“Dio odia le donne”, Giuliana Sgrena spiega le sue certezze a Palermo

21 marzo 2017
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La “II Rassegna Nazionale immaginARTE” - che si svolgerà a Palermo il 25 (ore 21:00) e il 26 marzo (ore 18:00)- aprirà il sipario ad un orizzonte variegato di eventi culturali. Sarà presentato, infatti, il volume della giornalista Giuliana Sgrena “Dio odia le donne” (ed. Il Saggiatore), si potrà ammirare la mostra fotografica di Grazia Bucca “Bakur, immagini di un popolo resistente” e, infine, sarà possibile visitare la mostra di scultura di Salvatore Valenti “Il mito rupestre tra cielo e terra”.

Dio odia le donne”. Per Giuliana Sgrena è una certezza. Nel suo ultimo libro, infatti, la giornalista manda in frantumi le consuetudini e risale alla radice stessa della sottomissione femminile, mostrando quanto ancora oggi la legge della religione riproduca la subalternità della donna al “primo sesso”. “Quando si tratta di discriminare la donna- scrive la giornalista- le principali religioni monoteiste sono tutte daccordo. Ogni donna sarà etichettata come figlia di Maria o figlia di Eva: la donna è lorigine del peccato, la tentatrice che seduce e porta alla perdizione. E allora la religione, alibi del patriarcato, serve per opprimere e sconfiggere, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio; e allora serve un dio maschio, un figlio di dio maschio, un profeta maschio, sacerdoti maschi. Norme, tradizioni e costumi hanno lunico scopo di perpetuare il controllo sociale sulla donna, spesso grazie alla sua pia connivenza, ancora più spesso attraverso lassuefazione alla violenza”. Giuliana Sgrena, in poco più di 200 pagine, svela e denuncia tutte le forme di questo odio nei confronti delle donne. Da fenomeni estremi come linfibulazione “faraonica” e lo stupro di guerra, che se ripetuto per dieci volte fa sì che la donna sia finalmente convertita, a tragedie dolorosamente quotidiane come il femminicidio, versione contemporanea ma non meno cruenta del delitto donore, con cui il maschio rivendica il possesso della moglie, figlia, sorella, il diritto di deciderne la vita o la morte. Ma esistono anche prevaricazioni più sottili e subdole, come lideale di purezza e verginità, che condiziona le donne nelle scelte di vita, nel ruolo sociale, perfino nellabbigliamento.

Gli scatti della mostra “Bakur, immagini di un popolo resistente” della fotoreporter Grazia Bucca ritraggono la popolazione della provincia di Diyarbakir, tra ottobre 2015 ed gennaio 2016, periodo durante il quale venivano svolte nuove elezioni (le precedenti di giugno erano state invalidate) e la repressione del governo turco assumeva una rinnovata recrudescenza nei confronti dei civili curdi”. "Bakur, o Kurdistan del Nord, è la zona che comunemente si fa coincidere con la Turchia sud meridionale. Regione popolata a maggioranza da etnia curda, trova nella città di Diyarbakir la sua capitale morale. Attualmente nel Bakur, si sta combattendo una vera e propria guerra. Centri urbani come Cizre, Sirnak, Silopi, Diyarbakir e Nusaybin sono stati posti sotto coprifuoco ed i civili, colpiti da sistematiche violazioni dei diritti umani, da violenze e da massacri perpetrati dalle forze armate turche, nel silenzio generale della comunità internazionale.

La mostra di sculture in pietra di Modica di Salvatore Valenti “Il mito rupestre tra cielo e terra”, infine, ritrae il mito come potenza evocativa, quasi primitiva, delle immagini scolpite. Le pietre- lavorate su quattro lati- hanno come filo conduttore il binomio cielo/terra. E poi il cielo, ovvero emozioni e ricordi personalissimi che prendono forma nei visi fantastici e talvolta sofferenti.

La direzione artistica della rassegna - che si svolgerà in via Carella, 56- è affidata a Stefania Mulè e, nel corso delle presentazioni, interverrà anche la giornalista Graziella Proto.

 di Melania Federico

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