Rischio riciclaggio alto, l’illegalità vale il 12% del Pil
Compro-oro, agenzie immobiliari, giochi on line o 'al bar', trust (cioè organizzazioni a vari fini, dalla beneficenza, ad esempio, fino alla gestione dei conflitti di interesse) sono a rischio riciclaggio. O peggio, in alcuni casi servono proprio a coprire interi patrimoni generati dal malaffare. Il tutto con un 'giro d'affarì legato alle attività illegali che nel nostro Paese raggiunge, secondo alcune stime, il 12% del Pil (190 miliardi). Il rischio riciclaggio in Italia appare ancora «molto significativo» anche se i «presidi» (banche, intermediari, professionisti, ecc) appaiono 'adeguati«.
Ma il Comitato di sicurezza finanziaria presieduto dal direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via segnala l'esigenza impellente di rafforzare i controlli su alcuni settori considerati ancora molto 'sensibilì al rischio. Del Comitato oltre al Mef fanno parte, tra gli altri, rappresentanti del ministero della Giustizia, dell'Interno, degli Esteri, della Banca d'Italia, della Consob, della Guardia di Finanza, dell'Arma dei carabinieri.
L'organismo ha stilato l'analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Tale analisi (National Risk Assessment) è stata effettuata in applicazione delle nuove Raccomandazioni del Financial Action Task Force - Gruppo d'azione finanziaria (FATF-GAFI), con l'obiettivo di »identificare, analizzare e valutare le minacce di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, inpiduando quelle più rilevanti, i metodi di svolgimento di tali attività criminali, le vulnerabilità del sistema nazionale di prevenzione, di investigazione e di repressione di tali fenomeni, e quindi i settori maggiormente esposti a tali rischi«. E così da questo screening emerge che il rischio che attività illecite e riciclaggio di denaro interessino l'economia italiana è »molto significativo« ma, allo stesso tempo, il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare »nel suo complesso adeguato«.
Il tutto si sostanzia in »corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura« ma anche »estorsione, gioco d'azzardo, traffico illecito dei rifiuti, contrabbando e contraffazione«. Il problema è però anche l'eccessivo uso del contante e l'economia sommersa »influenzano negativamente in modo molto significativo il livello di rischio del paese«. E questo perchè »nel nostro paese il volume delle transazioni regolate in contante è pari all'85% del totale, contro una media dell'Unione Europea del 60%. Il contante è considerato il mezzo di pagamento preferito per le transazioni riferite all'economia informale e illegale in quanto garantisce la non tracciabilità e l'anonimato degli scambi«. Ma i problemi si intensificano con la crisi economica che - spiega il Comitato - »ha portato, tra l'altro, ad una crescente diffusione di compro-oro, categoria di operatori eterogenea attualmente tenuta al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. perse attività investigative ne confermano tanto l'elevato rischio specifico quanto le elevate vulnerabilità e suggeriscono l'opportunità di una intensificazione dei presidi«.
L’analisi è stata effettuata in applicazione delle nuove raccomandazioni del Financial Action Task Force - Gruppo d'azione finanziaria (FATF-GAFI), con l'obiettivo di identificare, analizzare e valutare le minacce di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, inpiduando quelle più rilevanti, i metodi di svolgimento di tali attività criminali, le vulnerabilità del sistema nazionale di prevenzione, di investigazione e di repressione di tali fenomeni, e quindi i settori maggiormente esposti a tali rischi. La minaccia attuale che fenomeni di riciclaggio di denaro interessino la nostra economia è giudicata molto significativa, il valore più alto della scala di valutazione utilizzata dal modello di analisi. Corruzione, evasione fiscale, narcotraffico, reati fallimentari e usura alcune delle condotte criminali più preoccupanti.
La criminalità organizzata italiana ma anche straniera operante nel territorio, è la modalità prevalente con cui i crimini sono perpetrati. Con esclusione dell'evasione fiscale la quasi totalità delle condotte criminali, inclusa la corruzione, è per larghissima parte e, in talune ipotesi esclusivamente, riconducibile al crimine organizzato (es. narcotraffico, estorsione, gioco d'azzardo, traffico illecito dei rifiuti, contrabbando e contraffazione). Sebbene non esista una stima unica e ufficiale del valore economico delle attività criminali, le varie valutazioni (talune sino al 12% del PIL) concorrono a sostenere un giudizio di assoluta significatività della minaccia che i proventi illeciti siano prodotti nel territorio nazionale e siano reimmessi nei circuiti economico-finanziari italiani e stranieri. L'eccessivo uso del contante e l'economia sommersa influenzano negativamente in modo molto significativo il livello di rischio del paese.
Il contante è considerato il mezzo di pagamento preferito per le transazioni riferite all'economia informale e illegale in quanto garantisce la non tracciabilità e l'anonimato degli scambi. L'uso del contante nel paese non è uniforme. Sulla base dell'assunto che il contante è una misura - ancorchè parziale - del rischio di riciclaggio, si presenta un indicatore di rischio elaborato a livello provinciale. Si tratta di risultati preliminari di uno studio ancora in corso. Nel suo complesso, il sistema di prevenzione e contrasto italiano appare adeguatamente rispondente rispetto alla minaccia che proventi di attività criminali possano essere reinseriti nel sistema finanziario ed economico. Quanto al sistema di prevenzione, giocano un ruolo centrale i presidi antiriciclaggio applicati da banche, intermediari finanziari, professionisti e altri i soggetti obbligati. Gli obblighi non sono applicati da tutti in maniera uniforme. Di tale eterogeneità ne è un esempio il difforme grado di segnalazioni sospette inviate all'Unità di informazione finanziaria.
Banche e Poste italiane hanno un rischio specifico elevato, ma anche dei presidi adeguati. Adeguati presidi sono presenti anche per le società di intermediazione mobiliare (SIM), le società di gestione del risparmio (SGR), rispetto a un rischio operativo rilevante, ma non massimo. Le fiduciarie cosiddette statiche, per tutta un'operatività legata a schermare la proprietà e la titolarità di diritti, presentano oggettivamente un livello di rischio elevato. Il settore è comunque presidiato dalle autorità anche se si ritiene opportuno un ulteriore rafforzamento nell'applicazione dei presidi.
Nel nostro paese emerge una crescente diffusione dei trust, situazione che genera persi problemi in tema di trasparenza. Attività investigative e di analisi di operazioni sospette rivelano un frequente utilizzo del trust per finalità illecite, in particolare per la commissione di reati tributari, di riciclaggio, fallimentari, di abuso di mercato, nonchè per schermare i patrimoni illeciti della criminalità organizzata. Sul fronte della punibilità dei reati, la criminalizzazione dell'autoriciclaggio si conferma essere un passo necessario.
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