Elezioni regionali, domina lo stile di Cetto Laqualunque

Politica | 13 settembre 2017
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Il grande assente della campagna elettorale siciliana è Cetto Laqualunque. Si sente la mancanza del suo rivoluzionario “cchiù pilu ppi' tutti” nel variegato zibaldone di proposte programmatiche presentate dai candidati alla presidenza della Regione siciliana, Cito quelle più rivoluzionarie, così come riportare sulla stampa. Mi assumo la responsabilità dell'ordine in cui le pongo che deriva dalla distanza che – a mio modestissimo giudizio- intercorre tra esse ed il buonsenso. Al primo posto si colloca senza dubbio quella che rilancia la realizzazione del ponte sullo Stretto; però, qui sta la novità, facendo in modo che la Sicilia non perda la sua condizione di isola in assenza della quale non potrebbe attingere alla fiscalità di vantaggio. Perbacco! E' l'uovo di Colombo: basterebbe costruire un ponte mobile che dalle 0 alle 12 di ogni giorno consentisse alla Sicilia di restare isola e dalle 12.01 alle 23,59 la unisse al Continente. Un colpo di genio, non vi pare? 

Tuttavia l'intelligenza sicula è capace di concepire ben altro! Per esempio l'istituzione di una polizia e una magistratura autonome per l'isola. Insomma, sceriffi con la coppola a controllare il traffico stradale e a garantire l'ordine pubblico. L'autore della proposta avrà letto da qualche parte che lo Statuto siciliano del 1946 assegnava al presidente della Regione la responsabilità delle forze di polizia dell'isola, ma nessuno gli ha spiegato che la norma non venne mai applicata e cadde presto in desuetudine. Potremmo mandare questo signore a lezione da un altro illustre candidato, bocciato all'abilitazione nazionale per professore di seconda fascia proprio per la qualità dei suoi studi sull'Autonomia speciale. La coppia promette bene, ma diventerebbe un formidabile terzetto ove ad essa si associasse la signora che propone l'istituzione di una banca regionale con i fondi dei comuni siciliani. Di credito Ella nulla sa, ma neanche deve aver mai avuto l'occasione di un colloquio con uno dei sindaci delle decine di comuni siciliani che vivono sull'orlo del default.

 La fantasia al potere, si sarebbe detto nella Parigi del 1968. Preciso l'anno - '68- perché dopo la rara finezza con cui il rivoluzionario Diba ha definito il primo provvedimento della eligenda Giunta “a cinque stelle” (legge suca), sbagliare di un anno mi esporrebbe ad una denuncia per scrittura oscena in luogo pubblico. Quanto al Movimento 5S, poi, è tutto un florilegio. Uno dei leader storici della sinistra del PSI, Claudio Signorile, che di mestiere era professore di Storia contemporanea nelle Università della Repubblica, si beccò un sacco di contumelie e passò alla storia come “sinistra ferroviaria” per aver proposto sul volgere degli anni '80 del secolo scorso di istituire per legge la figura del “lobbista parlamentare”, per altro presente negli ordinamenti dei paesi anglosassoni ma considerata- a torto o ragione inapplicabile nel nostro paese. A Di Battista, di professione candidato vice-premier, nel corso di qualche puntata a Bruxelles, sarà stato spiegato che presso la Commissione esistono procedure codificate di consultazione da parte delle organizzazioni rappresentative dei territori e/o degli interessi. Bontà sua, ha fatto come in Totò, Peppino e la malafemmina: “... Punto e virgola...Punto! Due punti...ma si...Abbondandis in abbondandum...”  

Eppure c'è, un punto d'intesa su cui grillini e centrodestra sembrano concordare: l'idea di una moneta complementare siciliana come soluzione ai nodi economici e finanziari posti dall'euro. Amen, per concludere con il latinorum! 

Delle cose serie non parlo: per esempio dell'ammiccamento agli abusivi in una terra martoriata dal rischio idrogeologico e dalla selvaggia speculazione sulle coste; né accenno ai silenzi sulla mafia. Così come non dico dell'assenza di un programma del centrosinistra a 53 giorni dalle elezioni o del valore che può assumere una candidatura minoritaria in presenza di una legge elettorale maggioritaria a turno unico per l'elezione del presidente e proporzionale con sbarramento del 5% per l'ARS. 

Si, pigliamola a ridere; ma neanche il prosciutto sugli occhi impedirebbe di vedere lo scatenarsi del festival del trasformismo. “Gli antichi Uzeda erano commendatori di San Giacomo, ora hanno la commenda della Corona d'Italia” argomenta Consalvo nel dialogo con la zia Donna Ferdinanda” che chiude I Vicerè di Federico De Roberto “...la storia della famiglia è piena di simili conversioni repentine, di simili ostinazioni nel bene e nel male ...no la nostra razza non è degenerata : è sempre la stessa”, No davvero, non è questa la Sicilia che io voglio e credo che tanti altri la pensino come me!

 di Franco Garufi

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