A 50 anni dal primo bancomat arriva il robot allo sportello

Società | 29 giugno 2017
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Non solo crisi economica ma soprattutto nuove tecnologie e nuovi modi di lavorare stanno decimando i dipendenti bancari in Sicilia. I sindacati lanciano l'allarme: gli sportellisti sono stati sostituiti da bancomat evoluti e home banking (la possibilità di effettuare operazioni sepre più complesse da casa o dal telefonino), e ora anche i consulenti stanno per essere sostituiti dai robot. In qualche istituto i clienti vengono già assistiti da una macchina che consiglia loro come ottimizzare investimenti sino a centomila euro.

A fare le spese delle trasformazioni in atto nel sistema bancario italiano – ribadisce Giulio Romani, segretario generale di First Cisl – è l’occupazione. La Sicilia non fa eccezione, visto che nell’ultimo biennio il numero degli occupati nelle agenzie bancarie isolane è calato di ben 333 unità, un dato cui andranno presto a sommarsi le consistenti uscite previste dai piani industriali già definiti, in primis quello di Unicredit”. Un’indagine effettuata dall’ufficio studi di First Cisl mostra che il numero delle filiali bancarie presenti in Sicilia è ormai abbondantemente sotto la soglia delle 1500 unità, mentre il numero degli occupati è sceso per la prima volta al di sotto di quota 12 mila.

La logica sin qui seguita dalle banche per cercare di ridare fiato alla redditività - afferma Romani - è stata quella di ridurre più o meno drasticamente, oltre al personale, anche il numero degli sportelli. La scure dei tagli ha colpito la Sicilia al pari delle altre regioni italiane, con una diminuzione sia delle filiali, scese di 145 unità, sia dei comuni serviti dalle banche, calati di 15”. Rincara Gabriele Urzì Dirigente Nazionale First Cisl e Segretario Nazionale Gruppo First Cisl Unicredit: “ La digitalizzazione e la diffusione di Home Banking, Mobile Banking e ATM evoluti hanno certamente cambiato le abitudini della clientela che si reca meno allo sportello, ma non si risolve il problema soltanto continuando ad impoverire la rete degli sportelli”. Il canale digitale va abbinato a un’innovazione di prodotti e servizi che poggi sulla consulenza evoluta - spiega - , che può essere svolta al meglio solo fisicamente nelle dipendenze e non certamente con uno smartphone. “Meno filiali significa meno concorrenza e meno assistenza finanziaria a famiglie e imprese e a risentire del problema sono soprattutto i piccoli centri e gli anziani”, denucnia Urzì.

Sembra una gara tra banche a chi chiude il maggior numero di sportelli – continua Carmelo Raffa, Dirigente Nazionale Fabi: Non c’è un’azienda di credito,  che non sente la necessità di farlo”. “La Fabi – continau il leader Lando Maria Sileoni - da anni suggerisce di ampliare i servizi bancari mettendo al centro le economie dei territori, le famiglie, le imprese e i risparmiatori. In questo modo non solo si salvaguarderebbe l’occupazione ma ne beneficerebbero gli azionisti”. Nei giorni scorsi in occasione del Consiglio Nazionale della Fabi è stata evidenziata la possibilità di nuovo dialogo all’interno dell’ABI per monitorare i cambiamenti all’interno del settore e adottare tutti gli strumenti utili al rtilancio del sistema creditizio italiano. “Ci auguriamo che questa sia la volta buona”, auspica Raffa.

Va giù duro Gino Sammarco, segretario regionale Uilca: “Pure i consulenti sono stati robotizzati, è una situazione pericolosa – denuncia - . In molte filiali ormai sino a centomila euro è il computer che gestisce le posizioni finanziarie. Le aziende continuano ad assumere ma solo al Nord, soprattutto Piemonte e Lombardia. In quattro anni sono usciti 30 mila bancari contro 16.500 mila assunzioni. In Sicilia zero. Non assume nessuno”. Sammarco propone di “valorizzare le piccole realtà locali che hanno il legame con il territorio, incentivare il sistema delle Bcc o le uniche due grandi banche sopravvissute come l'Agricola Popolare di Ragusa e la Popolare Sant'Angelo. Anche la Regione può fare la sua parte utilizzando l'Irfis come strumento per valorizzare l'economia del territorio”.

