le Regioni non in Piano di rientro, più le Regioni in Piano di rientro Piemonte, Lazio e Abruzzo). L’area geografica dei sistemi sanitari meno performanti nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza si concentra, quindi, ancora nelle Regioni del Sud, con la sola eccezione della Basilicata (adempiente con riserva nel 2013 e adempiente nel biennio 2014/2015), mentre le migliori performance, con punteggio superiore a 200, si evidenziano nel Centro-nord, in particolare in Toscana (212), Emilia- Romagna (205) Piemonte (205) e Veneto (202).
La Sicilia, nel monitoraggio 2015, risulta essere una delle regioni valutate inadempienti. Si evince, infatti, un punteggio pari a 153, in netto peggioramento rispetto al 2014 (nel quale era risultata adempiente, con punteggio pari a 170). Tra le criticità emergono la vaccinazione per ciclo base (3 dosi) e MPR, screening, prevenzione veterinaria, assistenza residenziale agli anziani e ai disabili, inappropriatezza nei ricoveri ospedalieri (ospedalizzazione evitabile in età pediatrica).
Sempre con riguardo alla Regione siciliana, l’esame dei conti 2016, come già le verifiche relative agli anni 2014 e 2015, ha permesso di rilevare il mancato rispetto delle disposizioni di cui all’art. 3, co. 7, d.l. n. 35/2013: la Regione, infatti, ha erogato al proprio Servizio sanitario regionale entro il 31/03/2017 solo il 94% delle risorse incassate nell’anno 2016, anziché il previsto 100%. Per fronteggiare i problemi di liquidità del bilancio regionale, inoltre, la Regione ha anche avuto accesso alle anticipazioni di liquidità (l’ultima nel corso dell’anno 2015 per 1.776 milioni di euro), al fine di superare il problema dei ritardati pagamenti. Tuttavia, il mancato integrale trasferimento nei tempi previsti della liquidità spettante al servizio sanitario ha inciso negativamente sulla finalità dell’operazione. Il punteggio complessivo rispetto al livello di erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza mostra un significativo decremento nell’anno 2015, collocando la Regione fuori dall’intervallo di adempienza.
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