Ecomafia, a Palermo il record degli illeciti ambientali
Sono 25.889 gli illeciti ambientali registrati nel 2016 in Italia, diminuiti del 7% rispetto all’anno precedente (27.745). Aumentati, invece, del 20% gli arresti (225 rispetto ai 188 del 2015), le denunce (28.818 a fronte delle 24.623 dello scorso anno) e i sequestri (7.277 contro i 7.055 del 2015). La legge 68/2015, che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali, comincia a produrre segnali di speranza. Anche il fatturato delle ecomafie - 13 miliardi di euro- ha subito un calo del 32% rispetto all’anno passato, ma tale risultato è da ricondurre principalmente alla contrazione degli investimenti pubblici per opere infrastrutturali nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso e al, seppur minimo, ridimensionamento del mercato illegale. I reati legati al ciclo illegale dei rifiuti, gli incendi, gli abusi edilizi e i casi di agromafia sono, invece, cresciuti, così come dilaga la corruzione in associazione a illeciti ambientali.
Secondo i dati di Ecomafia 2017, il rapporto di Legambiente edito da Edizioni Ambiente con il sostegno Cobat e Novamont, sebbene le regioni a tradizionale insediamento mafioso continuino a guidare la classifica per numero di reati ambientali - Campania con 3.728 illeciti, Sicilia con 3.084, Puglia con 2.339 e Calabria con 2.303 – queste hanno un peso minore (44%) rispetto al 2015 (48%). Al Nord è la Liguria a registrare il maggior numero di ecoreati, mentre nell’area del centro Italia è il Lazio la regione con più casi. A livello provinciale, Napoli si conferma il territorio con più infrazioni (1.361), seguita da Salerno (963), Roma (820), Cosenza (816) e Palermo (811).
Grazie alla legge 68/2015, su 1.215 controlli 574 sono stati gli ecoreati sanzionati nel 2016, 971 persone e 43 aziende denunciate, 133 i beni sequestrati per un valore di circa 15 milioni di euro con l’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare. In particolare, come specifica Legambiente, “sono 143 i casi di inquinamento ambientale, 13 di disastro ambientale, 6 di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale”.
Il numero dei reati ambientali intrecciati con vicende corruttive sono sempre più diffusi. Nell’ultimo anno e mezzo, sono 76 le inchieste censite da Legambiente in materia di corruzione legata a illeciti ambientali, per un totale di 320 persone arrestate e 820 denunciate in 14 regioni. Lazio (49) e Lombardia (44) sono le aree maggiormente colpite dal fenomeno.
“Quest’anno il Rapporto Ecomafia - dichiara Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Sicilia
La Sicilia resta sul podio del rapporto Ecomafia 2017 sugli illeciti ambientali. È Palermo ad avere un numero di infrazioni accertate più alto (109) rispetto alle altre province dell’isola, distaccandosi di molto dalla seconda in classifica, Catania (47). Agrigento è, invece, la provincia siciliana con il più basso numero di reati accertati (8) e di denunce.
|
Provincia |
Infrazioni accertate |
% su totale nazionale* |
Denunce |
Arresti |
Sequestri
|
1 |
Palermo |
109 |
2,6% |
148 |
0 |
76 |
2 |
Catania |
47 |
1,1% |
33 |
0 |
6 |
3 |
Trapani |
25 |
0,6% |
24 |
0 |
2 |
3 |
Messina |
25 |
0,6% |
13 |
0 |
15 |
3 |
Siracusa |
25 |
0,6% |
25 |
0 |
5 |
4 |
Ragusa |
18 |
0,4% |
22 |
0 |
14 |
4 |
Enna |
18 |
0,4% |
23 |
0 |
13 |
4 |
Caltanissetta |
18 |
0,4% |
33 |
0 |
18 |
5 |
Agrigento |
8 |
0,2% |
8 |
0 |
2 |
|
Totale* |
293 |
6,9% |
329 |
0 |
151 |
Gianfranco
Zanna, presidente regionale di Legambiente Sicilia, denuncia come la
Sicilia “ormai da anni non è più governata, non esiste, infatti,
il controllo sul territorio. In particolare, per quanto riguarda gli
abusi, la nostra regione è in testa alla classifica, insieme alla
Puglia, con oltre 700 manufatti per chilometro quadrato lungo le
coste. Questo dipende dai numerosi tentativi di sanatoria proposti da
deputati dell’Ars, come quello di Fazio denunciato da noi la scorsa
estate, che, sebbene non vengano approvati, legittimano tanti a
reiterare abusi e illegalità“.
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