Il cardinale Romeo: in marcia contro la mafia

23 febbraio 2013
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La Chiesa siciliana ribadisce con forza la necessità di una resistenza morale da parte
di ogni cittadino, credente e non, a qualsiasi forma di fenomeno criminale e particolarmente
mafioso. A dirlo è l'arcivescovo di Palermo, monsignor Romeo, in un messaggio inviato in
occasione della riedizione della marcia antimafia che si terrà il prossimo 26 febbraio da
Bagheria a Casteldaccia, come trent'anni fa. Una posizione netta, sul solco della
testimonianza di papa Giovanni Paolo II e del martirio di don Pino Puglisi, il sacerdote di
Brancaccio ucciso dalla mafia nel 1993.
 «Trent'anni fa furono gli omicidi di mafia perpetrati nel territorio fra Bagheria, Casteldaccia
ed Altavilla Milicia, a spingere tanti buoni cristiani e onesti cittadini e a manifestare contro la
logica di morte che muoveva mani omicide ed efferate - ha detto monsignor Romeo
ricordando la prima marcia antimafia -. Oggi tanto è stato fatto in termini di educazione delle
nuove generazioni, ma molto, tuttavia, rimane ancora da sviluppare: non si possono
chiudere gli occhi su una società ancora profondamente segnata dalle conseguenze del
peccato che, in ogni forma di disuguaglianza e di ingiustizia, di decadenza morale e sociale
e in ogni fenomeno criminale e malavitoso, sfigura l'uomo e lo rende schiavo».
 L'arcivescovo di Palermo ha poi sottolineato la necessità di chiedere, con maggiore
determinazione ai responsabili della cosa pubblica una molteplicità di interventi di
amministrazione e di governo attenti e lungimiranti, lontani da ogni inerzia e decisamente
orientati verso opportunità nuove da offrire soprattutto ai giovani e alle famiglie. «Questo
perchè - ha dichiarato Romeo - approfittando dell'humus dell'attuale crisi che vede
aumentare le fasce di povertà causate soprattutto dall'impressionante piaga della
disoccupazione, le infiltrazioni tentacolari del male trovano largo spazio e causano drammi
che si consumano a danno dell'intero tessuto sociale e inevitabilmente a danno delle
singole coscienze».
 Monsignor Romeo ha poi ricordato l'anatema lanciato dalla Valle dei templi ai mafiosi da
parte di papa Giovanni Paolo II (nella foto) e il riconoscimento, il prossimo 25 maggio, del
martirio di don Puglisi. «Non è una 'canonizzazione dell'antimafià - ha sottolineato
l'arcivescovo - ma ci obbliga a riconoscere uno stile ecclesiale e una fede che rigetta
qualsiasi forma di male e che per questo è sempre scomoda. Una fede che 'sì scomoda e
'cì scomoda, per essere tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona,
costruttori di un mondo nuovo».
 E in ricordo di don Puglisi torna la mostra allestita trenta anni fa dallo stesso parroco di
Brancaccio. È intitolata 'Si, ma verso dove?' ed è composta dai pannelli che negli anni '80
don Pino aveva elaborato con le suore Apostoline. Proprio queste suore, insieme al centro
regionale per le vocazioni diretto da don Giuseppe Licciardi, porteranno in giro, nei prossimi
giorni, la mostra fra le diocesi dell'isola. Per l'occasione saranno inseriti alcuni nuovi pannelli
che parlano del sacerdote ucciso dalla mafia.



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