Così i fondi europei si spostano verso est
Il centro di gravità della
politica regionale e di allocazione dei fondi europei si è spostato
inevitabilmente verso Est, a discapito delle regioni dell’Europa meridionale,
che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Lo afferma uno studio di Eurispes. L’Italia rappresenta uno dei maggiori
contribuenti al bilancio dell’Ue, ma anche uno dei suoi principali beneficiari,
per lo meno in termini assoluti, soprattutto per quanto riguarda le regioni del
Sud della penisola. Eppure, il nostro Paese fatica a spendere le risorse messe a
disposizione.
La possibilità di dovere
rinunciare a una buona parte delle risorse impegnate da Bruxelles e non spese,
vuoi per inefficienze burocratiche, vuoi per la mancata presentazione di
progetti ritenuti appropriati, è ormai quasi una certezza. Esiste una data
limite entro la quale spendere i soldi stanziati per il periodo 2007-2013: il 31
dicembre 2015. Trascorso quel periodo, scatterà il disimpegno automatico dei
fondi impegnati dall’Ue.
Analizzando le statistiche
sul tasso di realizzazione del Programma di spesa dei fondi strutturali nel
periodo 2007-2013 (dati aggiornati all’aprile 2014) si delinea un quadro a tinte
fosche per l’Italia, che si distingue per la sua, tutt’altro che lusinghiera,
incapacità nello spendere i fondi comunitari. Emerge infatti un ritardo cronico
nei confronti degli altri paesi membri, che vantano tassi di esecuzione
decisamente più elevati del nostro. Ad esempio, il tasso di attuazione dei
programmi operativi finanziati dal FESR si attesta poco al di sopra del 45%, un
valore ben al di sotto della media Ue (60,81%), e del paese che ha registrato la
performance più lusinghiera, la Lituania (80,1%). Soltanto due paesi sono
riusciti a fare peggio di noi: la Croazia, il 22%, semplicemente perché, essendo
stata ammessa nell’Ue soltanto nel 2013, non ha avuto il tempo materiale di
spendere tali risorse, tra l’altro piuttosto esigue; la Romania, fanalino di
coda con il 37%.
Percentuali analoghe si
riscontrano anche relativamente al tasso di realizzazione dei programmi legati
all’obiettivo Convergenza, il che suggerisce che il dato sul FESR sia
pesantemente influenzato dall’incapacità di spesa nell’ambito dell’obiettivo
Convergenza. Anche in questo caso, provvede la solita Romania, a salvare seppur
parzialmente l’onore dell’Italia, mentre il primo della classe è un altro paese
baltico, l’Estonia (78,3%). Il tasso di realizzazione è leggermente più
lusinghiero per quanto riguarda i programmi finanziati dal FSE, con il 58,66% di
spesa delle risorse impegnate, e un 16° posto su 26. Per l’ennesima volta, il
più elevato tasso di realizzazione spetta a un paese baltico, stavolta la
Lettonia, che registra lo sbalorditivo tasso di realizzazione del 95%, ben
superiore al 63,5% che rappresenta la media Ue. Altrettanto mediocre, ma non
disastrosa, la performance legata alla realizzazione dell’obiettivo
Competitività, che registra la spesa del 59,1% dei fondi impegnati dall’Ue,
leggermente al di sotto della media (62,57), e in 13° posizione su 19 Stati: una
graduatoria guidata dalla Grecia, con l’85,8% delle attività realizzate in
termini di fondi comunitari spesi.
Questa inefficienza di spese
può rivelarsi tutt’altro che indolore, per quanto riguarda l’Italia, perché una
volta trascorso il 31 dicembre 2015, l’Unione non sarà più vincolata a erogare i
fondi che aveva impegnato per il periodo di bilancio 2007-2013. Dei 27,92 miliardi di euro stanziati dalla
Ue nel settennato 2007-2013, la spesa certificata operata dall’Italia e dai suoi
Enti locali (tramite i PON e i POR, rispettivamente) ammonta a 13,53 miliardi di
€, il che significa che ben 14,39
miliardi di euro, devono essere
spesi entro la data limite, pena il disimpegno automatico di tali risorse.
