I tagli sono giusti se non uguali per tutti

11 aprile 2013
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L'impegno civile e culturale non è mai facile, specie in Sicilia. Nello scorso secolo, per la verità, vi era abbondanza di risorse pubbliche che spesso consentivano la realizzazione di convegni, ricerche, pubblicazioni, attività teatrali o concertistiche. Si ebbero leggi regionali su singoli settori di attività culturale (ad esempio la musica), così come riguardanti singoli centri-studi o fondazioni. Un tempo se si rientrava in talune categorie di operatori culturali era molto probabile rimediare qualcosa, sia pure con grandi ritardi e qualche incertezza. Vi erano anche delle commissioni di esperti che vagliavano le istanze. Se invece si era beneficiari di una legge “dedicata” si dormivano sonni più tranquilli.

Era un sistema che aveva dei pregi: l'abbondanza di fondi, il tentativo di garantire la qualità. Ma anche alcuni difetti, come la creazione di posizioni dominanti o comunque non sempre legate al merito, ma piuttosto al patronage. In qualcuno dei privilegiati, poi, favoriva la tendenza ad adagiarsi, nella certezza che il denaro sarebbe comunque arrivato.

Oggi le cose sono radicalmente cambiate. All'insegna del risparmio anni fa erano state abolite le commissioni di esperti. Per altro verso, era stato creato un grande calderone, l'elenco di cui alla nota “Tabella H” del bilancio regionale, facendovi confluire di tutto, dalle iniziative di alto valore civile a entità più o meno fantomatiche o di dubbia validità culturale. In tal modo chi metteva mano al calderone poteva via via includere qualche nuovo soggetto, ovvero incrementare arbitrariamente qualche stanziamento.

Com'è altrettanto noto, la Tabella H, giustamente oggetto di critiche feroci, è stata formalmente soppressa ed è stato apportato un forte taglio lineare al relativo capitolo. Se ciò comportasse la fine di alcune o molte attività fasulle, non potrà che essere un bene.

Ma non esistono soltanto attività fasulle. Ve ne sono anche di autentiche e meritorie. Prendiamo il caso del Centro Pio La Torre di Palermo. Siamo di fronte a un organismo che svolge attività di ricerca che sfociano in libri; pubblica un settimanale assai letto (“ASud'Europa”) di una cinquantina di pagine in formato elettronico; organizza in media un'iniziativa convegnistica o altra pubblica manifestazione alla settimana (alcune delle quali alla Camera dei deputati e/o con la Presidenza della Repubblica); gestisce, caso unico in Italia, un Progetto educativo antimafia nazionale che comprende una rilevazione annuale con alcune migliaia di rispondenti effettuata nelle scuole siciliane e non, riguardante la percezione della criminalità mafiosa da parte degli studenti; mantiene in vita, con altri, un forum sulle politiche antimafia dal quale sono nate indicazioni di riforma; e così via. Tutto ciò con un personale esiguo, locali spartani, attrezzature all'osso e la collaborazione gratuita di svariati universitari (ivi compreso chi scrive) ed esponenti della società civile. Collocandosi, com'è naturale, nel solco della tradizione politico-culturale che si associa alla figura cui è intitolato, il Centro si è poi sempre caratterizzato per l'equidistanza dalle diverse fazioni e per il costante impegno a favore di confronti pluralisti con tutte le forze in campo e rivolti al bene comune.

Pur avendo un paio d'anni fa ottenuto un certo incremento del contributo annuale, il Centro è stato colpito dal successivo taglio lineare e per altro verso ancora attende l'erogazione di fondi pregressi, il che lo ha condotto, adesso, sul ciglio della chiusura. In definitiva, è giusto far pulizia, così come è necessario fare dei tagli. Ma è altrettanto necessario distinguere il grano dal loglio. Un'amministrazione che non sa riconoscere le esperienze di qualità per concentrare su di esse le risorse abdica alla propria funzione essenziale. E questo non deve accadere.

 

All'appello hanno aderito, tra gli altri, Gianfranco Pasquino, Giuseppe Carlo Marino, Giovanni Fiandaca, Gianni Notari, Cosimo Scordato, Gianfranco Matarazzo, Antonio La Spina, Giovanna Fiume, Franco Nicastro, Simona Mafai, Costantino Visconti, Alberto Vannucci, Salvatore Sacco, Mario Centorrino, Rosario Mangiameli, Antonio Riolo, Salvatore Lupo, Franco Lo Piparo, Rocco Sciarrone, Ernesto Ugo Savona, Letizia Battaglia, Giuseppe Giulietti, Bianca Stancanelli, Alessandra Dino, Antonino Bacarella.

 di Antonio La Spina

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