L’Europa scopre l’Italia: corrotta e furbetta

9 febbraio 2014
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Oggi Letta andrà da Napolitano per riferire le sue proposte di rilancio dell’azione di governo.

Staffetta, galleggiamento, rilancio, elezioni, sono i temi che hanno appassionato i giornali di ogni orientamento, ma non i cittadini del paese reale. A questo, ovviamente, si riferiscono tutti i partecipanti al dibattito mediatico, dirigenti di partito, membri del governo, opinionisti, però senza mai specificare i contenuti delle proposte che dovrebbero accorciare le code della miseria davanti ai centri di carità, ridurre il numero dei disoccupati, ridare coraggio e speranza ai giovani disoccupati, far recuperare potere d’acquisto perso a salari, stipendi e pensioni, ridare fiducia verso le istituzioni e la politica. Il piano di lavoro è slittato, il patto di coalizione pure, le proposte di riforma della Bossi-Fini, delle unioni civili, del conflitto d’interesse ancora devono essere presentate dai gruppi parlamentari. Speriamo dopo l’incontro di oggi di conoscere le priorità dell’agenda di governo.

Nel frattempo la Commissione Europea con la relazione del 2 febbraio ha fatto conoscere il suo pesantissimo giudizio sulla corruzione del sistema Italia. Essa, pur apprezzando lo sforzo di definizione giuridica, fatto con la legge 190 del 2012 (legge Severino), della corruzione, ne mette in risalto tutte le criticità che inficiano la sua efficacia applicativa e operativa. Infatti, istituisce un’autorità nazionale di monitoraggio e di contrasto della corruzione e per la trasparenza -CIVIT- ma non le dà personale e mezzi né prevede norme sanzionatorie.  In tutto trenta persone dovrebbero monitorare e fare applicare il reato di traffico d’influenze illecite, le nuove norme per chi promette utilità o esercitano indebita induzione, l’ineleggibilità dei condannati in via definitiva per reati contro la corruzione, far punire la corruzione tra privati. Inoltre, la prescrizione del reato di corruzione è breve, mentre i tempi del processo sono lunghi; il falso in bilancio e l’autoriciclaggio non sono reati penali gravi mentre il voto di scambio è ancora in discussione lenta e faticosa alle Camere. Scrive la Commissione “ il testo (della 190) frammenta le disposizioni de diritto penale sulla concussione e la corruzione, rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e di limitare ulteriormente la discrezionalità dell’azione penale”.

Neppure di fronte alla pesante rilevazione della percezione della corruzione quale fenomeno dilagante in Italia il dibattito politico tra i partiti e all’interno di ognuno di essi, compreso il Pd, o del governo ha provocato uno scatto d’impegno. La Commissione ha certificato un peso della corruzione nell’economia del paese pari al 4% del Pil e i suoi legami organici con le mafie e le alte sfere politiche e istituzionali. Tutto questo non fa presagire nulla di buono per la salute della nostra democrazia. Chiunque lavora quotidianamente a contatto con la gente percepisce una rabbia silente. Se questa un giorno dovesse scoppiare, potrebbe provocare la deflagrazione dell’intero sistema democratico. Non azzardiamo alcuna previsione, ma il bivio di fronte al quale si trovano tutte le forze politiche è: scomparire o rinascere a nuova vita democratica. Sicuramente servono leader di grande spessore politico culturale che sappiano distinguere la forte leadership dalla personalizzazione della politica foriera di possibili derive neoautoritarie.

Da qui alle elezioni europee di maggio c’è l’occasione di invertire l’attuale fase. L’Italia uscirà dalla crisi solo con un’Europa che sappia ritrovare visione comune e solidarietà.

In tale direzione andrebbe anche un concreto impegno anticorruttivo e antimafioso. Esprimerebbe un indirizzo etico ed economico preciso. Significherebbe voler recuperare risorse dai poteri forti e occulti e rafforzare la democrazia. Pertanto, con la CIVIT non si ripeta l’esperienza dell’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati che con trenta persone dovrebbero gestire ben 12mila beni e aziende sottratte ai mafiosi. S’introduca la sanzione penale per il falso in bilancio e l’autoriciclaggio, l’incandidabilità per i rinviati a giudizio per reati di mafia o contro la pubblica amministrazione. Siano rafforzati i mezzi per la prevenzione e quelli della giustizia rispettandone l’autonomia e l’indipendenza.

Se, oggi, anche la Confindustria, dopo i sindacati, passa all’opposizione del Governo, minacciando di rivolgersi al Presidente Napolitano, nel caso in cui Letta, invitato a partecipare alla Direzione della Confindustria, “si presentasse con le bisacce vuote”, vuol dire che il secchio è pieno. È bene che si provveda a svuotarlo.

Vito Lo Monaco



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