Questo significa che ad oggi è stato
speso meno della metà, delle risorse disponibili.
Tasso % dI realizzazione del Programma 2007-2013 in
Italia e rischio disimpegno risorse
Anni
2007-2013
Valori assoluti (milioni di euro) e
percentuali
Obiettivo
politica di coesione |
Impegni |
Pagamenti |
Risorse
a rischio di disimpegno automatico |
Tasso
% di realizzazione |
Convergenza |
21.597,72 |
9.799,18 |
11.798,54 |
45,37 |
Competitività |
6.324,89 |
3.736,71 |
2.588,18 |
59,08 |
Totale
|
27.922,61 |
13.535,89 |
14.386,72 |
48,48 |
Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Commissione
Europea.
Di conseguenza, per via di
carenze di tipo organizzativo (mancata esecuzione dei progetti), inefficienze
burocratiche, incapacità di presentare progetti valutati come appropriati,
l’Italia vedrà evaporare cospicui stanziamenti finanziari che le spettavano di
diritto e che sarebbero vitali in questo periodo di contrazione dell’attività
economica. Basti pensare che l’ammontare a cui l’Italia si vedrebbe costretta a
rinunciare equivale a oltre l’1% del Pil registrato dal Paese nel 2013 (1.362,5
miliardi di euro).
La maggior parte dei soldi
non spesi, e quindi a rischio disimpegno, dovrebbero finanziare l’obiettivo
Convergenza, ovvero le regioni economicamente disagiate: infatti, allo stato
attuale, sono proprio le regioni del Mezzogiorno a mostrare una più modesta
capacità di spesa, che si esprime in un tasso di realizzazione estremamente
ridotto (45,37%), mentre le altre regioni, nel loro complesso, registrano un
tasso di attuazione del programma del 59,08%. Di conseguenza, le regioni del Sud
Italia, per via della loro scarsa capacità di spesa, si vedrebbero costrette a
rinunciare a risorse pecuniarie che sarebbero vitali per dare impulso al loro
sviluppo economico. Inoltre, tale scenario produrrebbe l’effetto perverso di
esacerbare le disparità economiche tra un Nord sviluppato e un Sud
strutturalmente in affanno, anziché produrre quell’allineamento che rappresenta
la ragion d’essere della politica regionale di coesione.
Tra le regioni
destinatarie dell’Obiettivo Convergenza figurano: Calabria;
Campania; Puglia; Sicilia. La Basilicata, invece, usufruisce del regime
transitorio decrescente, il phasing-out, dal momento che il suo Pil
pro-capite è superiore al 75% della media di EU-25, ma ancora inferiore al 75%
di EU-15.
Le risorse garantite tramite
i POR rappresentano la parte preponderante del bilancio destinato a finanziare
l’obiettivo convergenza, precisamente i 2/3 del totale. Infatti, l’entità dei
finanziamenti erogati tramite i POR ammonta approssimativamente a 14 miliardi di
€, mentre l’Italia ha ricevuto uno stanziamento complessivo di 21 miliardi per
la realizzazione dell’obiettivo Convergenza.
La Sicilia è la regione
italiana che ha ricevuto lo stanziamento più cospicuo, oltre 4,3 miliardi, di
cui 3,27 provenienti dal FESR e i restanti erogati dal FSE, mentre il budget a
disposizione della Campania è lievemente al di sotto della soglia dei 4
miliardi. La Puglia, invece, ha beneficiato di oltre 3,2 miliardi di euro di
fondi, la Calabria di oltre 1,9 miliardi, e la Basilicata, interessata dal
regime transitorio del phasing out,
ha potuto usufruire di un budget di 430 milioni di
euro.
I programmi operativi
regionali svolgono un ruolo cruciale anche nella realizzazione dell’obiettivo
Competitività, assorbendo la quasi totalità delle risorse destinate allo scopo.
