Approssimazione e clientele fanno perdere i fondi europei alla Sicilia

Economia | 25 gennaio 2018
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Che le risorse del fondo sociale europeo in Sicilia fossero state gestite in modo improprio, approssimativo e spesso clientelare non è una novità: specialmente nel corso della programmazione 2000-2006 nella spesa del fondo sociale fu fatto confluire di tutto. In particolare, si aprirono le porte al finanziamento della formazione professionale che le risorse della legge regionale 24 non riuscivano più a coprire. Non a caso sono gli anni in cui si moltiplicano le assunzioni nel settore ed il personale complessivamente occupato nella formazione in Sicilia lievita da circa 6000 a quasi 9000 unità. E' il periodo della presidenza di Totò Cuffaro, quelli in cui si afferma la pratica di finanziare con i fondi europei la spesa ordinaria del sistema regionale, si costruiscono grandi quadri progettuali che saranno quasi sempre destinati a scontrarsi con la realtà di un'amministrazione incapace di spendere e si accumulano i ritardi che hanno fatto dell'isola il fanalino di coda della programmazione europea. 

Delle battaglie che le forze sociali – nelle sedi deputate al partenariato-impegnarono per impedire che Agenda 2000 finisse vittima di questo andazzo che determinava lo spreco di risorse che la Sicilia avrebbe potuto utilizzare per il proprio sviluppo si sarebbe persa la memoria se non fosse intervenuta la sentenza del tribunale di Lussemburgo, uno dei tre organi giurisdizionali che compongono il sistema giurisdizionale dell'Unione Europea. Il tribunale ha respinto il ricorso dell'Italia, rappresentata dall'avvocatura generale, e della Regione Siciliana contro la decisione della Commissione di tagliare 380 milioni su 1,2 miliardi della programmazione FSE di quegli anni. Il dispositivo della sentenza riconosce le ragioni degli uffici della Commissione che denunciò l'esistenza di errori nella spesa, imputabili ad insufficienze nei sistemi di controllo del piano operativo regionale a cui l'amministrazione regionale dell'epoca non pose alcun rimedio. Una chiara e netta condanna del governo regionale di centrodestra dell'epoca, che tuttavia deve formare oggetto di riflessione anche con riguardo alla gestione del ciclo di programmazione in corso che non pare esente da difficoltà. 

La gravità della notizia non va sottovalutata, ma neanche può essere l'occasione per strumentalizzazioni politiche come quelle che sembrano evidenziarsi nell'interrogazione annunciata da un deputato europeo. Crocetta stavolta non c'entra perché la sentenza del Lussemburgo non avrà alcuna ricaduta sul ciclo di programmazione 2007-2013: essa si riferisce alla programmazione precedente. Il problema vero da affrontare è dove la Sicilia, oggi governata dallo stesso centrodestra responsabile della debacle, troverà i soldi da restituire alla Commissione di Bruxelles. Su questo il presidente Musumeci farebbe bene ad attivare rapidamente un tavolo con il governo nazionale ed in particolare con il ministro della Coesione De Vincenti allo scopo di salvaguardare le risorse della programmazione 2013-2020. Perdere tempo può comportare seri rischi anche perché- siamo consapevoli di passare per uccellacci del malaugurio, ma non possiamo tacere la verità- vorremmo ricordare che la maggior parte dei soldi che l'Italia dovrà restituire all'Unione Europea sull'ultimo ciclo programmatorio del FESR derivano dalle defaillances del programma operativo nazionale Infrastrutture e del programma operativo regionale siciliano. Le stime attuali dell'Agenzia per la Coesione territoriale ammontano a 117 milioni; qualche tempo fa noi stimammo una cifra superiore ai 200 milioni. Per una volta, sinceramente, spereremmo di avere avuto torto, anche se il modo isterico in cui alle nostre posizioni reagì a suo tempo ambienti del governo regionale, ci induce a qualche preoccupazione.  

Qui si che la giunta di governo dell'ex sindaco di Gela avrebbe responsabilità dirette! Purtroppo sulle questione delle risorse europee nella nostra isola si continua a sfuggire ad un confronto serio e di merito: sul tema, per esempio, il presidente Musumeci, nelle sue dichiarazioni programmatiche, non è andato aldilà di affermazione abbastanza generiche. Come se ne uscirà, stavolta che non è possibile prendersela con il mai abbastanza vituperato Rosario Crocetta?

 di Franco Garufi

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