Un governo di salvezza regionale

8 aprile 2014
Condividi su WhatsApp Twitter

E' nato, novello Giove partorito dalla testa di Saturno con la complicità di Opi ( cfr. Montante su La Sicilia del 8 aprile) che al giovane segretario regionale del PD ha fatto inghiottire un masso davvero  pesantissimo ancorché avvolto in  fasce d'infante. Era facile prevedere che il coniglio dal cilindro della candidatura alle prossime europee della dottoressa Chinnici (è troppo chiedere maggiore prudenza nell'utilizzo di persone per bene  e di valore per operazioni tattiche?) avrebbe messo in moto una serie di contromisure, determinando il rimescolamento delle alleanze interne al partito regionale. Non so come evolverà  nelle prossime ore la contesa, ma certo non mi pare una delle pagine più gloriose nella storia dell'autonomia. Il governo Crocetta era da tempo in difficoltà: la vicenda della Finanziaria, la faticosa approvazione della legge sui liberi consorzi, la sostanziale paralisi dell'azione amministrativa  avevano in qualche modo indebolito il presidente della Regione, costringendolo ad accettare un rimpasto indesiderato. La forza dei numeri in casa democratica  e la partita giocata da D'Alia per recuperare  in Sicilia il parziale insuccesso  nel congresso nazionale UDC sembravano obbligare a miti consigli il governatore che aveva anche da fare i conti con i nervosismi all'interno della sua squadra e con il malcontento delle organizzazioni d'impresa e dei sindacati. Come a volte capita in politica, gli avversari interni al suo partito hanno ecceduto,  tentando di trarre il massimo vantaggio dalla situazione e di regolare i conti anche  in vista delle elezioni europee. Se fosse passata quell'impostazione, Crocetta avrebbe pagato il doppio pegno di presenze in Giunta non coerenti con il suo disegno e dell'esclusione del senatore Beppe Lumia dalla contesa per il Parlamento di Bruxelles. Messo all'angolo, il governatore ha giocato la mossa del cavallo creando un filo diretto con la maggioranza renziana del PD,  risalendo la china di vecchi rancori, rafforzando le aree di centro e mettendo tutti davanti al fatto compiuto. Chapeau. La “politique d'abord” (per citare Pietro Nenni) è l'arte di trovare soluzioni alla complessità: non è mestiere facile e- come dicono dalle mie parti- “non si nasce imparati”.  Peraltro il rinvio della direzione regionale del PD dà il segno inequivocabile dell'imbarazzo in cui è precipitato quel partito. Non conosco la gran parte degli assessori designati, alcuni dei quali sono davvero homines novi per la politica siciliana, e non sono perciò in grado di esprimere un giudizio sulla qualità della compagine. Invece, considerate le caratteristiche di questa ARS, mi azzardo a prevedere che Crocetta troverà una maggioranza che non necessariamente vedrà all'opposizione una parte del gruppo parlamentare PD nonostante le dichiarazioni belligeranti di queste ore. Tuttavia, la situazione non è semplice ed assai gravosi appaiono gli impegni che stanno di fronte al nuovo governo. La Regione è alla paralisi,  probabilmente non potranno essere pagate le retribuzioni dei dipendenti diretti e di tutti coloro che orbitano attorno alla spesa regionale, urge la necessità indilazionabile di approvare entro aprile la Finanziaria-bis. Inoltre l'economia dell'isola è giunta ormai in prossimità del punto di non ritorno e negli ultimi mesi nulla si è fatto per invertire la rotta. Le scelte non sono più rinviabili, a partire da quelle che riguardano la spesa effettiva dell'imponente residuo (quasi due miliardi di euro) della programmazione europea 2007-2013 di cui rischiamo di restituire alla Commissione  oltre un miliardo e l'impianto del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 per il quale i tempi stringono se, come pare, il governo nazionale intende confermare la data del 22 aprile per la stipula dell'Accordo di partenariato. S'impone perciò di uscire immediatamente dallo stallo: basta tatticismi, alt alle lotte di potere sulla testa dei siciliani. Crocetta ha l'occasione, che difficilmente si ripeterà, di far tesoro anche dei propri errori: d'ora innanzi basta annunci, non più enfasi televisiva, si avviino tavoli seri e propositivi di confronto con le parti economiche e sociali per trovare insieme le soluzioni per far fronte al crescente disagio sociale ed alla necessità di riprendere il cammino di uno sviluppo qualitativamente diverso. Il presidente sappia essere altrettanto abile a governare di quanto ha mostrato nella manovra politica.  La Sicilia non può ancora una volta sprecare la possibilità di mettere a frutto le proprie risorse: altri errori non saranno consentiti, pena il precipitare della situazione economica e sociale di un'isola ormai giunta ad uno dei punti di crisi più acuti della propria storia.

 di Franco Garufi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti