Così Renzi può rilanciare la lotta alla mafia in Europa
Un’occasione da non perdere quella della presidenza italiana del semestre europeo anche per i temi dell’antimafia e della corruzione. Il Centro studi Pio La Torre ne discuterà venerdì prossimo alle ore 10 in un Forum in diretta streaming (www.piolatorre.it) con gli europarlamentari del collegio delle isole, il Presidente della Regione, i giornalisti e gli esperti.
Sulla presidenza italiana ricade la grande responsabilità di concordare nell’agenda politica dell’Ue i tempi di attuazione delle risoluzioni, deliberate al termine della settima legislatura, sugli indirizzi di contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio. Le risoluzioni del 2011 e del 2013, la proposta di regolamento del Consiglio di una procura europea, la direttiva del febbraio 2014 sul congelamento, sequestro e confisca dei proventi da reato, dovranno essere approfondite, affinate e attuate attraverso direttive e regolamenti specifici europei e atti legislativi nazionali.
La settima legislatura, per la prima volta, ha affrontato il tema della criminalità organizzata facendo riferimento anche a quella di tipo mafioso. Ha fatto proprie le stime di Europol, delle NU e della Banca mondiale sulla sua consistenza numerica (3660 solo nell’Ue), transnazionalità e incidenza nella sfera economica, sociale e politica tramite i vari traffici illeciti e la corruzione. Quest’ultima, percepita dal 74% dei cittadini europei come uno dei maggiori problemi nazionali e sovranazionali, è pari all’1% del Pil europeo e al 5% di quello mondiale.
Il Centro La Torre intende promuovere una campagna di sensibilizzazione dei gruppi parlamentari, dei governi e delle istituzioni nazionali e europei affinché l’Ue proceda all’armonizzazione delle legislazioni penali dei paesi membri per un contrasto efficiente sia della corruzione sia della criminalità organizzata e di quella specifica di tipo mafioso. D’altra parte, dopo tutti i dati e le ricerche condivise, l‘Ue non può limitarsi all’approvazione di risoluzioni senza procedere a individuare norme giuridiche, strumenti, mezzi finanziari e risorse umane necessari per reprimere e prevenire, in modo specifico, le mafie e, in generale, le criminalità organizzate e la corruzione. Gli esperti del diritto penale ritengono preliminare l’armonizzazione tra i vari modelli di incriminazione esistenti nei paesi europei, modello associativo nei paesi euro continentali e cospirativo nei paesi anglofoni sia per la larga fascia dei reati finanziari, del voto di scambio e della confisca e riuso sociale dei patrimoni criminali. In tal senso, non è sufficiente accennare soltanto alla mafiosità del reato. Occorre scolpire nell’ordinamento giuridico europeo , come ha fatto da oltre un trentennio l’Italia con la Rognoni-La Torre, la specificità e l’originalità criminale del reato di tipo mafioso superando la diversità dei modelli di incriminazione. Tutto ciò non fa intravedere un percorso facile, non solo per le diverse culture giuridiche nazionali, ma anche per i timori diffusi e non confessati che la lotta alla corruzione, all’evasione e all’elusione fiscale, ampiamente utilizzate dalle organizzazioni criminali, possa intralciare quel mercato che i neoliberisti hanno voluto con meno regole perché ritenuto capace di autogovernarsi. I riferimenti teorici risalgono alla stessa dottrina liberista che non ha visto la crisi globale del 2008 dalla quale diversi paesi, tra i quali l’Italia, stentano a uscire e che, però, ha alimentato il rafforzamento finanziario delle criminalità organizzata e la crescita degli squilibri sociali.
Secondo le NU i proventi di attività illecite a livello planetario ammonterebbero a circa il 3,6% del Pil globale, i flussi di denaro riciclato a circa il 2,7%. Secondo la Banca Mondiale la corruzione sarebbe il 5% del Pil globale. Questo enorme volume di risorse quanto ha influito sulla crisi della quale si sono nutrite le mafie?
Il nuovo Parlamento europeo non può limitarsi alle risoluzioni del precedente, dovrà monitorare il fenomeno e seguirne l’evoluzione e le pratiche di contrasto a livello europeo e nazionale. Ciò significano regolamenti, direttive, creazione di una Procura antimafia europea, fornita di uomini e mezzi, che possa coordinare, sul modello italiano, tutte le azioni di contrasto, le agenzie(Europol, Eurojust ecc) e le procure nazionali
In Europa, come è stato in Italia, la definizione giuridica e l’attuazione di una lotta antimafia presuppongono una precisa volontà politica della classe dirigente.
La presidenza italiana del semestre europeo può essere il volano di questa scelta che alla fine aiuterebbe anche la soluzione delle contraddizioni nella politica giudiziaria nazionale relative alle misure per colpire penalmente il falso in bilancio, l’autoriciclaggio, il conflitto d’intessi. E non sarebbe poco per il futuro della democrazia.
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