Errori grammaticali all’università: come recuperare la lingua italiana

Cultura | 6 febbraio 2017
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Si è infuocato il dibattito sulla qualità del sistema scolastico italiano dopo l’appello lanciato da Accademia della Crusca, linguisti, storici, filosofi, sociologi ed economisti concordi nell’asserire che gli studenti scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Il Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità ha infatti inviato una lettera, sottoscritta da oltre 600 docenti universitari, indirizzata al Presidente del Consiglio, alla Ministra dell’Istruzione e al Parlamento, con la quale chiedono di porre al centro della didattica del primo ciclo scolastico le competenze linguistiche di base.

“Da tempo- si legge nella lettera- i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico) con errori appena tollerabili in terza elementare”. Molti atenei, preso atto del problema, si sono visti costretti ad attivare corsi di recupero di lingua italiana per le matricole che commettono ancora errori. “Abbiamo bisogno - rimarcano- di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti, oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né l’impegno degli insegnanti, né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti”. Secondo i docenti il sistema scolastico non reagisce in modo appropriato “anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico”.

L’obiettivo indicato è “il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti”. Chiedono pertanto “l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano”. “Siamo convinti- sostengono i sottoscrittori dell’appello- che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base”.

“Questi momenti costituirebbero per gli allievi - spiega il Gruppo di Firenze- un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro”. I docenti universitari ritengono che per fermare quest’allarmante deriva sia necessario rivedere le indicazioni nazionali della primaria e delle medie. Nella lista dei 600 firmatari ci sono molti nomi illustri: gli Accademici della Crusca Rita Librandi, Annalisa Nesi e Piero Beltrami, i linguisti Stefania Stefanelli e Edoardo Lombardi Vallauri, cinque rettori universitari (Paolo Comanducci, Lucio D’Alessandro, Fabrizio Micari, Giovanni Panciullo, Aurelia Sole), i docenti di letteratura italiana Giuseppe Nicoletti e Biancamaria Frabotta, gli storici Luciano Canfora e Mario Isnenghi, il matematico Lucio Russo e i costituzionalisti Paolo Caretti e Fulco Lanchester e ancora l'economista Marcello Messori e i docenti di diritto pubblico comparato e romano Ginevra Cerrina Feroni e Giuseppe Valditara.

“La colpa è di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola - ha detto Massimo Cacciari- L’impronta gentiliana è stata contestata e superata, ma nel momento in cui la si è sostituita non si è potuto lavorare in senso logico. Abbiamo assistito ad una serie di provvedimenti senza alcun ragionato impianto pedagogico e didattico”. “Sull’onda del ’68 - dice Paola Mastrocola- c’è stata un’ideologia contro la grammatica: si è preferito scegliere una didattica impostata sul gioco, sull’approccio concreto al sapere e non teorico”. “Nel liceo scientifico dove insegnavo - continua- avevamo smesso di fare il programma di letteratura perché dovevamo ricominciare con l’ortografia. Alcune nozioni linguistiche vanno apprese nei primi anni della vita, alle elementari, poi è molto difficile sradicare l’ignoranza”. “Stupisce chi si stupisce dell’allarme lanciato da centinaia di docenti universitari-afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana- Molti, troppi ragazzi scrivono male, leggono poco e faticano ad esprimersi.

Quando la politica e le Istituzioni pensano che la scuola e il sistema di formazione siano solo qualcosa di indistinto e non utile per il futuro del Paese in cui tagliare a più non posso, questi sono i risultati”. Dalle pagine di Repubblica la ministra dell’istruzione ribadisce che con 180 milioni del Programma nazionale rafforzeranno le competenze di base e combatteranno le disuguaglianze. “La scuola media è un problema conosciuto- dice Valeria Fedeli-. Le elementari, in Italia, funzionano. E’ alle medie che dobbiamo far crescere la lettura, la scrittura, la capacità di sintesi. I nostri docenti delle superiori e gli esperti dell’Invalsi ci aiuteranno a capire”.

 di Melania Federico

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