Lezione di responsabilità alla Regione
La recente sentenza della Corte Costituzionale, relatore Sergio Mattarella, che cancella il controllo preventivo di legittimità dei disegni di legge, approvati dall’ARS, da parte del Commissario dello Stato, ha un oggettivo rilievo storico.
Il Commissario dello Stato, istituito nel 1947 e inserito nella Costituzione del 1948, è stata una figura unica nel panorama istituzionale italiano. Inizialmente fu giustificata dalla specialità dello Statuto Siciliano, ma negli anni diventò un restringimento, di fatto e di diritto, dell’Autonomia siciliana soprattutto dopo l’istituzione delle Regioni di diritto ordinario per le quali è stato previsto solo il controllo ex post dagli organi nazionali.
Se la soppressione del controllo preventivo elimina una palese contraddizione istituzionale, dall’altro accresce la responsabilità politica del Governo e dell’ARS che non potranno utilizzare l’alibi del controllo del Commissario dello Stato – “il Commissario non lo approva anche se la Regione lo vorrebbe”- per camuffare la demagogia e l’irresponsabilità politica e amministrativa della classe dirigente regionale storicamente oscillante tra ascarismo e ribellismo autonomistico, raramente sospinta da una sana ispirazione autonomistica a uno sviluppo autonomo e diverso della Sicilia. L’Autonomia spesso è stata usata per coprire e giustificare sprechi e malaffare, alleanze politico-mafiose o semplicemente elettorali e clientelari.
Nessun governo è riuscito a sfuggire a questa regola, non scritta né pensata dai padri dello Statuto, ma abilmente e diversamente praticata, da destra e da sinistra, per acquisire consensi elettorali ed economici sino a portare la Regione sull’orlo del fallimento finanziario.
Da oggi, l’attuale classe dirigente avrà piena responsabilità decisionale non potrà invocare il diritto di censura del Commissario. Potrà avvalersi della preziosa consulenza della Corte dei Conti per non incappare in quei frequenti “banali errori di disattenzione” sulle coperture finanziarie delle leggi con la lievitazione di quello strano mondo multiforme di privilegi e disagio sociale che riguarda la dirigenza burocratica, il modo del precariato, l’ambiguo mondo degli appalti e della gestione della spesa pubblica a cominciare da quella per la sanità. Occorrerà una classe dirigente dotata di una condivisa visione del modello di sviluppo della Sicilia sul quale investire l’enorme flusso dei fondi europei e quelli recuperati da una seria spending review.
Questo sarà l’unico modo per cancellare il condizionamento delle mafie sullo sviluppo. Occorrerà una consapevolezza diffusa che purtroppo non siamo riusciti a vedere nell’iniziativa all’Hotel des Palmes, dove il Pd locale con il concorso del Gruppo alla Camera dei deputati, ha tentato di riaprire una riflessione seria sulla necessità di una propria linea autonoma antimafia. Assenze vistose e non giustificate del gruppo parlamentare regionale e nazionale, dei dirigenti di spicco. I presenti non hanno capito se erano a una riunione di corrente invece che a una convocata dagli organi ufficiali del Pd. Tutto ciò nel momento in cui una parte significativa della società palermitana si mobilitava per dire no alla mafia e esprimere solidarietà ai magistrati minacciati i quali intanto colpivano ancora nuove gemmazioni della cosca dei Graviano di Brancaccio. Ciò dimostra che mentre si continua a discettare di nuova antimafia, la mafia continua, anche se duramente repressa, a riprodursi e tenersi attaccata come una cozza a quel mondo politico, imprenditoriale e professionale, pronto a dichiararsi contro la mafia, ma anche a cercare consensi elettorali e affari con essa.
A questo punto, risolta la crisi, Governo e Assemblea avranno l’arduo compito di dimostrare una nuova responsabilità istituzionale.
Ce la faranno?
Lo vedremo nelle prossime settimana: dall’accelerazione della spesa dei fondi europei e della spending review; da quante risorse per sviluppo saranno recuperate dagli sprechi e dai privilegi; dalla predisposizione di nuove politiche pubbliche di sviluppo concertate con le parti sociali e imprenditoriali. Vedremo se ci sarà un vero cambio di passo con la nuova giunta arricchita da competenze e dal consenso politico della sua maggioranza.
Giudicheremo dai fatti.
Da parte nostra, con il lancio della petizione al Parlamento dell’Ue, per istituire una Commissione parlamentare e una Procura europea antimafia e promuovere l’armonizzazione delle legislazioni antimafia dei paesi membri, tentiamo di esercitare il nostro ruolo di Centro studi di cultura laica che mira a unire elaborazione e azione sociale per spingere il cambiamento della società e della politica.
In tale direzione vanno la recente costituzione
dell’Osservatorio sulla spesa dei fondi europei e la convocazione di un Forum
sull’agricoltura siciliana con le associazioni agricole, sindacali e gli
assessori all’agricoltura, Nino Caleca, alle attività produttive, Linda
Vancheri in preparazione della riunione
dei ministri europei dell’agricoltura a Palermo e dell’Expo 2015. Il forum si svolgerà al Centro Pio La Torre lunedì 24 novembre dalle ore 10 alle 12 e
sarà trasmesso in diretta streaming.
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