La forza di un governo antimafia

5 marzo 2013
Condividi su WhatsApp Twitter

Sedici milioni di elettori hanno votato diversamente dalle precedenti elezioni. È il puro dato matematico messo in evidenza dagli analisti dei flussi elettorali che indica l’entità degli spostamenti degli orientamenti elettorali degli italiani. I maggiori beneficiari dello spostamento elettorale sono stati le liste M5S con la loro radicalità frammista a pulsioni antisistema (vedi le dichiarazioni contro i sindacati, la democrazia rappresentativa ecc.).

Esse hanno raccolto la rabbia sociale causata dalla lunga crisi economica e dal mancato rinnovamento della politica che a sua volta ha alimentato un sapiente populismo da ventunesimo secolo attraverso il web proposto quale strumento moderno di una democrazia liquida. Si è contrapposto il populismo berlusconiano che è riuscito a ricompattare l’elettorato di destra recuperandone i consensi, ma senza sfondare, mentre la coalizione di centrosinistra, dopo la brillante operazione delle primarie non ha saputo andare oltre né con le parlamentarie, peraltro accompagnate dalla scenografia delle correnti interne, né con la campagna elettorale della quale molti anzitempo ne hanno sottolineato la mollezza di argomenti e di azione propagandistica. Quest’ultima prevalentemente è stata affidata ai confronti televisivi e a poche azioni di contatto diretto con gli elettori nel territorio. Soprattutto in Sicilia la coalizione di centrosinistra ha mostrato tutta la sua inconsistenza organizzativa territoriale con gruppi dirigenti divisi, incapaci di lavorare insieme e di contatto porta a porta.

Una carenza di comunicazione della proposta programmatica e del cambiamento ha segnato la campagna elettorale della coalizione di centrosinistra più centrata sulle alleanze future che sulla radicalità riformista, indicando pur tuttavia nell’esperienza dell’attuale governo siciliano  l’esempio a cui guardare. Ma la radicalità del Governo Crocetta a molti è sembrata contraddetta dalla sua scelta di partecipare alla competizione elettorale nazionale con una lista nella quale ha incluso pezzi della vecchia classe dirigente transfuga dal centrodestra. Infatti, i grillini hanno preso più voti delle regionali, la destra ha tenuto nonostante il suo spappolamento e la lista Crocetta non ha raccolto il successo sperato.Il profondo disagio sociale del paese ha fatto maturare una rabbia popolare la quale, non trovando orecchie sensibili e pronte nella coalizione di Bersani, e  in mancanza di partiti politici quali strumenti di mediazione, si è affidata a un nuovo leaderismo populistico, a quello di Grillo dopo quello di Berlusconi. Non a caso da diversi commentatori sono state evocate la fine della Repubblica di Weimar e la crisi dello Stato liberale del Regno d’Italia quali scenari storici somiglianti all’attuale.A questo punto, il gioco tattico (soltanto?) di Grillo che grida “tutti a casa” “niente fiducia parlamentare da parte del M5S” può essere intercettato solo con una proposta di poche riforme radicali come avanzate da Bersani. La condizione preliminare è che il Pd sia realmente unito e la coalizione non si divida. La scelta di Bersani, nel caso riceva l’incarico dal Presidente della Repubblica, di indicare otto punti concreti e delimitati per dare un “governo di scopo” alla Nazione e trascinarla fuori dalla crisi e da possibili speculazioni finanziarie internazionali, è condivisibile ma, a nostro avviso, va integrata da una proposta antimafia, specifica e oltre la legge anticorruzione. Cioè occorre un pronunciamento chiaro in termini politici e proposte legislative per segare l’intreccio affari, mafia, politica entrato in ombra durante la campagna elettorale (per esempio, dal M5S, ma non solo da esso, non abbiamo mai sentito alcunché a tal proposito). Bisogna andare oltre l’identificazione dell’azione antimafia con la lotta solo contro la criminalità pura senza colpirne la trama complessa dei suoi rapporti finanziari, istituzionali e politici. Perciò, ci permettiamo di dare un consiglio a Bersani e alla sua coalizione: riporti alla luce quanto elaborato dal movimento antimafia, e da loro condiviso, per inserirli nel programma del suo “Governo di scopo”.

I giovani, tra i quali tanti hanno votato M5S, sono molto sensibili a quest’opzione nella quale vedono una possibilità di cambiamento radicale e di crescita economica, democratica e valoriale.L’imponente marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia, riproposta, dopo trent’anni dalla prima rivolta popolare antimafia, dal Centro studi La Torre, d’intesa con le scuole, all’indomani del voto, oggettivamente, ha, tra l’altro, espresso un forte desiderio popolare e giovanile nella direzione di un cambiamento democratico radicale. Non coglierlo sarebbe un grave e irreversibile errore politico.

 di Vito Lo Monaco

Ultimi articoli

« Articoli precedenti