La riforma dell’intervento europeo in Sicilia

19 settembre 2014
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Rimodulazione e riprogrammazione dei programmi operativi dei fondi strutturali europei sono azioni tutt'altro che eccezionali, dal momento che la durata settennale del ciclo delle politiche di coesione  necessita di strumenti correttivi che consentano di far fronte a ritardi ed inefficienze della spesa, ma anche al mutare della realtà.  Il POR FSE Sicilia 2007-2013 fu scritto nel 2006; in questi otto anni la situazione economica dell'isola è drammaticamente precipitata; e ciò basterebbe a giustificare la riprogrammazione anche senza far riferimento al fatto che, nel frattempo, tutta l'Europa è stata attraversata dalla crisi economica più grave e più lunga della storia del capitalismo. A rischio di annoiare i miei rari lettori, mi si consenta una sintetica definizione di entrambe le azioni: la rimodulazione consiste nello spostamento di risorse all'interno di un programma da misure “a basso tiraggio” verso altre, invece, in “overbooking”, che abbiano cioè una richiesta di finanziamenti più alta della disponibilità di risorse prevista. La riprogrammazione comporta, invece, un processo di revisione della programmazione che prende le mosse dalla valutazione dei dati che emergono dal monitoraggio  e ha lo scopo di adeguare ed aggiornare gli interventi dei fondi strutturali ai cambiamenti verificatosi nella realtà socio-economica e nel mercato del lavoro. Nel Comitato di sorveglianza del POR FSE Sicilia che si è svolta lo scorso 12 settembre, l'Autorità di gestione ha proposto una riprogrammazione composta da tre azioni:

a) la modifica del cofinanziamento statale e regionale che viene ridotto alla percentuale del 25%, il minimo previsto dai regolamenti comunitari; sul totale del contributo eleggibile (1.389.538.865 euro), la quota comunitaria resta pari  a 1.042.154.149 euro, mentre la controparte nazionale si riduce a 347.384.716 euro (208.430.830 statale, 138.953.886 regionale)

b) la redistribuzione della dotazione del programma operativo, spostando risorse  dagli assi 1  (adattabilità) e 4 (capitale umano), che registrano bassi volumi di impiego, all'asse 2 (occupabilità);

c) la quota di risorse liberate dalla riduzione del POR pari a 242.769.432,67 euro diventa un pezzo del piano azione coesione (PAC) e  viene destinata all'attuazione di un piano straordinario  di interventi per l'occupabilità.

Qui voglio far rilevare che gli Assi in sofferenza del POR FSE sono quelli di maggior interesse dal punto di vista delle politiche di sviluppo: infatti per “adattabilità”si intende la capacità di adeguarsi ai cambiamenti in corso nel mondo del lavoro.  Per aver chiaro di che si parla cito da Europalavoro:”il concetto di adattabilità esprime l'obiettivo di fornire alle imprese ed ai  lavoratori i mezzi per adeguarsi alle nuove condizioni del mercato e adottare le nuove tecnologie. Promuovere ed incentivare l'adattabilità significa favorire la modernizzazione dell'organizzazione del lavoro, maggiore flessibilità, rimodulazioni dell'orario di lavoro e degli straordinari, possibilità di svolgere part-time, incentivi per la formazione aziendale e lo sviluppo delle risorse umane. Più recentemente  nell'ambito dell'adattabilità sono statoi fatti rientrare ulteriori aspetti, come salute  e sicurezza sul lavoro, qualità e apprendimento lungo l'arco della vita. Tali misure, definite prevalentemente mediante accordi tra le parti sociali, hanno una valenza centrale nelle politiche per l'occupazione e rientrano nel campo d'intervento del FSE.” La lunga citazione mi aiuta a dimostrare che il problema del POR FSE non risiede negli errori di programmazione, ma nell'incapacità di dare attuazione proprio alle misure più moderne ed avanzate in esso contenute. Questa a me appare la principale colpa, in questo campo,  di una Regione che ha non ha saputo utilizzare l'occasione europea per costruire un sistema efficiente di servizi per il lavoro.  Si farà tesoro di questa  lezione nella costruzione degli obiettivi e delle misure della programmazione 2014-2020?  Il documento presentato in occasione del Comitato di sorveglianza è a tal proposito ancora eccessivamente generico.  Tornando al merito della riprogrammazione , oltre 242 milioni di euro vengono sottratti al rischio di disimpegno automatico alla fine del 2015 e diventano risorse utilizzabili, nell'ambito del PAC, per i seguenti interventi:

-        rafforzamento delle politiche per la riqualificazione e il collocamento lavorativo di lavoratori adulti che si trovano in stato di disoccupazione da oltre 12 mesi;

-        rafforzamento degli interventi a sostegno della mobilità professionale  verso altri settori a favore di lavoratori fuorusciti o a forte rischio di fuoruscita dal mercato del lavoro;

-        rafforzamento dei percorsi di politiche attive con la finalità di compartecipare al sostegno al reddito dei soggetti percettori di ammortizzatori sociali in deroga;

-        rafforzamento degli interventi di lotta alla povertà.

Lo strumento è stato ampiamente utilizzato in diverse regioni ed è frutto anche della positiva sollecitazione operata in Sicilia dalla task force ministeriale insediata quando Fabrizio Barca era ministro della coesione.  Si tratta, semmai, di ragionare nel merito della congruità di alcuni degli obiettivi indicati: per esempio occorrerà prevedere una misura destinata ai lavoratori  anziani, gli over 50 che sono tra le principali vittime della crisi, converrebbe accorciare i 12 mesi del requisito di accesso, bisogna definire in modo inequivoco- anche in considerazione dei travagli del sistema della formazione- le modalità e la qualità dei percorsi di riqualificazione. Il piano prevede esplicitamente tra le proprie finalità il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga il ricorso ai quali è aumentato in Sicilia in modo geometrico negli ultimi due anni. Secondo la Cgil regionale ci sono istanze per ammortizzatori in deroga già presentate per oltre 300 milioni di euro. Quale equilibrio si determinerà tra questa che appare come una vera e propria emergenza sociale ed il resto del piano? In ultimo, andranno dettagliati gli interventi di sostegno alla povertà che risultano estremamente generici.  In cauda venenum. Mi risulta oscuro il motivo per cui  mentre i tre obiettivi del piano sono, (ed allo stato non potrebbe essere altrimenti) di carattere generale, alle pag 5 e 6 del documento intitolato “Punto 3 dell'O.d.G. Presentazione ed approvazione della proposta di riprogrammazione del POR Sicilia FSE 2007- 2013” è previsto  in dettaglio  solo il finanziamento dei seguenti interventi:

-        Avviso n.18/2011, con risorse programmate per 40 Meuro a valere sull'Asse 2 indirizzato alla formazione specialistica di operatori socio-sanitari;

-        Avviso n.1/2012, a valere sull'Asse 4, finalizzato all'attuazione di 20 interventi per cui si è già conclusa la fase di valutazione, a sostegno della creazione di imprese innovative di qualità di spin off di centri di ricerca...per un importo di 7 Meuro.

 A quanto si legge, ben 47 milioni dei 242 previsti dal piano sono già impegnati per questi due interventi. Non  sono in grado di entrare nel merito e  può essere si tratti di interventi di straordinaria importanza, ma il fatto che siano gli unici due interventi puntuali in un documento di carattere generale un po' stride. Dati i tempi che corrono e in considerazione del numero ormai dilagante di sostenitori del detto andreottiano che “a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si indovina”, sarebbe opportuno qualche chiarimento. 

 di Franco Garufi

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