Dostoevskij prigioniero politico e apprendista scrittore

Cultura | 23 febbraio 2017
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Jan Brokken ha poco da invidiare a Emanuele Carrère. E Dostoevskij è figura molto più complessa, avventurosa e sfaccettata di Limonov. Prigioniero politico, a metà Ottocento, in una colonia penale siberiana: ecco come appare inizialmente lo scrittore russo – penna cruciale dell’umanità – nella ricostruzione romanzesca di un pezzo della sua vita che ne fa l’olandese Brokken. Già autore, quest’ultimo, di un volume imprescindibile, “Anime baltiche”, una raccolta di racconti sulle vite spezzate da nazismo e comunismo, con protagonisti che hanno lasciato il segno nella musica, nella letteratura, nella filosofia.

 Come “Anime baltiche” anche “Il giardino dei cosacchi” (404 pagine, 18,50 euro), ultima formidabile opera di Brokken, è stata pubblicata da Iperborea, che ne ha affidato la traduzione a Claudia Di Palermo e Claudia Cozzi. “Il giardino dei cosacchi” (che non è altro che una dacia estiva, come si scoprirà nel corso della lettura) è la storia dell’apprendistato letterario di Dostoevskij – di cui sono evocati sapientemente i tormenti dello spirito e della carne – e della sua amicizia fraterna con il giovane barone e procuratore giudiziario Alexander von Wrangel, documentata storicamente (ci sono un epistolario e le memorie di von Wrangel in cui Brokken si è immerso, e delle note a fine libro che spiegano tutto) nata in circostanze terribili, dopo la grazia dello zar ricevuta dallo scrittore, che stava per essere giustiziato.

Con gli occhi dell’amico Alexander, distante per modi, origini, condizioni economiche e temperamento, affine per ideali e sentimenti (hanno tormentate storie d’amore con donne sposate, con cui fare i conti, sono entrambi orfani di una madre che ha lasciato il vuoto nelle loro vite), Dostoevskij è ritratto come un uomo estremo e dalle passioni altalenanti, che scrive assillato da debiti e prestiti, senza riuscire a pubblicare le proprie storie (per un periodo gli è anche proibito). Anche grazie alla loro amicizia, legame indissolubile sebbene attenuato dal tempo e dall’egocentrismo di Fedor, Dostoevskij sarà capace di mettere per iscritto alcuni dei suoi romanzi capitali, su tutti “Memorie dalla casa dei morti”.

 di Salvatore Lo Iacono

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