Abusivismo di necessità politica, nessuno accede al fondo demolizioni
Dov’è l’intoppo? L’assegnazione dei fondi avviene a valle di una procedura (peraltro articolata e complicata), cioè dopo che l’ente locale ha presentato a Cdp tutti gli atti che dimostrano la regolarità della decisione di demolire. Ma i soldi arrivano solo dopo la rimozione dell’abuso, con la fattura dell’impresa esecutrice. Semplicemente, i soldi non vengono erogati perché la demolizione non avviene quasi mai. E dire che le richieste non sono mancate. Il numero più alto è arrivato proprio dalla Campania. Dice la Corte dei Conti (relazione sul rendiconto generale dello Stato, giugno 2017, volume I): nel 2016 sono state concesse 105 anticipazioni ad altrettanti comuni per un totale di 7,5 milioni, tutte concentrate nel secondo semestre. «Le anticipazioni - si legge a pagina 345 - hanno riguardato quasi esclusivamente i Comuni della Regione Campania, ma sono pervenute richieste, seppur in termini numerici e di volume inferiori, dalle Regioni Calabria, Toscana e Sicilia». E ancora: «da un punto di vista numerico le maggiori richieste afferiscono ai Comuni appartenenti alla Provincia di Napoli e alla Provincia di Salerno (rispettivamente 65 e 32), mentre in termini di volumi concessi circa il 62% del totale ha riguardato i Comuni della Provincia di Napoli. Analogamente a quanto rilevato per il 2015, la Regione Campania si conferma la principale destinataria dello strumento, anche per il 2016 con una percentuale di assorbimento sul totale superiore al 90 per cento». Poi si arriva al punto dolente: a fronte di tante richieste, «le erogazioni effettuate nel 2016 sono risultate pari a circa un milione (in riduzione del 28% rispetto al 2015, quando si erano attestate a quota 1,42 milioni)», si legge nella relazione. È evidente che il problema non sono i soldi.
Le cose vanno ancora peggio per i 10 milioni a fondo perduto stanziati dal ministero dell’Ambiente, a disposizione dall’ottobre 2016. Le risorse servono per abbattere manufatti abusivi realizzati esclusivamente in aree ad alto rischio idrogeologico (ma non a rischio sismico). Finora sono state presentate appena 15 richieste. Un numero che - fanno sapere dal ministero dell’Ambiente - non è neanche sufficiente ad avviare le istruttorie. Infine, dal 2013 il Parlamento si rimpalla il "Ddl Falanga" dedicato appunto alla demolizione degli immobili abusivi. A settembre, alla Camera dovrebbe riprendere la discussione, in commissione Giustizia.(Il Sole 24 ore)
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