Le promesse romane che non passano lo Stretto
2 settembre 2014
Mentre la politica siciliana corre velocemente verso l'auto dissoluzione e si appassiona solo di piano giovani e di rimpasto rotolandosi nella propria inconcludenza come un maiale nella mota, conviene leggere il comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 29 agosto e tentare di capire cosa concretamente ne deriverà per l'isola. Intanto, per le grandi opere infrastrutturali non è previsto un euro aggiuntivo ma – non si tratta di un obiettivo secondario- l'accelerazione dell'apertura dei cantieri di opere già finanziate. Tale è il collegamento ferroviario Messina-Catania-Palermo il cui costo complessivo ammonta a 5miliardi 200milioni, ma del quale risultano attualmente disponibili 2 miliardi 426 milioni come si evince dal Contratto Istituzionale di Sviluppo firmato in data 28 febbraio 2013. Si tratta in ogni caso di una dotazione finanziaria importante che, se trasformata in cantieri nei tempi previsti, darebbe una prima risposta in termini occupazionali e contribuirebbe ad invertire, almeno parzialmente, la tendenza al progressivo arretramento della rete ferroviaria siciliana. La stampa ne ha dato ampiamente conto, mentre assai meno si è parlato delle norme cosiddette “sblocca energia” per le quali si è provveduto (cito) a “riconoscere il carattere strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi...”in particolare si è prevista l'introduzione di un titolo concessorio unico, comprensivo delle attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi...” Ha qualche rapporto questa norma con le vicende delle ricerche di idrocarburi al largo delle coste siciliane e con le complesse questioni che riguardano il rapporto tra l'Eni e la Regione siciliana, a partire dalla vicenda della raffineria di Gela? Credo di si, pur se il Governo su questo punto dovrà fare i conti con la potestà esclusiva che lo Statuto assegna alla Regione in materia di risorse del sottosuolo.
di Franco Garufi
Segnalo, poi, un altro passaggio del comunicato stampa che assegna al presidente del Consiglio il “potere sostitutivo in materia di fondi europei sul tempestivo utilizzo, insieme a poteri ispettivi e di monitoraggio per accertare il rispetto della tempistica programmata, anche avvalendosi delle amministrazioni statali e regionali dotate di specifica competenza tecnica.” Converrà esaminare il testo finale del decreto prima di esprimere un giudizio compiuto; ma se si hanno presenti le dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio rilasciate al Sole 24 ore il 14 agosto, non è difficile capire che si va verso una forte centralizzazione della gestione del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 e delle code del 2007-13. In quella intervista l'on. Del Rio ha inoltre confermato l'intenzione del governo di ridurre il cofinanziamento nazionale dall'attuale 48% al 26% (appena un punto sopra al minimo previsto dai regolamenti europei) per le tre grandi regioni meridionali in ritardo nella spesa: Calabria , Campania e Sicilia. Per la Sicilia, ciò comporterebbe una riduzione dell'entità dei POR FESR e FSE da 6 miliardi 860 milioni a circa 5 miliardi e mezzo. Noto che nell'intervista non si parla della Puglia che era ricompresa nella prima ipotesi presentata dal Governo alla Conferenza delle Regioni e che aveva vivacemente protestato contro tale possibilità che considerava penalizzante delle proprie possibilità di sviluppo. Le altre regioni, Sicilia compresa, hanno accettato? Saperlo non è indifferente rispetto all'azione da svolgere nelle prossime settimane. Insomma c'è poco per la Sicilia nel “Passo dopo passo” ; né si poteva sperare altrimenti da un Consiglio dei ministri che ha davvero compiuto solo un passettino in vanti, assolutamente insufficiente rispetto ad una crisi ogni giorno più drammatica nella quale l'Italia rischia di affondare nell'intreccio tra flessione del Pil, disoccupazione e deflazione.
Nel frattempo Crocetta e la sua maggioranza continuano tranquillamente a litigare: in Sicilia ancora più della crisi oggi fa paura l'indifferenza della politica ad una realtà ogni giorno più disastrata.
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