Tra le Regioni in questione, è la Sardegna, ad avere ottenuto i finanziamenti
più cospicui (972 milioni di euro), non appartenendo propriamente alla categoria
di regioni comprese nell’obiettivo competitività, ma usufruendo del regime
transitorio decrescente di phasing-in.
Tra le altre regioni destinatarie di risorse ragguardevoli vi sono il
Piemonte (817 milioni), il Lazio (734), la Toscana (649), il Veneto (552) e la
Lombardia (548).
L’orientamento a concentrare
le risorse sulle regioni meno sviluppate, quelle comprese nell’obiettivo
Convergenza, si conferma anche nel bilancio preventivo del periodo 2014-2020,
che assegna a tali regioni 22,32 miliardi di euro, pari al 68% del totale dei
fondi strutturali destinato all’Italia.
Regioni virtuose e regioni
ritardatarie. Entrando nel dettaglio
delle singole regioni, i dati forniti dal Dipartimento per lo Sviluppo e la
coesione economica, aggiornati al 31 maggio 2014, dipingono lo stesso ritratto,
ovvero la limitata capacità delle regioni coinvolte nell’obiettivo Convergenza
nello spendere efficacemente gli ingenti stanziamenti pecuniari garantiti
dall’Ue tramite i fondi strutturali.
Il tasso di attuazione medio
dei POR relativi all’obiettivo Convergenza è particolarmente contenuto, in
particolar modo relativamente alle risorse stanziate dal FESR, dato che è stato
speso soltanto il 42,78% del totale, mentre il dato relativo all’utilizzo dei
fondi FSE è più incoraggiante (59,53%). Sarebbe comunque fuorviante considerare
le regioni del Sud come un insieme uniforme, almeno sotto questo punto di vista.
Tutt’altro, in tema di realizzazione dei programmi operativi, si può parlare di
una macro-area a due velocità: da una parte i “virtuosi”, Basilicata e in minor misura
la Puglia, con valori chiaramente superiori alla media del Sud Italia;
dall’altro lato, i “ritardatari”,
che esibiscono livelli di attuazione dei programmi operativi particolarmente
modesti, soprattutto in relazione alla spesa dei fondi FESR (il 33,3% della
Campania spicca negativamente).
Analizzando i valori
assoluti, ovvero i miliardi di euro impegnati dall’Ue e quelli spesi dalle
regioni, emerge che quasi 7,5 miliardi di euro devono essere spesi
complessivamente dalle regioni incluse nell’obiettivo Convergenza, a fronte di
circa 14 miliardi di impegni complessivi da parte dell’Ue.
Stanziamenti impegnati e stanziamenti a rischio
disimpegno nell’Obiettivo “Convergenza” del Programma 2007-2013 nelle regioni
italiane
Anni 2007-2013
Valori assoluti (milioni di euro)
Programma
Operativo Regionale (POR) |
FESR |
FSE |
TOTALE | |||
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi |
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi |
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi | |
Basilicata(*) |
300,87 |
113,73 |
128,95 |
33,14 |
429,82 |
146,87 |
Calabria |
1.499,12 |
951,94 |
430,25 |
173,82 |
1.929,37 |
1.125,76 |
Campania |
3.432,40 |
2.289,41 |
559,0 |
228,63 |
3.991,40 |
2.518,04 |
Puglia |
2.619,02 |
1.063,32 |
639,6 |
243,05 |
3.258,62 |
1.306,37 |
Sicilia |
3.269,80 |
1.945,53 |
1.042,15 |
454,38 |
4.311,95 |
2.399,91 |
Totale |
11.121,21 |
6.363,93 |
2.799,95 |
1.133,02 |
13.921,16 |
7.496,95 |
(*)Phasing-out.
Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Dipartimento per lo
Sviluppo e la coesione economica.
