Il buonsenso che manca a Crocetta e al Pd

12 ottobre 2013
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Ipotizziamo per un attimo uno scenario assurdo. Il Pd sfiducia, con voto all’ARS, Crocetta. Crocetta si dimette, quindi si torna a votare. Chi vincerà secondo voi, Crocetta, il Pd o coloro che sapranno convincere quella maggioranza degli elettori che nelle precedenti elezioni non è voluta andare a votare (ben il 53%)? È uno scenario inverosimile perché nessuna persona di buon senso può volerlo o auspicarlo.

Purtroppo l’intreccio tra campagna congressuale del Pd, da un lato, crisi del centrodestra, dall’altro, ha creato l’illusione che nuove alleanze potrebbero essere esplorate. Niente di più sbagliato. Se il Pd e il centrosinistra falliscono questa prova di governo, dopo aver sostenuto  Lombardo per spaccare il centrodestra, non avranno un radioso avvenire e la loro stessa esistenza sarà messa in forse.

Nel centro sinistra siciliano si può rimediare a questo clima invelenito e stizzoso ripartendo dalla Sicilia, da quella gente siciliana che si aggira tra gli scaffali dei supermercati sempre più preoccupata di come fare la spesa, o che frequenta gli outlet per rimediare qualcosa di utile che costa meno o che sempre più numerosa frequenta i luoghi di vendita dell’usato di Ballarò e dei mercati spontanei.

Senza richiamare le grandi cifre amare della crisi (il 50% dei giovani senza lavoro e prospettiva di averlo, il mondo dei precari sempre più affollato, lo smantellamento dell’apparato industriale, la chiusura dei negozi, anche storici, che ha stravolto i luoghi simbolici delle città, grandi, medie e piccole)non ci vuole molto per comprendere che  occorrono un’assunzione di responsabilità della classe dirigente.

Si rende urgente spezzare le catene che bloccano le soluzioni possibili della crisi siciliana con le sue specificità storiche che non possono essere scaricate sugli altri (il governo nazionale, l’Ue, i sindacati corporativi ecc).

Il dibattito, d’ora in poi non può essere veicolato solo dai twitter dei capi fazioni. Deve coinvolgere la gente e  partire dal basso, non in modo finto.

Il Presidente Crocetta dopo mesi ha avviato un faccia a faccia con i sindacati dei lavoratori. Bene! Apra tavoli permanenti di concertazione con le rappresentanze di tutte le forze sociali, cancelli l’impressione che privilegi rapporti con una sola parte di esse, discuta con tutte le associazioni impegnate sul fronte dell’antimafia e del contrasto all’illegalità diffusa alimentata dal brodo di coltura della corruzione.

Si può pensare di cambiare la Sicilia, come intende fare questo governo, raccogliendo solo pezzi delusi del centrodestra e senza ricercare in ogni modo la collaborazione della società più impegnata sullo stesso fronte del cambiamento?

È interesse del governo e della Sicilia che non si parli solo di emergenze- forestali, precari, piani di assestamento dei comuni- senza discutere della ri programmazione dei fondi comunitari, sapendo che dei 6,5 miliardi di euro assegnati dalla precedente programmazione solo il 33% è stato sinora rimodulato, mentre ci sono bandi come quello dell’energia dove  non è stato  impegnato un euro  , come denunciato dalla CGIL.

La sburocratizzazione, per la quale l’altro giorno il governo ha avanzato la proposta di adottare il silenzio assenso, può essere facilitata coinvolgendo burocrazia, imprese, forze sociali, enti locali e associazionismo.

Così lo stesso impegno del governo per contrastare la presenza della Mafia nella spesa pubblica può essere sostenuta da un movimento antimafia chiamato a fare la propria parte.

Quindi, le politiche industriali, agroalimentari, quelle per il welfare, per la legalità siano oggetto a breve di tavoli specifici e non generici.

Intanto ricordo a me stesso, lo Statuto delle Regione, i regolamenti dell’Ars non impediscono a nessun gruppo o singolo parlamentare di elaborare proposte di leggi e di azione istituzionali senza attendere le proposte altrui o lamentandosi dei ritardi del governo nazionale, dell’Ue ecc.

Ripartire dal basso significa anche, ma non solo, questo.  Deve riguardare anche una riflessione più profonda, sollecitata anche dalle tragedie dei migranti, sul ruolo che la Sicilia deve avere in Italia, in Europa e nel Mediterraneo, ma rispondendo alla domanda: con quale classe dirigente?

Vito Lo Monaco



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