Una fitta agenda politica senza Sud e mafia

5 gennaio 2014
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L’anno politico 2014 dell’Italia è iniziato con la discussione sull’agenda del Governo Letta avanzata dal nuovo segretario Matteo Renzi che mira a mettere a frutto la conquista della direzione del suo partito. Compito non facile e non privo di contraccolpi come provano anche le dimissioni del sottosegretario Stefano Fassina e le tensioni interne alla maggioranza di governo. Il segretario del Pd coglie l’umore del paese disilluso, dalle tante promesse non mantenute dalla classe dirigente, e stretto nella morsa di una crisi senza fine. 

Legge elettorale, piano del lavoro (chiamato nel nuovo politichese “Jobs Act”), diritti civili, abolizione della legge Bossi-Fini, riforme istituzionali sono i titoli delle proposte di Renzi per accelerare, giustamente, l’azione del governo. Quando essi saranno completati e incardinati nei contenuti, avremo modo di valutarli nel merito e giudicarli.

Intanto il bilancio di fine anno del Paese, pur in presenza di qualche speranza di miglioramento futuro, non appare molto brillante. Dall’indagine di Ilvo Diamante apprendiamo l’ulteriore deterioramento, quasi vicino allo zero, della fiducia degli italiani verso i partiti e le istituzioni politiche locali; dal Rapporto di coesione sociale dell’Istat viene alla luce che 800 mila famiglie, pari all’8% di tutti i cittadini,sono in povertà assoluta, mentre 3 milioni e 232 mila famiglie sono in povertà relativa (con 900 euro al mese). In sostanza il 30% dei cittadini è a rischio di povertà ed esclusione sociale. Né questo rischio potrà essere alleviato con il risibile aumento di 4 euro l’anno delle retribuzioni medie dei lavoratori, mentre aumenta la precarietà del lavoro e il 35% dei giovani non ne trova uno.

Il Paese continua a essere in recessione e in deflazione, la miscela storicamente più pericolosa per il suo ordine sociale e politico, né rassicura il calo dello spread e la lieve diminuzione della pressione fiscale ancorché non accompagniate da investimenti per la crescita. Anche perché i cittadini apprendono che all’inizio del 2014 sono aumentate la bolletta elettrica, l’iva, l’irpef, la tares, i debiti della Pubblica amministrazione  verso le imprese( sono ancora 91 miliardi di euro). Per questo ci auguriamo che il piano del lavoro crei nuovi posti di lavoro e riscriva nuove regole dei rapporti di lavoro estendendo i diritti acquisiti a tutti. Le attuali previsioni di miglioramento della crisi globale indicano un’uscita dell’Ue dalla recessione, ma con velocità diverse dei paesi membri. L’Italia, secondo Pier  Paolo Padoan, capo economista dell’Ocse e futuro presidente dell’Istat, avrà una velocità positiva ma inferiore a quella degli altri paesi europei. D’altra parte se la sinistra europea nel suo complesso non riuscirà a imporre una correzione all’attuale linea di austerità senza crescita che ha favorito solo qualche paese nordeuropeo, come la Germania, ma ha penalizzato l’area più mediterranea dell’Ue, l’intera Europa correrà il rischio di essere risucchiata dal processo di arretramento economico e sociale mentre altre aree geopolitiche del pianeta, dell’Asia, Africa e Americhe, viaggiano a velocità prima immaginabile verso la crescita economica e sociale. In questo quadro sorprende l’assenza dal dibattito politico nazionale di riflessioni e proposte per superare gli squilibri interni all’area europea, mediterranea e italiana. Non sono ancora chiare, se ci sono, le strategie per il Mezzogiorno d’Italia, se ancora esiste una “questione meridionale” mentre si rilancia una “questione settentrionale” in contrapposizione, e non come sfaccettatura dello stesso problema cioè lo sviluppo del  sistema Italia. Intanto siamo sempre più lontani dai parametri medi europei sia per il funzionamento delle istituzioni sia per il contrasto alla corruzione e al peso economico, sociale, politico dei poteri occulti e mafiosi sia dei vari conflitti d’interesse di cui segnaliamo la scomparsa da ogni agenda sia di partito sia di governo. Il governo ha annunciato la presentazione di misure antimafia a gennaio. Ci auguriamo sinceramente che esse affrontino le questioni urgenti sollevate dal movimento antimafia: la prima sin dal 2012 quando fu presentato il decreto delegato che generò il cd Codice antimafia del quale chiedemmo subito modifiche e miglioramenti ancora oggi attese. Eppoi  le altre questioni: rendere incisive le norme anticorruzione, contro il riciclaggio e l’autoriciclaggio adeguandole alle direttive europee;  dare una governance democratica all’Agenzia dei beni confiscati e procedure protettive dell’uso sociale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie;  assicurare tempi parlamentari brevi all’approvazione del 416 ter modificato e al ddl d’iniziativa popolare per tutelare i lavoratori e il diritto al lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate. Entro le elezioni europee cosa sarà possibile ottenere, saranno calendarizzati tempi parlamentari certi? L’Agenda politica del Governo, della sua maggioranza e del nuovo Pd considera queste questioni degne di attenzione e di priorità? Esse sono ritenute necessarie per rendere trasparente il sistema democratico, perché finalmente esso si liberi di ombre e di trattative all’ombra tra i poteri forti dell’economia, della società e della politica, tra apparati deviati e politici devianti, tra mafia e politica?

Noi ci auguriamo di sì, comunque non verrà mai meno, anche per il 2014, l’impegno nostro e di quanti non aspettano le ricorrenze per dichiararsi antimafiosi, convinti che o lo si è tutto l’anno o la democrazia ne soffrirà.

Vito Lo Monaco



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