Cartoline dal festival di Cannes, cosa resta dopo il red carpet
Ciao Cannes! Ecco le cartoline dal festival, le immagini da ricordare della 71/ma edizione, palmares a parte.
La montee des marches delle donne, le 82 in rappresentanza dei film diretti da registe nella competizione del festival dalla sua fondazione, rispetto ai 1688 degli uomini. La salita delle donne, guidata dalla presidentessa di giuria Cate Blanchett con la decana francese Agnes Varda, è stata il culmine di un’edizione in cui il tema della parità, nel primo anno post Weinstein, è stato protagonista martellante. E un accordo è stato firmato dal delegato generale Freamux per promuovere uguaglianza e trasparenza nella selezione senza pregiudizi di genere.
2) Invasione di Stormtrooper al Palais du cinema. La notte di Star Wars va di diritto tra le cose memorabili dell’edizione, con Chewbacca a dimensione naturale, i soldati con le armature bianche a presidiare red carpet e palcoscenico della Lumiere, per la prima di Solo: a Star Wars story, il prequel di Star Wars. A mezzanotte fuochi d’artificio e sulla spiaggia del Carlton allestita come un set della saga di George Lucas la festa più bella del 2018 con Ron Howard padrone di casa.
3) Indietro nel tempo con John Travolta. Grease, uscito nel '78, ha fatto il sold out a Cannes a la plage. Travolta, che era qui per promuovere il nuovo film Gotti sul boss della famiglia Gambino, è stato travolgente protagonista di una lezione di cinema e vita, due ore a parlare di Tony Manero della Febbre del sabato sera, di Pulp Fiction che fu la Palma d’oro del '94, di ascese e cadute.
4) Emozioni cinephiles: i festival fanno a gara per avere i film d’autore più attesi. L’ultimo Godard, Le livre d’image, del regista che fermò il festival nel '68 e che 50 anni dopo si è arzillamente collegato face time, era uno di questi. Il nuovo Panahi, l’autore iraniano costretto a non uscire dal suo paese e a non filmare: ogni suo opera, e questo 3 Visages è bellissimo, merita attesa e rispetto. Don Quixote, il film inseguito da Terry Gilliam per quasi 30 anni, è un altro: un autore che si dedica davvero contro i mulini a vento a realizzare la sua opera, giustamente fa la fila fuori ad aspettarlo. Lars von Trier, persona non grata al festival dopo le esternazioni filo naziste, è stato riaccolto in famiglia come un figliol prodigo: tutti a vedere il violentissimo The house that jack built. I film 'da aspettarè sono una categoria a parte per i cinefili: il nuovo Kore-eda, il nuovo Pawlikowski dopo Ida (Cold War, da non perdere quando uscirà in Italia, con Joanna Kulig meravigliosa), il nuovo Garrone (Dogman ha avuto critiche mondiali unanimemente eccellenti), il nuovo Spike Lee con il potente Blackkklansman.
5) Red carpet o fashion show: nell’anno dei selfie banditi sulla montee des marches (chi veniva beccato aveva lo smartphone sequestrato dalla sicurezza, è successo) il tapis rouge più importante del mondo è diventato una volta di più un fashion show, inzeppato di modelle da Winnie Harlow a Bella Hadid, da Alessandra Ambrosio a Irina Shayk con la guerra delle maison a vestirle, Chanel, Dior, Louis Vuitton, Alberta Ferretti, Elie Saab, Prada, Giorgio Armani...
6) Colpi al cuore: il bambino di Cafarnao di Nadine Labaki si chiama Zain al Rafeea, Zain come nel film. E’ nato in Siria nel 2004, è stato privato del diritto allo studio fino al 2012, anno in cui è diventata insopportabile la situazione nel suo paese, Daraa. Con la famiglia si è trascinato in Libano, in un campo profughi dove la regista libanese lo ha trovato e immediatamente ingaggiato per il film. Spera di andare a vivere in Norvegia. Il suo sguardo dolente, carismatico, interrogativo di quelli che non puoi evitare, nel circo cinematografico del festival di Cannes, è come una doccia gelata e ti riporta alla realtà
7) Il film del palermitano Stefano Savona con le animazioni di Simone Massi "La strada dei Samouni" (Samouni Road), presentato in Concorso alla Quinzaine Des Rèalisateurs, ha vinto il Premio "Oeil d’or" come Miglior Documentario a Cannes 2018. Il prestigioso premio, assegnato al miglior documentario del Festival, è lo stesso che lo scorso anno è stato assegnato a "Visages Villages" di Agnès Varda. "Un’altra eccellenza palermitana riconosciuta a livello internazionale. Affettuosi e sinceri complimenti a Stefano Savona per aver guadagnato l’Oeil d’or come miglior documentario al Festival di Cannes - dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore comunale alla Cultura Andrea Cusumano -. Ma un ringraziamento va anche al Sicilia Queer Fest per aver scelto di aprire la nuova edizione con la proiezione, in prima nazionale, proprio del documentario vincitore "La strada dei Samouni" di Savona. Segno che il festival riesce ad aprire una finestra internazionale su Palermo". Il Sicilia Queer Film Fest è inserito nel programma di Palermo Capitale Italiana della Cultura.
