Non si fa antimafia con i collusi

21 ottobre 2013
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Avremmo voluto poter valutare l'avvenuta elezione del presidente della Commissione antimafia nazionale, ma essa è stata rinviata ancora una volta.

Non credo che ci sia solo un problema di spartizione di una poltrona ambitissima anche per il doppio potere insito nella sua funzione. Infatti, da lì si può ritardare o accelerare l'iniziativa politica sul fenomeno mafioso, si può celare o mettere in chiaro le connessioni attuali tra corruzione e sistema politico mafioso, mettere a fuoco le reti transazionali criminali, sollecitare gli organismi internazionali ad attivare efficaci azioni comuni penali e finanziarie di contrasto.

Naturalmente molto dipenderà, ma non solo, dalle qualità politiche, dall'autorevolezza e competenza dei suoi componenti e del suo presidente il quale può imprimere un passo o un altro ai lavori della Commissione Antimafia.

Dipende anche se l'incarico è dato per contentare qualche big non collocato come è stato per esempio nel caso di Pisanu o se i gruppi politici scelgono una debole personalità che inevitabilmente si rifletterebbe sul lavoro della Commissione. Ancora peggio sarebbe se si scegliesse una personalità dubbia nel suo impegno di contrasto alle mafie.

Inoltre, occorre essere certi della competenza dei singoli componenti, di molti ne abbiamo diretta conoscenza. Ma qualcuno sembra fin troppo "competente" in affari di mafia per accertati rapporti di scambio con organizzazioni mafiose. Ove confermato, l'intera credibilità della Commissione verrebbe compromessa.

Ricordo a tutti che Pio La Torre appena eletto nella Commissione Antimafia dopo le elezioni del 1972, in sostituzione del grande Girolamo Li Causi, impedì che l'on Matta, democristiano, ne facesse parte perché sospettato di essere espresso dal gruppo in odore di mafia facente capo a Ciancimino. La Torre e il gruppo del Pci bloccarono l'insediamento della Commissione finché la Democrazia Cristiana non lo sostituì. Oggi leggendo i giornali sembra che nella Commissione ci sia più di uno sospettato di "tiepidezza" verso organizzazioni criminali mafiose.
Dunque, è importante sapere se coloro che sono stati scelti come componenti e colui che sarà eletto presidente sono qualificati sul piano politico, sono competenti nella materia ed sono al disopra di ogni ragionevole dubbio e sospetto.

Spero, come tanti, che la riunione di domani sia quella risolutiva e che faccia chiarezza sui sospetti avanzati dalla stampa. Ciò è atteso da tutto il movimento antimafia nazionale, da tutta la gente onesta dal Nord al Sud dell'Italia, quella presente ai funerali a Milano di Lea Garofolo come l'altra che accoglie i migranti buttati sulle coste di Lampedusa e la Sicilia da organizzazioni criminali internazionali. È attesa da tutti quelli che pensano che recuperare i soldi dell'evasione fiscale, della corruzione, dei beni confiscati alle mafie sarebbe un rimedio efficacissimo anche per superare la crisi economica e sociale.

Ne ha bisogno il Paese che vuole sapere come liberarsi di questo tumore maligno che si nutre delle cellule vitali della nostra democrazia.
Il Paese vuole sapere se lo Stato intende estirpare il tumore per non conviverci mai più. L'ha ribadito il neo Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti durante la videoconferenza della settimana scorsa che ha inaugurato l'ottavo progetto educativo antimafia del Centro La Torre.
Ormai gli strumenti giuridici ci sono, le connessioni tra affari, mafia e politica vengono scoperte dagli investigatori e punite. Purtroppo la ripetitività del fenomeno narra di un sotterraneo modus vivendi che una parte della classe dirigente accetta e alimenta.

Dalla Commissione Antimafia attendiamo un'impennata nel contrasto in tale direzione col miglioramento della legislazione penale e amministrativa, della gestione dei beni confiscati e della lotta al riciclaggio, all'autoriciclaggio, alla corruzione, ai traffici finanziari illeciti internazionali.
La politica antimafia impegna ogni settore di attività del Governo, dalla scuola alle politiche economiche, finanziarie e sociali, pertanto dovrebbe essere considerata prioritaria. In questo senso esprimiamo preoccupazione per il silenzio o la sottovalutazione, a destra come a sinistra, a parte le solite dichiarazioni retoriche antimafia, del problema. Infatti, tra le forze politiche non c'è unanime consenso sulle misure urgenti da prendere.

Noi consideriamo l'impegno antimafia come aspetto fondamentale dell'impegno politico. L'impegno antimafia non appartiene ai carrieristi e agli speculanti dell'antimafia di ogni risma (di destra o di sinistra), ma a tutti i cittadini e a tutte le forze sociali, politiche, istituzionali che ambiscono a una democrazia moderna e compiuta. È altrettanto strano che presunti innovatori di destra e di sinistra non esprimano mai concetti e propositi antimafia concreti. Non vorremmo pensare male, ma nella storia del Paese quando il fenomeno è stato taciuto o sottovalutato ha nascosto sempre qualche forma di nuova convivenza.
Tutto ciò, comunque, non cancella la nostra ferma convinzione che la mafia può essere sconfitta, basta volerlo.

Vito Lo Monaco



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