Doppio sfregio a Falcone, "ragazzate" di stampo mafioso
A proposito degli sfregi all’immagine di Falcone nelle due scuole dello Zen e del Piazzale Alcide De Gasperi.
Troppe coincidenze per ragazzate spontanee non suggerite da “adulti”. Due episodi ai limiti territoriali periferici Nord-Sud del mandamento mafioso di S. Lorenzo. Alla vigilia dell’anniversario di via D’Amelio e dopo il 25°di quello di Capaci e il 35° dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. E nel momento in cui il Parlamento si accinge ad approvare le modifiche al Codice antimafia compreso le misure di confisca ai corrotti tra l’opposizione dei soliti noti e le perplessità garantiste di alcuni esperti subito strumentalizzate anche da forze della maggioranza. Inoltre vanno ricordati episodi recenti d’intimidazione mafiosa collegati alla scarcerazione per fine pena di mafiosi che ritornano sul territorio cercando di riprendersene il controllo tra queste le minacce al gup Aiello, al giornalista Palazzolo, l’uccisione di Dainotti a maggio, l’intimidazione alla suocera di un pentito.
Comunque se gli atti vandalici sono stati pilotati da mafiosi, questi dimostrano che sono proprio ridotti male, infatti sono manifestazioni di debolezza non di forza, anche se lanciano un messaggio di intimidazione alle scuole che a Palermo e in Italia sono impegnate da anni a contrastare violenza, discriminazioni e mafie con processi educativi mirati.
Infatti, la Scuola è la più importante agenzia educativa nazionale di contrasto alla cultura mafiosa e per l’affermazione della legalità costituzionale che sopperisce alle carenze della famiglia e della politica pur nella ristrettezza dei mezzi fornite dalle politiche pubbliche. Pertanto tentare di intimidire il corpo docente più impegnato può essere anche un obiettivo mafioso che deve far riflettere la classe dirigente del paese. Questa risponda subito anche con l’approvazione del Codice antimafia e con investimenti nelle politiche scolastiche e nella conoscenza. Ma soprattutto cancelli ogni forma di sottovalutazione, d’indifferenza e di collusione con il sistema corruttivo-mafioso che svuotano l’azione repressiva dello Stato e quella preventiva dell’antimafia sociale.
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