Elezioni, l'astensione è il partito più forte pure in Sicilia
Un primo commento dei risultati delle amministrative di domenica sera non può fare a meno di rilevare il flop dei 5S, fuori da tutti i ballottaggi e l’affermazione delle liste civiche di centrosinistra o di centrodestra inclusive dell’intero arco elettorale di riferimento.
Infatti, in nessun Comune si affermano le liste con simboli di partito. Palermo è l’unico capoluogo di Regione dove il candidato di centrosinistra, Orlando, vince al primo turno perché sostenuto da liste civiche senza simboli di partito. Inoltre, anche il centrodestra quando si è presentato unito si è affermato, quasi ovunque, per concorrere nei ballottaggi con i candidati civici di centrosinistra.
In generale, è presto per dire se il risultato dei 5S significhi l’inizio del loro declino, mentre appare chiaro la difficoltà per i cosiddetti partiti attuali a presentarsi agli elettori con il loro simboli.
Il voto dà anche qualche indicazione di carattere generale: l’evoluzione critica della forma partito ancora non è definita; il populismo non è stato sconfitto dal voto perché esso si annida in mille forme nei vari schieramenti di centrodestra, ma anche di centrosinistra.
L’attuale sistema elettorale maggioritario per i comuni, che spinge alla bipolarizzazione del confronto senza sacrificare la rappresentanza, dovrebbe essere rilanciato, dopo il recente fallimento del pactum sceleris per una legge proporzionale, anche per il Parlamento. Ovviamente ciò presuppone una resipiscenza delle attuali oligarchie dei partiti. Ad esempio, per il Pd diventerà poco credibile dopo questo voto riproporre qualsiasi alleanza politica con il pregiudicato Silvio Berlusconi.
Il voto nei Comuni siciliani merita una ricognizione più attenta appena si disporranno di tutti i risultati. Anche perché in autunno si voterà per il rinnovo dell’Ars con la nuova legge che ha ridotto da 90 a 70 il numero dei deputati da eleggere.
Dell’attuale risultato elettorale si potranno trarre alcune riflessioni. La prima riguarda il calo di affluenza alle urne: a Palermo è andato a votare la metà degli aventi diritto. Ciò sancisce, pur gioendo per la vittoria di Orlando, che il distacco tra politica e società è aumentato. Inoltre bisognerà appurare se ci sono differenze nell’affluenza delle varie aree urbane centrali e periferiche, nel voto di genere e dei vari strati sociali.
La seconda è che Orlando vince con uno schieramento civico ampio dal centro alla sinistra tenuto insieme dalla sua caratura politica e culturale. Al di là delle ciance su primarie con molti candidati, c’è un lavoro serio perché il centro e la sinistra, ormai multiforme, si presentino con un programma credibile per uscire dalla crisi politica, economica ed etica della Regione?
Il clima di sfiducia che raccoglie l’attuale gestione della Regione potrà essere facilmente superato solo con uno scatto d’orgoglio unitario che superi le logiche particolariste dei vari cacicchi di partito.
La perdita di potenza attrattiva dei 5S e la divisione del centrodestra creano le condizioni di una riconferma del centrosinistra, non solo se si trova il candidato “ideale”, ma se si ritrova un programma di rinnovamento morale, economico e politico che terrà concordi tutte le componenti del Centro e della sinistra per il bene comune e non per fragili vantaggi di striminzite oligarchie.
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