Così la Regione ha perso 290 milioni di fondi europei
La Sicilia restituirà all'Unione Europea oltre 290 milioni di euro del Programma Operativo Regionale del FERS 2007/2013: è quanto si evince dal Rapporto Finale di Esecuzione che sarà presentato al Comitato di sorveglianza che si riunirà il 24 marzo all'Albergo delle Povere. Infatti, su 4,359 miliardi rimasti in dotazione al programma dopo le dieci rimodulazioni operate nel corso degli anni, la spesa certificata ad una settimana dalla definitiva chiusura delle procedure previste ammonta a 4,067 miliardi. Si tratta di un risultato negativo, del resto atteso, ma è stato almeno evitato il disastro che s'era affacciato alla fine del 2015, nel momento in cui oltre un miliardo di spesa risultava a rischio. I programmi che hanno subìto i maggiori ritardi sono quelli relativi all'Asse 5 "Sviluppo e Competitività dei sistemi locali" che è riuscito a spendere solo il 75% della dotazione prevista (380.972.000 di dotazione contro appena 288.038 milioni di spesa certificata).
Peggio ancora è andato l'Asse 7 sulla "Governance", quello che avrebbe dovuto sostenere finanziariamente la riforma dell'Amministrazione regionale, fermo al 74% (ha speso solo 27.134.000 sui 36.060.000 assegnati). Male sono andati anche i grandi progetti, con l'eccezione della rete tranviaria di Palermo, che ha speso il 100% del programmato. Lontani dal target restano anche l'Asse 2 sul "Ciclo dei rifiuti" che rappresenta uno dei buchi neri della situazione siciliana e i regimi di aiuto alle imprese che sono stati indeboliti dalla crisi. Per fortuna, i grandi progetti, specialmente quelli relativi alla riqualificazione della rete ferroviaria e al sistema delle grandi strade di collegamento (es. Agrigento Caltanissetta) sono stati salvaguardati sul nuovo ciclo di programmazione 14-20. Dei 232 milioni di euro che erano stati messi in sicurezza destinandoli ai 2 strumenti finanziari Jeremy e Jessica (il primo per la piccola impresa e il secondo per lo sviluppo urbano sostenibile) residuano inutilizzati 163 milioni. La modesta proposta che facciamo è che almeno la quota di finanziamento riferita a Jessica venga utilizzata - seguendo le indicazioni dell'Unione europea per la lotta all'esclusione nelle aree urbane - per contribuire al finanziamento delle misure contro la povertà, prima tra tutti il disegno di legge di iniziativa popolare presentato ormai da un anno e mezzo e mai discusso dall'ARS.
Dopo l'approvazione da parte del Parlamento nazionale della legge delega sul Reddito di inclusione diventa ancor più incomprensibile che il governo Crocetta e il Parlamento regionale si ostinino a non intervenire su una questione che riguarda ben 900 mila siciliani. Non ci siamo mai iscritti al club dei catastrofisti ma la condizione siciliana sta ormai scivolando su una deriva che può diventare irreversibile. Il presidente della Regione ci risparmi la solita concione sui meriti del suo governo: l'Assemblea Regionale è stata eletta nell'ottobre 2012 ma la impennata significativa della spesa che ha salvato gran parte dei fondi strutturali europei è avvenuta solo nel 2016, per merito anche (e soprattutto) della task force inviata dal governo nazionale. Il nodo della questione è evitare di ripetere nel nuovo ciclo di programmazione 2014-20 gli errori che hanno condotto a questo salvataggio in extremis. Il "fondo" di Paolo Mieli sul Corriere della Sera dello scorso lunedì, pur con qualche difetto di informazione, dimostra quanto la Sicilia stia tornando ad essere un esempio negativo per il Paese. Attenzione! Invertiamo la rotta prima che sia troppo tardi.
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