Forti in campo ma con le casse vuote, i dolori del calcio

Economia | 9 febbraio 2017
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Fortissimi in campo, deboli sul mercato azionario. La Borsa si conferma un terreno insidiosissimo per le società calcistiche che hanno registrato pesanti perdite nel valore delle proprie azioni da quando sono sbarcate sulle piazze azionarie. L’unico sorriso è per il Manchester United, squadra inglese. La società, di proprietà dell’americano Malcolm Glazer, è l’unica tra le «big» europee che guadagna. In quasi cinque anni il titolo - sbarcato il 10 agosto 2012 sul New York Stock Exchange dopo il delisting da Londra nel 2005 - è salito dell’11%, da 14 a 15,6 dollari. La prima quotazione, nel mercato di Londra, risaliva al giugno del 1991 con un prezzo di 8,33 sterline ad azione. La società raccolse una decina di milioni di sterline per finanziare la ristrutturazione dell’Old Trafford. Le azioni vengono poi acquistate da Glazer, a 3 sterline, nel 2005.

Le italiane - Le squadre italiane quotate in Borsa sono tre: Juventus, Lazio e Roma. Chi perde di più sul mercato azionario sono i giallorossi. Il titolo dell’As Roma il giorno dello sbarco in Piazza Affari, il 23 maggio 2000, valeva 5,5 euro, oggi ne vale circa 0,42: il calo è del 92%. Segue la Juventus, con una perdita del 91% circa dai 3,7 euro della quotazione nel 20 dicembre 2001 ai 0,31 dei giorni scorsi. E poi la Lazio, che ha lasciato sul terreno l’80% (da 3,04 a 0,57 euro) dal lontano 6 maggio 1998, prima squadra italiana a quotarsi. Complessivamente, il calcio italiano ha bruciato in Borsa quasi cento milioni se si prendono in considerazione i valori azionari di oggi e moltiplicandoli per il numero di azioni presenti al momento della quotazione.

L’Europa - Anche nel resto d’Europa la situazione non è rosea. L’Olympique Lione, squadra francese, si è quotata alla Borsa di Parigi nel 2007 con un prezzo di 24 euro ad azione. Il titolo ora viaggia intorno ai 2,9 euro: per una perdita di circa l’87% in dieci anni. Nell’ottobre del 2000 era stato il Borussia Dortmund a quotarsi nella prestigiosa Borsa di Francoforte: prezzo dell’Ipo 11 euro. Oggi il titolo ne vale circa 5,3 e nel frattempo la società ha dovuto fare cinque aumenti di capitale per un totale di 294 milioni.

Nel 2016 boom della Turchia – Al momento sono solo 22 le società di calcio quotate d’Europa. Un recente studio di KPMG ha come le migliori prestazioni fatte registrare nel 2016 tra tutte le società quotate che militano in campionati europei siano quelle dei club turchi. Al top c’è il Trabzonspor, seguito da Besiktas e Galatasaray. “I prezzi delle azioni di questi club – sottolinea il rapporto - anche se più volatili rispetto ai loro omologhi europei, sembrano essere influenzati positivamente da vari eventi non sportivi come nuovi accordi di sponsorizzazione, sviluppo di nuove infrastrutture e delle riforme nel governo campionato, tutti che si vedono di essere l’aumento dei fattori valore commerciale del top-divisione turca”. Tra le società italiane, la Juventus ha visto migliorare le performance del titolo del 15,8%. Variazione positiva dell’11,8% per la Lazio, performance negativa del 15,1% per la Roma.

I bilanci delle siciliane – Le società siciliane sono lontanissime da un fatturato tale da consentire la quotazione di borsa o la concorrenza economica con i top club italiani ed europei. Il Palermo, unica società dell’Isola presente in serie A, ha chiuso lo scorso bilancio con un saldo attivo di circa 300.000 euro e un valore di produzione di circa 93 milioni. Un risultato positivo dovuto in gran parte alla cessione di Dybala alla Juventus che ha portato nelle casse della società rosanero 32 milioni di euro. Proprio quella cessione ha però lasciato uno strascico giudiziario. Unicredit ha infatti recentemente sospeso il fido di 2,5 milioni di euro nei confronti del Palermo a causa di un decreto ingiuntivo emesso dal Tas, il tribunale arbitrale dello sport, che impone al Palermo di pagare una penale di quasi dieci milioni di euro alla Pencill Hill di Gustavo Mascardi, società che vantava diritti sul calciatore argentino. Risultati positivi per il Trapani che ha visto aumentare del 17,35% il fatturato nel 2015, anche grazie agli ottimi risultati sportivi raggiunti nel campionato di Serie B. Fatica invece il Catania, in Lega Pro, che riduce il passivo di 17 milioni di euro a poco meno di 10. Primo anno in utile per l’Acr Messina, anche se di appena 5.965 euro (contro i 750.000 euro di passivo dell’esercizio precedente).

 di Davide Mancuso

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