Le inchieste e il vaso di Pandora

20 gennaio 2014
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L’approvazione della manovra finanziaria della Regione Sicilia è stata subito oscurata dall’invio di avvisi di garanzia della procura di Palermo, relativi all’indagine sui rimborsi spesa, a ben 87 parlamentari regionali della precedente legislatura. Dal Piemonte alla Sicilia le indagini sui rimborsi personali, dei gruppi consiliari e delle giunte suscitano rabbia e qualunquismo nell’opinione pubblica, denunciano l’uso distorto dell’autonomia regionale riproponendo l’esigenza di regole severe per impedire qualsiasi forma di spreco e privilegio. Con le dovute distinzioni, sembra di rivivere l’inchiesta di Tangentopoli apertasi su un caso di tangente che rivelò, poi, un sistema di corruzione generale che travolse un’intera classe dirigente do governo. Essa coincise con la dissoluzione dei partiti della prima Repubblica. L’allora Pci-Pds fu solo sfiorato dall’indagine, oggi, invece, diversi parlamentari del Pd, nato dalla fusione dei Ds e della Margherita (la magistratura annuncia prove di reati penali e contabili) vengono risucchiata dall’uragano che rischia di travolgere la Regione e l’attuale classe dirigente politica. Il Centro La Torre, rispettoso dell’indipendenza della magistratura, non si associa a quanti sparano nel mucchio alimentando facile qualunquismo né minimizza i fatti degenerativi pur consapevole della distinzione tra l’acquisto delle cialde di caffè da bere durante le riunioni di gruppo e le spese personali pacchiane e arroganti. I magistrati intendono verificare, giustamente, se i fondi pubblici forniti ai gruppi per “attività politica” siano stati usati a questo fine. Noi attenderemo fiduciosi l’esito delle indagini. In questa fase ci preme sottolineare come l’intervento della magistratura sta supplendo, ancora una volta, alla Politica di una classe dirigente debole e arrogante, senza visione generale, inadatta a rispondere alla crisi che sta frantumando la società. Ciò riguarda tutte le istituzioni interessate dalla crisi di transizione dell’ultimo trentennio che la classe dirigente di governo e di opposizione non ha saputo affrontare, presa dai tatticismi di potere a breve. Nel corso di questi anni le riforme sono state annunciate guardando a modelli altrui e sfuggendo all’analisi sui caratteri specifici nazionali. Anche per le riforme istituzionali vale quanto abbiamo già detto per le politiche sociali e economiche subite dall’esterno (lo vuole l’UE, il FMI, la Nato, l’Onu, ecc) dietro cui nascondersi.
Tangentopoli portò alla cancellazione di gran parte della classe dirigente e generò il berlusconismo con il suo populismo mediatico e incline a forme moderne di neoautoritarismo. Oggi viviamo ancora sull’orlo di un abisso, i partiti continuano a sfaldarsi o a cambiare gruppo dirigente come ha saputo fare il Pd, il governo delle larghe intese è diventato più stretto, Berlusconi non è scomparso, seppur pregiudicato, ritorna alla ribalta grazie all’accordo sulla legge elettorale e sulle riforme istituzionali riproposte dal nuovo segretario del Pd, Renzi, dopo le prove fallite di D’Alema e Veltroni. La sfida è in corso, giudicheremo quando tutte le carte saranno scritte e presentate al Parlamento assieme al nuovo patto di governo.
Se ancora una volta non sarà possibile la riforma istituzionale auspicata nel senso di dare più potere ai cittadini, al Parlamento e più stabilità ai governi diventerà sempre più grande il pericolo del declino e dell’involuzione democratica. Bisogna saper cogliere l’occasione, vale anche per la Sicilia. L’indagine giudiziaria ha scoperchiato il vaso di Pandora, si rimedia con nuove regole. Se l’attuale classe dirigente non sarà capace dovrà essere sostituita. Chi lo potrà fare? Gli elettori che non hanno alibi perché hanno votato, e potranno ancora farlo, dando la preferenza ai vari candidati e liste (tranne la quota dei listini). La democrazia esiste con la partecipazione, non basta la possibilità di andare alle urne o nei gazebo o saper usare il web per esercitare l’egemonia politica e culturale per cambiare in meglio le regole istituzionali, sociali e economiche.

Vito Lo Monaco



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