Bologna chiama Ustica e Ustica chiama Bologna, due stragi e troppi misteri

Società | 7 agosto 2023
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Bologna chiama Ustica e Ustica chiama Bologna. Due stragi compiute a distanza di poco più di un mese, nell'estate del 1980, continuano ad essere prepotentemente presenti.

A scatenare l'ultima polemica e con essa anche ulteriori interrogativi è stato Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca. "Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso” De Angelis si riferisce ad un post scritto la sera del 3 agosto scorso dove si è detto sicuro dell’innocenza dei tre condannati in via definitiva per la strage di Bologna: gli ex Nar Valerio "Giusva" Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, quest’ultimo, diventato poi cognato dello stesso de Angelis. "So per certo che con la strage di Bologna non c'entrano nulla. Non è un'opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e 'cariche istituzionali' ". Solo poche ore prima, in occasione dell'anniversario della strage, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva sottolineato la matrice neofascista della strage, come pure aveva fatto il presidente del Senato, Ignazio La Russa. A essere stati dichiarati esecutori della strage del 2 agosto del 1980 sono stati Luigi Ciavardini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini (membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari), e Paolo Bellini.

"Marcello De Angelis ha parlato a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti. Si è espresso sulla sua pagina Facebook da privato cittadino e non nella sua carica istituzionale che, per altro non è quella di portavoce come erroneamente riportato da numerosi giornali", ha dichiarao dal canto suo il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

Sulle dichiarazioni del portavoce della Regione Lazio è intervenuto l'ex presidente della Camera Luciano Violante: ''Se De Angelis conosce i responsabili della strage di Bologna e sa che non sono quelli condannati, avrebbe il dovere di chiarire''.

Dichiarazioni che a distanza di 43 anni da quelle stragi continuano a confermare che i misteri non sono stati dipanati né dalle indagini né dai processi.

Bologna chiama Ustica e Ustica chiama Bologna.

Ottantuno furono le vittime di Ustica e 85 quelle di Bologna, 166 morti che ancora chiedono giustizia, ma soprattutto i loro congiunti che chiedono di sapere perché. Già perché sono morti viaggiatori ed equipaggio del Dc 9 dell'Itavia in volo da Bologna a Palermo la sera del 27 giugno del !980? E perché 85 persone, tra viaggiatori e personale delle ferrovie, la mattina del 2 agosto, giorno di partenza per le vacanze sono state invece inghiottite dal mantello nero della morte alla stazione di Bologna?

Due storie che rientrano fra i tanti misteri d'Italia.

Diversi in questi anni gli interventi sulle due stragi, dall'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga (che probabilmente sapeva molto di più di quello che ha detto), all'ormai defunto pentito di mafia Francesco di Carlo che collegò Ustica a Bologna indicando chi abbattè il Dc9 Itavia e del perché venne compiuta la strage della stazione di Bologna. L'ex presidente Cossiga affermò che: "Furono i nostri servizi segreti, quando io ero presidente della Repubblica, che informarono l'allora sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. Se fosse stato ad impatto non ci sarebbe nulla dell'aereo. La tesi - proseguì Cossiga - è che i francesi sapevano che sarebbe passato l'aereo di Gheddafi (il dittatore libico ndr). La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, appresa l'informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro. I francesi questo lo sapevano - concluse Cossiga - videro un aereo dall'altra parte di quello italiano e si nascose dietro per non farsi prendere dal radar".

Ad affermare che l'aereo dell'Itavia sia stato abbattuto da un missile è stato anche il pentito di mafia palermitano Francesco Di Carlo.

Nell'ambito delle indagini sulla strage di Bologna sono apparsi anche due cittadini tedeschi sospettati di essere implicati in quell'eccidio nell'ambito della cosiddetta pista palestinese, pista che è stata indicata dall'ex boss di Altofonte Francesco Di Carlo. Interrogato dal giudice Rosario Priore nell'ambito dell'indagine sulla strage di Ustica ha rivelato: "L'attentato di Bologna è opera dei libici, una vendetta perché i servizi italiani avevano aiutato gli americani. A raccontarmi la storia è stato un agente segreto arabo, Nizzar Hindawi, che era con me in carcere in Inghilterra. Lui - dice - era il braccio destro di un colonnello siriano che si stava esercitando in Libia nel 1980. Parlavamo sempre degli avvenimenti italiani e lui, allora eravamo nell'85, mi disse: sai nell'80 con gli americani che stava facendo il tuo paese?. E parlò di Ustica e di Bologna. A me interessava sapere qualcosa dell'aereo caduto ad Ustica, perché c'era uno di Cosa nostra che io conoscevo, Totò Mafra, morto sull'aereo. Mi disse che il Dc 9 venne abbattuto da un aereo libico, perché avevano visto aerei libici combattere con un aereo americano che doveva abbattere un aereo sul quale viaggiava il leader libico Gheddafi. Lui mi dice che Gheddafi doveva andare in un paese del nord Europa, mi pare in Polonia. I servizi segreti sapevano, qualcuno aveva informato. Ma i controservizi ci hanno informato un minuto prima di partire che c'era grave pericolo. Gheddafi decide di partire lo stesso, ma ha dato ordine a due aerei libici di intercettare i velivoli nemici. E così fu. Hanno intercettato un aereo Usa che volava sotto l'aereo Itavia per non essere intercettato dai radar. L'hanno avvistato e hanno cominciato ad inseguirsi". Priore chiese a Di Carlo chi info, ma la'ermò i libici dell'aereo americano: "Qualcuno dei servizi segreti italiani - rispose il collaborante - qualcuno che era amico dei servizi di Gheddafi". Di Carlo continuò: "Fra i due aerei libici e quello Usa vi fu un conflitto a fuoco. Ad un certo punto un Mig si è messo a volare attorno al Dc 9 sul cielo di Ustica, mentre l'altro ha inseguito quello americano. I due aerei, quello libico e quello americano caddero in Calabria, ma l'aereo libico venne ritrovato dopo un mese, il tempo necessario per far sparire il cadavbere del pilota americano e tutti i pezzi dell'aereo. Il Dc 9 viene abbattuto dal secondo aereo libico, avevano visto troppo i piloti em pure i passeggeri di quello che si era svolto attorno all'aereo".

Sulla strage di Bologna Di Carlo svela: "Fu sempre il mio compagno di cella a dirmi che furono i servizi segreti libici a fare la strage, per ripicca contro o servizi segreti italiani che avevano aiutato gli americani".

Su questo punto è convergente una dichiarazione dell'ex capo del servizio D del Sid, generale Gianadelio Maletti, detto "occhi di gatto" il quale sulla strage di Bologna ha detto: "Mi sembra un eccesso, se fatta da italiani.... In questo caso si può pensare che sia stata una ritorsione di qualche potenza straniera, anche di un piccolo Paese straniero, come la Libia. Ustica è del 27 giugno '80, Bologna del 2 agosto".

La convinzione dei giudici della Corte d’Assise di Bologna, messa nero su bianco nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo a carico di Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore materiale del massacro assieme agli estremisti neri Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini è che "alla terribile strage di Bologna, contribuirono i servizi segreti di Federico Umberto D’Amato e la P2 di Licio Gelli".
 di Giuseppe Martorana

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