Pio La Torre e l’antimafia dei fatti
Ai principi della libertà e del lavoro dedicarono il
loro impegno sociale e politico fino al sacrificio della vita.
In questo quadro, l'impegno antimafia di Pio La Torre,
assieme ai tanti suoi compagni e amici - comunisti, socialisti, cattolici,
laici - fu una scelta politica conseguente: la difesa dei deboli, dei contadini
contro il feudo e gli agrari, degli operai supersfruttati, dei senza casa,
delle imprese tartassate dal parassitismo mafioso e dalla concorrenza degli
imprenditori collusi con la mafia. Furono antimafiosi perchè erano per la
democrazia e contro ogni ingiustizia sociale.
Cosa rimane, oggi, della lezione etica e politica dei
La Torre?
Intanto, l'autonomia della politica al servizio degli
interessi generali dello sviluppo democratico del paese secondo una visione
ideale senza mai delegare ad altri poteri la funzione squisitamente politica di
organizzare il consenso sociale per prevenire le degenerazioni strutturali del
sistema come la mafia. Ad altri poteri esecutori l'applicazione delle leggi per
reprimere i reati.
L'antimafia sociale e politica nasce in Sicilia e poi
in Italia grazie all'esperienza di quanti pensarono e sintetizzarono nella
storica relazione di minoranza del 1976 della prima commissione antimafia la
definizione della mafia come fenomeno delle classi dirigenti, creando i
presupposti giuridici per tipizzare il reato di mafia e la confisca dei beni
proventi di reato della legge Rognoni-La Torre e oggi la formulazione del 416
ter. Pio fu primo firmatario di quella relazione che raccoglieva un pensiero
storico e una esperienza collettiva sociale e politica che risaliva alle
origini dell'Unita'd'Italia. Lo potè fare perché fu comunista, laico e non
credente, che cercò sempre il dialogo e l'unità con tutti i credenti.
Quando il 10 marzo 1950 a Bisacquino fu arrestato alla
testa dei contadini che occupavano un feudo e rivendicavano la riforma agraria,
c'erano le bandiere rosse dei comunisti, socialisti e quella bianca della
Democrazia cristiana.
Quando a Comiso il 4 aprile 1982, 26 giorni prima di
essere ammazzato assieme al compagno Rosario Di Salvo, suo e nostro amico,
marciò contro l'installazione dei missili nucleari in quella zona e per il
disarmo bilaterale dei due blocchi contrapposti del Patto di Varsavia e della
Nato, La Torre guidò un'imponente folla assieme alle Acli di Capitummino, ai
sindaci democristiani, comunisti, socialisti, laici, ai sindacati, alle
rappresentanze dei movimenti pacifisti e religiosi internazionali. L'Antimafia
dei La Torre, Mattarella, degli onesti servitori dello stato, dei magistrati come
Scaglione, Terranova, Costa, Chinnici, Falcone, Borsellino, caduti nelle guerre
di mafia dell'ultimo trentennio del secolo scorso, non fu mai ostentata. Per
tutti loro, come per gli altri caduti, era l'adempimento del dovere di
cittadini fedeli alla Costituzione e alle sue leggi. Non ricercarono visibilità
mediatica strumentale ne' onorificienze ne' candidature per il loro impegno
antimafia che a loro costò la vita.
E' così che nel corso di questi anni abbiamo voluto
ricordare Pio La Torre e Rosario Di Salvo, cittadini dell'Italia repubblicana e
così lo rifaremo mercoledì 30 aprile alle ore 9 davanti la lapide sul luogo
dell'eccidio in via Li Muli, alla presenza degli studenti del progetto
educativo antimafia del Centro La Torre, dei familiari, delle autorità politiche
e istituzionali. Nell'occasione saranno scoperte le foto restaurate, grazie al
Comune di Palermo, e consegneremo simbolicamente il testimone agli alunni della
scuola elementare della quarta circoscrizione i quali solennemente adotteranno
la lapide e se ne prenderanno cura. La Manifestazione sarà conclusa dal sindaco
di Palermo, dal Presidente della Regione e dalla Presidente della Commissione
Antimafia. Nel pomeriggio alle 17 al Teatro Dante gli studenti del Liceo Classico
Vittorio Emanuele di Palermo e un gruppo di precari della Cgil di Palermo
reciteranno e canteranno in onore delle vittime di mafia e del lavoro.
La Torre, come ha scritto Camilleri, fu un siciliano
di scoglio che se si metteva in mare poteva scoprire l'America, mentre un altro
grande scrittore, Vincenzo Consolo, gli ha dedicato la sua ultima fatica
letteraria, donata al Centro, indicandolo all'Italia come Orgoglio di Sicilia.
Non dimentichino la loro lezione quanti andranno al
Parlamento Europeo di fare della prossima legislatura l'occasione per varare
una legislazione e una procura europea antimafie secondo il modello
italiano. Da parte sua il Governo nazionale, dopo la positiva approvazione del
416 ter, mantenga la promessa di presentare entro giugno le proposte di riforma
della giustizia, della gestione dei beni confiscati, delle misure contro la
corruzione, il riciclaggio, l'autoriciclaggio. Ascolti anche quelle
associazioni antimafia che hanno contribuito con il loro volontario impegno a
far crescere la coscienza critica antimafiosa della nuove generazioni.
Vito Lo Monaco
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