“Cosa indossiamo? La Libertà”, donne in piazza contro la violenza

Politica | 2 ottobre 2017
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“Cosa indossiamo? La Libertà” è il titolo della manifestazione di protesta contro la violenza sulle donne che si è svolta sabato, 30 settembre, nelle piazze di cento città italiane. Migliaia di uomini e donne, piccoli e grandi, si sono ritrovati per dire ‘no alla violenza contro le donne’, rispondendo così all’appello “Avete tolto il senso alle parole” sottoscritto dalla CGIL nazionale.

Anche Palermo ha organizzato il suo flash mob a Piazza Verdi, che ha visto il coinvolgimento di tutte le categorie del sindacato e di alcune associazioni che da anni si spendono sul tema della difesa dei diritti e della parità di genere quali Arcidonna, Udi, Centro Pio La Torre, Anpi, Arci, Udu, Reds, Auser, Federconsumatori, Donne di Benin Citya Mouvement de Femmes de l’UNS. Proprio a Palermo è nata una rete che vuole promuovere, in maniera stabile e sinergica, azioni di sensibilizzazione, informazione e supporto contro la cultura della violenza, dell’abuso e della sopraffazione a danno della donna, come dimostrano i sempre più numerosi fatti di cronaca di femminicidio in Italia. “Una rete che vuole vigilare, denunciare, chiedere atti e risposte ed esistere - si legge nella locandina di propaganda dell’iniziativa - per affermare che la violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”. Non è più sufficiente condannare a parole o vedere il fenomeno come meramente emergenziale, ma occorre affrontare il problema con la giusta lente, ossia quella della dimensione culturale. Solo con una corretta lettura del fenomeno, si possono trovare le soluzioni adeguate per fronteggiarlo: da un lato occorre educare alla differenza di genere, superando gli stereotipi di genere e facendo affermare la cultura del rispetto e del reciproco riconoscimento tra uomini e donne, e dall’altro guidare alla autodeterminazione della donna. Ovviamente, come qualunque cambiamento culturale che si vuole innescare, è necessario intervenire sui giovani, “sin dalla primissima infanzia - si legge nella nota di tutte le categorie della Cgil e delle altre associazioni aderenti all’iniziativa- per prevenire il diffondersi e il radicarsi di culture sessiste e misogine”, superando così gli stereotipi di genere. Ecco perché la rete intende promuovere azioni nelle scuole, per favorire tale cambiamento culturale, ma anche nei luoghi di lavoro e di aggregazione. E vuole, allo stesso tempo, sollecitare le istituzioni competenti per rendere più efficaci le leggi e gli strumenti per fronteggiare il fenomeno dal momento che, nonostante la legge n.119/2013 contro la violenza di genere e la normativa regionale, troppe sono lacune “nel sistema di prevenzione e di tutele, a volte anche nelle indagini, che riducono l’efficacia dei provvedimenti legislativi” - denunciano i membri della rete. “Troppo spesso, a delitto già commesso, emergono leggerezze o sottovalutazioni della gravità dei fatti, che potevano essere evitati semplicemente rispondendo in maniera tempestiva ad una denuncia di stalking, di tentato stupro, di abuso, di pericolo e applicando in modo rapido le forme di tutela già previste dalle norme vigenti”. Le associazioni chiedono anche di inasprire il sistema sanzionatorio, prevedendo sanzioni pecuniarie e patrimoniali nei confronti di chi commette reato.

 di Alida Federico

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