Da un fiume all’altro, senza smettere di vivere e di innamorarsi
La voce antica di Carmen Pellegrino smette di essere una sorpresa. Se l’opera precedente, “Cade la terra”, edita da Giunti, sembrava “solo” la naturale evoluzione della sua attività di “abbandonologa”, studiosa di rovine e posti disabitati, specie nel sud più arcaico, la sua nuova incursione nella narrativa certifica non solo che il primo passo non era l’ultimo, ma le dà pienamente dignità di narratrice, e anche piuttosto colta: c’è tanta poesia – dichiaratamente, come da nota finale – nelle sue ultime eleganti pagine, in cui si alternano lettere (confessioni di un padre) affidate a un fiume e il racconto degli eventi di una famiglia, immersa nella Storia, in particolare in quella degli ultimi anni del Novecento e dei primi del Duemila: una vicenda tutto sommato vicina e che pure ha un’eco lontana e magica, sembra arrivare da un altro tempo; merito della lingua, uno dei punti di forza del secondo romanzo di Carmen Pellegrino.
Il triangolo imperfetto dei personaggi principali di “Se mi tornassi questa sera accanto” (231 pagine, 16 euro), pubblicato ancora da Giunti, comprende: Lulù, una figlia che ha rinunciato all’amore ed è fuggita rifugiandosi lontano, in una casa galleggiante su un corso d’acqua; l’eterea Nora (che partecipa ai funerali di sconosciuti) una madre prima assente poi malata e affogata nell’oblio, vittima di un “declino irreversibile”; Giosuè, un padre prima egoista – deluso dalla sconfitta degli ideali politici, l’inabissarsi del socialismo italiano nel gorgo di Tangentopoli, e che coltiva il sogno di una “Città dell’Ignoto Ideale” – che infine cerca di rimediare agli errori di una vita, in particolare quelli a danno della figlia Lulù. La giovane s’è rifugiata nei pressi di un altro fiume, lontano dalla casa paterna e dall’Appennino lucano, e lì l’incontro con Andreone, un uomo che vive nel ricordo di un altro amore e che si mette in cammino per riconquistarlo. È il passaggio chiave per l’ennesima epifania nella vita della disincantata Lulù – immersa nei libri, lontana da quasi tutti i coetanei in gioventù – per un’idea di riconciliazione con il passato e con tutto ciò che l’ha spezzata: non si può smettere di vivere.
È un romanzo, “Se mi tornassi questa sera accanto”, intarsiato di citazioni, che vive di suggestioni e sospensioni, di rimpianti e invocazioni e risposte, prima ancora che di domande. La famiglia con il suo giogo, con le sue fratture e le sue distanze, le strade impervie e nessuna scorciatoia, è qualcosa da cui fuggire e a cui tornare, o forse no.
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