Inopportuno e decontestualizzato il vasto processo di riorganizzazione del sistema bancario isolano che si colloca in una fase in cui proprio la Sicilia sembra dare segnali di ripresa sia sul versante economico che su quello occupazionale”, anche per Francesco Re, coordinatore regionale Fisac Cgil in UniCredit. “Si riduce presenza ed occupazione nel settore bancario proprio quando invece occorrerebbe sfruttare la significativa opportunità offerta dal Patto per il Sud e dal Masterplan delle tre città metropolitane Catania, Messina e Palermo – spiega -, supportando gli enti locali, le imprese e gli investitori italiani ed esteri che proprio in ragione dello straordinario momento congiunturale stanno facendo rotta verso la Sicilia". 


LE FILIALI BANCARIE CHIUSE IN SICILIA 

Aziende presenti nel 2017 e nel 2014

Sportelli

2014

Differenza

su 2017


IBL ISTITUTO BANCARIO DEL LAVORO

2

3


BANCA DEL MEZZOGIORNO - MEDIOCREDITO CENTRALE

1

1


IGEA BANCA

2

1


BCC DELLA VALLE DEL FITALIA

5

1


COMPASS BANCA SPA

18

2


BCC LA RISCOSSA DI REGALBUTO

14

1


BCC G. TONIOLO DI SAN CATALDO

21

1


BANCA AGRICOLA POPOLARE DI RAGUSA

96

-1


BANCA CARIGE

62

-2


BANCA SELLA

20

-1


BANCO POPOLARE

88

-4


UNIPOL BANCA

27

-3


BNL- BANCA NAZIONALE DEL LAVORO

43

-5


INTESA SANPAOLO

141

-17


UNICREDIT

386

-49


BANCA NUOVA

78

-11


CREDITO SICILIANO

133

-18


BPER BANCA

20

-3


BANCA SVILUPPO

10

-2


MONTE DEI PASCHI DI SIENA

163

-37


MEDIOCREDITO ITALIANO

2

-1




IL BANCOMAT COMPIE 50 ANNI

Il Bancomat compie cinquant'anni. La macchina distributrice di denaro (per chi ne ha sul conto) ha debuttato il 27 giugno 1967 in una filiale della Barclays Bank di Enfield, quartiere a Nord di Londra. L’idea di questo cassiere automatico è venuta a un signore scozzese, John Steperd-Barron, titolare di una tipografia a Enfield Town probabilmente stufo di fare code in banca per rifornirsi del contante necessario alle spese di tutti i giorni. In realtà sembra che accanto a John Steperd-Barron ci siano altri ingegneri che rivendicano la paternità del bancomat ma lo scozzese resta il più famoso.

Nel 1973 i Bancomat si diffusero massicciamente in Inghilterra. Per vedere il primo in Italia si è dovuto attendere il 23 novembre 1983, quando il dispositivo era gestito dalla Società Interbancaria per l’Automazione (oggi Sia). Inizialmente questa carta a banda magnetica era sfruttabile su un circuito nazionale, nel 1987 venne attivata sulla rete internazionale.

In realtà l’idea di una macchina per il prelievo di denaro era già venuta agli americani. Il primo dispensatore risale al 1939, ed era stato installato da Luther Geroge Simijan a New York City, per la City Bank. Il dispositivo ebbe però scarso successo e venne rimosso dopo sei mesi.

Quasi trent'anni dopo gli Inglesi ci riprovarono con più fortuna. Ma avevano un alleato infallibile: la televisione. La nuova macchina per distribuire soldi venne presentata sul piccolo schermo e divenne piuttosto popolare, anche se sul pubblico più anziano non riuscì a sfondare. All’inizio il Bancomat non era quello di oggi, era una tessera che si distruggeva ad ogni prelievo per ragioni di sicurezza. Poi col tempo il sistema si è evoluto; è arrivato il pin, il codice per bloccare la carta e tutti i sistemi per scoraggiare furti e truffe.

Per avere un Atm in Italia bisognò aspettare gli anni Ottanta. A remare contro il 'nostrò bancomat, furono all’inizio, soprattutto il timore di furti al momento del prelievo. Poi il sistema è diventato sempre più sicuro anche grazie a telecamere di sorveglianza e sportelli interni alle banche. Oggi - secondo l’Abi - il rischio di frodi è prossimo a zero. Anzi il bancomat, per la tracciabilità dei movimenti di denaro, è ormai considerato un utile strumento contro i reati fiscali e il riciclaggio.

Anche per questo, nel corso del tempo gli italiani hanno aumentato la loro fiducia. Tra carte di debito, di credito e prepagate ne circolano ormai 100 milioni, usabili nei 50mila Atm italiani e su 1 milione e 900mila Pos. Tuttavia gli italiani restano affezionati alla carta moneta, il contante continua a dare sicurezza e fra i paesi più avanzati gli Italiani sono quelli che preferiscono avere più di qualche biglietto nel portafogli.

 di Angelo Meli

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