Ascesa e caduta di un produttore televisivo Usa, ieri come oggi

Cultura | 17 maggio 2017
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Un catalogo di qualità si costruisce “coltivando” gli autori (se viventi), anche a dispetto dei risultati immediati, o dando fondo alla backlist di qualche “gemma” recuperata, un po’ come sta facendo Minimum Fax con Bernard Malamud. Ed è il caso anche dell’editore Jaca Book, e in particolare della collana Calabuig, con lo statunitense Richard Stern. Bollato giornalisticamente come maestro di Philip Roth – e una volta tanto l’etichetta, sebbene ingombrante, è piuttosto veritiera – Stern è stato “presentato” in Italia con un romanzo della maturità, “Le figlie degli altri” in cui, a partire dalla storia d’amore fra un docente universitario, sposato, e una sua studentessa, si analizzavano spietatamente le dinamiche del dissolversi della famiglia borghese in generale e il disfarsi di un nucleo nello specifico.

Modernissimo “Le figlie degli altri” (pubblicato in lingua originale nel 1973), non meno “Golk” (220 pagine, 15 euro), antecedente di parecchi anni, datato 1960, esordio di Stern nella narrativa, in cui a finire sotto la lente d’ingrandimento è la televisione. Sono trascorsi quasi sessant’anni da quando l’opera (nella versione riveduta e corretta di Vincenzo Mantovani, uno dei big delle traduzioni anglofone, che ci aveva lavorato per la primissima edizione italiana) è stata concepita e scritta, però “Golk” parla in qualche modo di noi, della società contemporanea, del rapporto con i media.

Golk (nome d’arte di Sydney Pomeroy) è un self-made man piuttosto istrionico e magnetico che, con un programma di candid-camera, a New York negli anni Cinquanta (quelli del benessere e della vertiginosa crescita post-bellica), riesce a catalizzare l’attenzione generale e a stravolgere la concezione della tv («Noi vogliamo che la gente ci assorbisca, ci ricordi, ci imiti» è lo slogan del calvo Golk). Gli sketch, che nel linguaggio comune sono ribattezzati “golk”, hanno vittime inconsapevoli che firmano liberatorie, prima che i filmati vengano messi in onda: avidi di apparire, non sono così distanti da chi, oggi, racconta la propria vita sui social network, o partecipa a qualche reality show. Il produttore televisivo non si accontenterà di far ridere, ma proverà anche a smascherare il potere, a cogliere in fallo protagonisti del mondo economico e politico (e programmi così, al giorno d’oggi, ne esistono…) e per lui sarà l’inizio della fine. Non andrà meglio ai suoi collaboratori Hendricks e Hondorp (lei con una malcelata passione per il capo, lui ambiziosissimo dopo il distacco dal padre padrone), componenti dello staff di Golk che aspirano a raccoglierne l’eredità, invano…

 di Salvatore Lo Iacono

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