Le risorse non spese
appartengono prevalentemente al pacchetto stanziato tramite il FESR (6,36
miliardi di €), che d’altronde rappresenta la parte più rilevante del
finanziamento della politica europea di coesione. L’ammontare di denaro non
speso è particolarmente consistente in Sicilia e Campania, due regioni con più
di 2 miliardi di euro l’una da smaltire entro la fine dell’anno solare
2015.
I dati sul tasso di
realizzazione dell’Obiettivo Competitività si confermano più lusinghieri
rispetto a quelli relativi all’obiettivo Convergenza, riportando percentuali
rispettivamente del 64,27 e del 67,56 per i programmi realizzati tramite
l’erogazione di risorse da parte del FESR e del FSE. A livello regionale, spicca
il tasso di attuazione dei programmi operativi finanziati tramite il FSE nella
Provincia Autonoma di Trento (87,7%), mentre le altre percentuali di attuazione
si mantengono sopra il 60%, o molto prossime a questa
soglia.
Stanziamenti impegnati e stanziamenti a rischio
disimpegno nell’Obiettivo “Competitività” del Programma 2007-2013 nelle regioni
italiane
Anno 2007-2013
Valori assoluti (milioni di euro)
Programma
Operativo Regionale (POR) |
FESR |
FSE |
TOTALE | |||
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi |
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi |
Stanziamenti
impegnati |
Stanziamenti
non spesi | |
Abruzzo |
139,76 |
48,92 |
127,72 |
52,36 |
267,48 |
101,28 |
Emilia-Romagna |
142,73 |
39,11 |
313,50 |
93,11 |
456,23 |
132,22 |
Friuli-Venezia-Giulia |
73,52 |
25,14 |
119,38 |
36,89 |
192,9 |
62,03 |
Lazio |
368,47 |
142,97 |
365,25 |
131,49 |
733,72 |
274,46 |
Liguria |
166,76 |
55,36 |
146,34 |
103,31 |
313,1 |
158,67 |
Lombardia |
210,74 |
66,59 |
337,25 |
115,00 |
547,99 |
181,59 |
Marche |
111,75 |
39,56 |
110,44 |
36,00 |
222,19 |
75,56 |
Molise |
70,77 |
29,23 |
37,67 |
12,62 |
108,44 |
41,85 |
Piemonte |
422,87 |
141,66 |
394,62 |
109,70 |
817,49 |
251,36 |
Provincia
Bolzano |
25,68 |
7,19 |
60,10 |
24,46 |
85,78 |
31,65 |
Provincia
Trento |
18,74 |
7,01 |
60,83 |
7,48 |
79,57 |
14,49 |
Sardegna
(*) |
680,67 |
276,35 |
291,72 |
74,39 |
972,39 |
350,74 |
Toscana |
338,47 |
124,89 |
310,65 |
86,05 |
649,12 |
210,94 |
Umbria |
148,10 |
39,84 |
97,68 |
30,77 |
245,78 |
70,61 |
Valle
D’Aosta |
19,41 |
6,17 |
0 |
0 |
19,41 |
6,17 |
Veneto |
205,96 |
73,32 |
346,52 |
98,41 |
552,48 |
171,73 |
Totale |
3.144,40 |
1.123,31 |
3.119,67 |
1012,04 |
6264,07 |
2135,35 |
(*)Phasing-in.
Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Dipartimento per lo
Sviluppo e la coesione economica.
Vento dell’Est… e la forbice delle diseguaglianze si
allarga
In considerazione del
ruolo cruciale delle entrate ancorate al Pil dei paesi membri nella formazione
del budget dell’Ue, non sorprende quindi che i maggiori contribuenti siano
proprio i paesi più sviluppati, cioè quelli che componevano l’Europa a15. Questi
ultimi esibiscono standard economici relativamente analoghi, mentre
l’allargamento ad Est avvenuto nel 2004 (EU-25) e ancor più quello del 2007
(EU-27) hanno drasticamente allargato la forbice tra le prestazioni delle
locomotive d’Europa e quelle delle retrovie, rispettivamente i paesi dell’Europa
Nord-occidentale e quelli dell’Europa orientale. Basti pensare che in seguito all’allargamento dell’Unione a
27 Stati membri, avvenuto nel gennaio 2007, la superficie dell’Unione è
aumentata più del 25%, la popolazione più del 20%, la ricchezza solo del 5%. Il
Pil medio pro capite dell’Unione europea è diminuito più del 10% mentre le
disparità regionali sono raddoppiate.