La Palma d'oro alla famiglia criminale di Kore-Eda
E’ una famiglia numerosa quella di Osamu (Frank Lily) e della sua giovane compagna Noboyu (Sakura Ando) che si aggiudica la Palma d’oro al festival di Cannes. Una famiglia allargata, aperta, non necessariamente legata a chiari vincoli di sangue. E’ una piccola comunità che mangia continuamente e, per sbarcare il lunario, commette piccoli crimini (è specializzata in furtarelli nei negozi), ma è anche una famiglia molto solidale. Questi i protagonisti di Shoplifters- Affari di famiglia, nuovo film del maestro giapponese Hirokazu Kore-Eda che era per la quarta volta in concorso al Festival di Cannes.
Così dopo l’ennesimo furtarello del capo famiglia Osamu, accompagnato dal figlio tredicenne Noboyu (Sakura Ando) in un grande magazzino, i due non ci pensano più di tanto ad accogliere nella loro piccola casa una ragazzina, Juri (Miyu Sasaki), che sembra essere senza tetto.
La accolgono fra loro, la proteggono, scoprono che è stata oggetto di maltrattamenti e, subito dopo, la iniziano a quella che è la loro specialità: rubare.
Una famiglia davvero felice, generosa e ottimista, quella di Osamu composta anche dall’affettuosa nonna Hatsue (Kilin Kiki) e dalla presunta figlia del capo famiglia Aki (Mayu Matsuoka), che lavora nel mondo della pornografia soft. E ciò fino a quando la polizia scopre la verità su questo anomalo nucleo familiare e alcuni oscuri segreti vengono alla luce per scompaginare tutto.
Kore-Eda Hirokazu - già sulla Croisette nel 2013 con Father and Son, nel 2015 con Little Sister e nel 2016 con Ritratto di famiglia con tempesta presentato a un Certain Regard - racconta con questo film dai toni leggeri e felici come la solidarietà alla fine arrivi più dalle persone che hanno poco.
«Volevo continuare con i temi già esplorati, in Like Father, Like Son, ovvero cosa lega le famiglie insieme oggi - ha detto in conferenza stampa il regista che viene da un paese in cui la famiglia è in piena crisi -. E’ il sangue o il tempo che passi insieme che fa la famiglia? Pochi anni fa c'è stata una storia in Giappone con protagonista una famiglia di impostori che, dopo la morte dei loro nonni, hanno continuato a ricevere la loro pensione illegalmente. Il divario di classe si è ampliato in Giappone negli ultimi cinque anni e ci sono sempre più persone che non sono state raggiunte dal piano di sostegno ai poveri attualmente in corso nel mio paese».
Nel futuro del regista forse non ci sarà più un film sulla famiglia: «Ci sono molti progetti che vorrei trattare - ha detto ancora presentando il film in concorso -, compreso quello del ruolo del Giappone durante la Seconda Guerra mondiale, ma non è certo facile fare questo tipo di film e quelli sulla famiglia vengono alla luce più velocemente».
I premi assegnati
Palma d’oro: Un affaire de famillle di Kore-eda Hirozaku;G
rand Prix: Blackkklansman di Spike Lee
Migliore regia: Pawel Pawlikowki per Cold War
Migliore sceneggiatura: a Alice Rohrwacher per Lazzaro felice e Jafar Panahi per 3 Faces
Migliore attrice: A Samal Yeslaymova per Ayka di Sergey Dvortsevoy
Migliore attore: Marcello Fonte per Dogman di Matteo Garrone
Premio della Giuria: Cafarnao di Nadine Labaki
Palma d’oro speciale: Le livre d’image di Jean Luc Godard
Camera d’or: Girl di Lukas Dhont
Palma d’oro al cortometraggio: All These Creatures di Charles Williams
Menzione speciale della giuria: On the Border di Wei Shujun
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