Così la mafia è tornata alla terra

7 dicembre 2014
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«L’agricoltura deve diventare oggetto di pubblico controllo di legalità» mediante «strumenti di vigilanza coordinati che vedano impegnati, fianco a fianco, le categorie dei produttori e dei lavoratori, le forze di polizia e la magistratura». È la ricetta per il contrasto all’agromafia lanciata dall’assessore regionale all’Agricoltura, Nino Caleca, in occasione del convegno “La contraffazione alimentare, il made in Italy e la lotta all’agromafia” tenutosi a Caltanissetta lo scorso 29 novembre.

E questo perché «la mafia è tornata ad interessarsi al suo primo amore: la terra»- spiega il magistrato Alfonso Sabella, intervenuto all’iniziativa organizzata da Coldiretti e dalla Camera di Commercio nissena. Un ritorno nei campi che condiziona tutte le fasi della filiera produttiva – dall’acquisizione della forza lavoro, alla trasformazione, alla distribuzione e alla commercializzazione dei prodotti - incidendo profondamente sullo sviluppo economico e sociale della Sicilia e strozzando il nostro sistema produttivo. Solo attraverso un’azione congiunta di tutti gli attori coinvolti si potranno definire, secondo Caleca, «rating di legalità più efficaci e rispondenti alle esigenze di impermeabilizzazione del sistema»  e  si potrà osteggiare quel sistema di connivenza che rende tollerati fenomeni di criminalità diffusa.

Per un impegno quanto più incisivo contro le infiltrazioni mafiose nel settore, l’assessore ha lanciato una proposta: affiancare alla certificazione contabile, prodotta dalla Regione, sulla spesa effettuata con fondi europei, una documentazione di tipo etico-economico-sociale grazie al coinvolgimento di tutte le parti in causa. E, anche in virtù della presenza della Sicilia quale partner dell’Expo 2015, Caleca ha auspicato la creazione di un nucleo di controllo presso l’Assessorato Agricoltura che vigili in modo scrupoloso l’intera filiera affinché nessun prodotto, che arriverà alla rassegna espositiva milanese, «possa essere riferibile ad organizzazioni criminali». 

 Di controlli aveva parlato, qualche giorno prima, anche Giancarlo Caselli, oggi alla guida del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla Criminalità nell’Agricoltura e sul Sistema Agroalimentare. Per l’ex pm, intervenuto al convegno  di Coldiretti Piemonte sulla difesa della legalità per l’agroalimentare italiano, «occorrerebbe più coordinamento fra i vari organismi che se ne occupano e un arricchimento degli organici e delle professionalità». Caselli giunge ad ipotizzare la creazione di «pool specializzati» per assicurare «interventi giudiziari più efficaci».  

Uno dei grandi affari della mafia nel settore agro-alimentare deriva dal controllo, sempre più pervasivo, della contraffazione dei prodotti. «Sono parecchi i casi di aziende estere - ha puntualizzato Sabella- che lavorano con i marchi italiani, controllate da soggetti vicini alla mafia». E, infatti, tenuto conto anche del fenomeno ‘Italian sounding’, ossia l’uso di etichette che invocano l’italianità, ma che non hanno nulla di italiano, le mafie che in Italia fanno affari nell’agro-alimentare«producono un fatturato illegale di 14 miliardi di euro, di cui 5 solo in Sicilia»  - ha commentato Ignazio Gibino, delegato regionale dei giovani di Coldiretti. Tra i prodotti più rappresentativi del nostro patrimonio agroalimentare soggetto a frode vi sono, per esempio, il finto olio toscano Igp venduto in Gran Bretagna, l’Aceto balsamico di Modena non certificato distribuito in Francia e in Belgio, il ‘Parmesan’ in commercio in Danimarca e i formaggi prodotti in Lettonia denominati ‘La Grana’ e ‘Asiago’.

A dimostrazione dell’uso, sempre più frequente, dell’illecito delle denominazioni e del falso made in Italy, basti ricordare che l’Ispettorato repressione frodi (ICQRF) nei primi 11 mesi di quest’anno ha aperto 142 procedure di infrazione in tutta Europa e sul web. L’attività di contrasto, che vede l’Italia primeggiare sullo scenario europeo e che si avvale delle norme a tutela dei prodotti a denominazione, è resa più efficace, nel nostro paese, anche dal Protocollo di intesa, firmato lo scorso maggio, tra l’Italia e eBay.  Infatti, secondo quanto dichiarato qualche giorno fa dal ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizo Martina, «quasi 90 delle procedure di infrazione sono relative a illeciti online. Sono state rimosse moltissime inserzioni e bloccate le vendite di prodotti Italian sounding».  

Prodotti n. casi Paesi coinvolti
Attività ex officio

   

"Prosciutto San Daniele"

1

UK

"Prosciutto di Parma"

6

Olanda

"Mortadela Bolonia"

1

Spagna

"Parmigiano Reggiano"

9

UK-Francia - Olanda - Belgio -Danimarca

"Pecorino Romano"

1

UK

"Grana Padano"

2

Francia - Lettonia

"Asiago"

4

Francia - Lettonia - UK-Germania-Belgio

"Fontina"

3

Danimarca

"Gorgonzola"

1

Belgio

"Olio Toscano"

2

UK

"Olio Riviera Ligure"

1

UK

"Aceto Balsamico di Modena"

5

Polonia- Spagna-Germania - Francia

TOTALE

36

 

 
Attività sul web

  

CheeseKit "Parmesan"

5

www.ebay.it / www.ebay.com    (USA)

"Parmesan" Block-Grated

20

(USA)

"Asiago"

3

(USA)

"Romano"

2

(USA)

"Aceto Balsamico di Modena"

10

(Germania - Italia)

"Aceto Tradizionale di Modena

3

( Italia - USA)

"Ciauscolo"

5

(Italia)

"Caciocavallo Silano"

1

(Italia)

"Pecorino siciliano"

29

(Italia)

"Wine kit Chianti"

4

(USA)

"Montepulciano d'Abruzzo"

2

(Italia)

"Soave"

1

(Italia)

"Prosecco"

2

(Italia)

TOTALE

87

 

 
VINO: ICQRF organismo di contatto UE

"Prosecco"

6

Germania - UK - Polonia

"Lambrusco"

3

UK - Moldavia

"Emilia IGT"

1

Olanda

"Romagna DOC"

1

Olanda

"Barolo"

1

UK

"Salento IGP"

2

Svezia

"Primitivo"

1

Danimarca

"Passito"

2

Danimarca

"Mosti d'uva"-irregolarità doc.

2

Spagna

TOTALE

19

 

     
TOTALE TUTELA MADE IN ITALY ALL'ESTERO 142  

 

 di Alida Federico

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