Fondi europei, la Sicilia pronta a perdere soldi e progetti

Economia | 1 ottobre 2018
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L'incontro annuale di riesame tra le amministrazioni italiane e gli uffici della Commissione europea che si è concluso a Matera il 28 settembre ha confermato il ritardo del sistema Italia nell'utilizzo dei fondi strutturali e d'investimento europei. Su un totale di 51 programmi operativi, solo 8 programmi regionali ed un programma nazionale hanno già superato la soglia dell'N+3 secondo la quale le certificazioni di spesa devono essere presentate entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello dell'impegno nell'ambito del programma 

Le spese sostenute certificate dalla Commissione ammontano a 4,5 miliardi di euro , mentre il connesso livello di tiraggio delle risorse (cioè i rimborsi dall'UE) si attesta a 2,8 miliardi pari al 53% risorse da chiedere a Bruxelles entro fine anno. In tale contesto di difficoltà, la situazione siciliana appare particolarmente difficile per quanto riguarda in specie il FSE. Infatti dalla verifica dei target di spesa al 31///2018 pubblicata sul sito dell'Agenzia per la coesione si evidenzia che l'avanzamento (spesa impegnata) del FESR Sicilia è pari al 67,2% (3.061.075.683 su 4.557.908.024 euro di dotazione del programma) a fronte di una media nazionale del 66,2%, mentre assai più modesto appare lo stato di avanzamento del FSE fermo ad una percentuale del 17,1% 139.942.046 impegnati su 820.096.428 euro di dotazione) a fronte di una percentuale nazionale del 36,3%. 

Da notizie di stampa di qualche giorno fa si apprende che la Sicilia potrebbe essere tra le regioni che richiederanno la riprogrammazione dei programmi con il taglio di una quota di cofinanziamento nazionale. L'operazione in sé non rappresenta una novità, essendo già stata praticata alcuni anni orsono su iniziativa dell'allora ministro alla coesione Fabrizio Barca; essa tuttavia richiede l'attivazione di un serio confronto con gli interlocutori sociali ed economici per capire su quali degli obiettivi previsti dai programmi è intenzione del governo regionale operare i tagli . Tra l'altro si apprende – sempre da fonti di stampa- che il governo regionale avrebbe intenzione di procedere ad una riscrittura degli obiettivi di spesa del fondo sviluppo coesione, attraverso il quale sono finanziati gli interventi nazionali di spesa extraregionale previsti dal patto per la Sicilia. Una simile operazione , compiuta al di fuori di qualsiasi confronto con gli stakeholders- potrebbe risultare inadeguata agli scopi che si prefigge e provocare, anziché un'accelerazione, un'ulteriore rallentamento della spesa Per altro verso si dice che sarebbe intenzione della Giunta di governo procedere ad alcune assunzioni dall'esterno dell'attuale organico regionale per accelerare le istruttorie finalizzate alla spesa dei fondi strutturali e di investimento europei.

 Senza entrare nel merito dei delicati profili relativi ai criteri di assunzione, va tuttavia segnalato che tale scelta non avrebbe alcun senso se non rapportata a scelte precise in ordine al riordino delle modalità di lavoro dell'amministrazione regionale in attuazione del piano di riforma amministrativa (PRA) concordato con la Commissione e che rappresenta una delle condizionalità per la realizzazione dei programmi operativi regionali. C'è dunque molta carne al fuoco in una partita che- se ben gestita- potrebbe diventare decisiva per un rilancio dell'economia e della società siciliana. Tuttavia le attuali procedure di confronto con il partenariato socio-economico, pur applicando formalmente i dettami del Codice europeo del partenariato, appaiono del tutto insufficienti ad assicurare un confronto di merito e non meramente burocratico.

 Si potrebbe, per far fronte alla necessità di dar vita ad uno scambio produttivo di posizioni e proposte, immaginare la costituzione presso la presidenza della Regione di un' agile e competente sede di confronto con le principali realtà del partenariato socio-economico e del terzo settore per attivare un circuito virtuoso di confronto ed evitare che la discussione sull'efficacia ed efficienza dell'utilizzo dei fondi strutturali resti confinata all'occasione istituzionale delle annuali riunioni dei comitati di sorveglianza dei singoli programmi o, peggio, dia la stura a polemiche politiche che, a volte,ilizzano come corpi contundenti, numeri e documenti che meriterebbero una assai più approfondita modalità di condivisione e comune riflessione.

 di Franco Garufi

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