“Dyskolos” di Menandro diventa catanese

Cultura | 29 giugno 2017
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Unica commedia dell’ “epicuriano” Menandro (Atene 325 circa - 291 circa a.C.) rinvenuta quasi del tutto integra (tra le oltre cento scritte da questo fluviale e prolifico autore, riscoperto attraverso il ritrovamento di papiri egiziani), Dyskolos è stata riesumata dal tandem produttivo Teatro Stabile di Catania-Teatro della Città per la rassegna “Notti d’Estate”, quindi scelta per essere rappresentata nella suggestiva cornice del Teatro Greco-Romano del capoluogo etneo, da qualche anno recuperato ad una costante fruizione estiva per concerti, spettacoli teatrali ed altro. La vicenda del vecchio orso Cnemone (Miko Magistro, acconciato con pancione alla Obelix), in conflitto amorale con l’intera umanità, che giudica malvagio il genere umano nella sua totalità (e impedisce alla vogliosa figlia di accostare qualsiasi uomo) - spunto per una divertente narrazione - è qui addirittura “catanesizzata” ad uso e consumo del pubblico etneo nella versione adattata e diretta, con mano sicura ed esperta, dallo storico regista dello Stabile Romano Bernardi, che apportando non poche modifiche (come del resto si suole fare nel legittimo “arbitrio” del regista, che su di se assume ogni responsabilità artistica) inventa uno spettacolo notevolmente dissimile dalla rappresentazione classica, utilizzando altresì il colorito vernacolo siciliano per rafforzarne la già insita comicità. E per rendere quest’ultima esilarante, Bernardi ha trovato ideale interprete nell’ormai fetish Tuccio Musumeci (nei panni di Pirrìa, servo-schiavo del ricco Sostrato, innamorato della scalpitante Criside, figlia di Cnemone), vero e proprio baricentro dell’intera commedia, sul quale ricade in gran parte il compito di “fosforizzare” le amenità, rese “geograficamente” catanesi (ad esempio, la grottesca “annacata” che Pirrìa compie oberato da un pesante macigno, che richiama quella dei portatori delle candelore della festa di S. Agata), qua e la spalleggiato dalla saltellante e roteante (ormai un classico) Marghertita Mignemi, nei panni di Simiche, recalcitrante serva di Cnemone. Incipit (e chiusura) con un brillante e ciarliero dio Pan-prologo (Plinio Milazzo), che interagisce sarcasticamente con il folto pubblico, raccontando la sinossi canzonando il suo costume da dio pastrale.

Dyskolos di Menandro
adattamento e regia Romano Bernardi
scene e costumi Giuseppe Andolfo
musiche Mikis Theodorakis aiuto regista Antonio Castro direttore di scena Claudio Cutipo fonica Salvo Torrisi trucco e parrucco Alfredo Danese

con
Tuccio Musumeci (Pirrìa, servo di Sostrato)
Miko Magistro
(Cnemone)
Margherita Mignemi
(Simiche, serva di Cmemone)
Debora Bernardi
(Criside, figli di Cnemone)
Salvo Piro
(Sostrato)
Plinio Milazzo
(Pan)
Maria Rita Sgarlato
(Panfile, maga)
Antonio Castro
(Davo, seguace di Panfile)
Enrico Manna
(Sicone, seguace di Panfile)

produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro della Città



 di Franco La Magna

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