La discrepanza tra i
principali contribuenti e gli Stati economicamente più arretrati risulta
evidente quando si considera che i quattro paesi principali forniscono oltre il
64% del budget rappresentato dalla risorsa economica basata sul Pil nazionale.
In particolare, l’Italia nel 2013 ha elargito l’11,8% dei versamenti basati sul
Pil nazionale e si posiziona al quarto posto per contributo dopo Germania,
Francia e Regno Unito.
Allocazione delle risorse: Programma
2007-2013. Circa il 60% delle regioni
in ritardo di sviluppo è localizzato negli Stati membri che hanno aderito
all’Unione europea dopo il 2004. Considerato che i fondi per l’obiettivo
Convergenza rappresentano una parte rilevante del totale, il centro di gravità
della politica regionale si è spostato inevitabilmente verso Est, a discapito
delle regioni dell’Europa meridionale, che si affacciano sul Mar
Mediterraneo.
La Polonia si è rivelata il
principale beneficiario della politica regionale di coesione dell’Unione
europea, in virtù dell’interazione tra la sua cospicua popolazione e il modesto
livello di sviluppo economico. Altri 3 Stati dell’Est Europa (Repubblica Ceca,
Ungheria e Romania) figurano nelle prime 10 posizioni per finanziamenti ricevuti
in termini assoluti.
La Polonia, durante il
periodo 2007-2013, ha ricevuto oltre 67 miliardi di euro per implementare
politiche tese ad accrescere il proprio sviluppo economico, una cifra che
rappresenta oltre il 19% del bilancio che l’Ue ha messo a disposizione per la
politica regionale di coesione. L’ammontare di risorse stanziato per la Polonia
è pressoché doppio rispetto a quello destinato alla Spagna, il secondo maggior
beneficiario in termini assoluti, avendo ricevuto oltre 34,5 miliardi di
euro ben 7 più dell’Italia, il
terzo paese in questa graduatoria.. In generale, i 5 Stati più generosamente
finanziati (gli altri due sono stati Repubblica Ceca e Germania) hanno assorbito
oltre il 50% delle risorse stanziate nei tre fondi responsabili del
finanziamento della politica di coesione.
In termini relativi, invece,
emerge chiaramente il robusto finanziamento a favore dei paesi dell’Est. In
molti di questi paesi, l’entità delle risorse allocate durante il settennato
2007-2013 è prossima, e spesso superiore (è il caso di Polonia, Repubblica Ceca,
Slovacchia, Ungheria, Paesi Baltici) al 10% del Pil nell’anno di riferimento
2007, mentre tra i paesi dell’Europa a 15, tale percentuale, escludendo Grecia e
Portogallo, varia tra lo 0,13% per il Lussemburgo e il 2,55% per la
Spagna.
Il bilancio preventivo del
periodo 2014-2020 si muove sulla falsariga del
settennato precedente, anche se l’entità dei finanziamenti erogati in direzione
di Varsavia è aumentata sia in termini assoluti, oltre 77 miliardi di €, che
relativi, oltre il 22%. L’Italia, probabilmente a causa delle notevoli
difficoltà nell’assorbire i contraccolpi della crisi, ha sopravanzato la Spagna
come secondo beneficiario della politica di coesione, seppur ricevendo un
ammontare di risorse (32,823 miliardi) nettamente inferiore alla metà degli
stanziamenti a favore della Polonia (77,567 mld). La Romania, un paese che
analogamente alla Polonia è al contempo popoloso ed economicamente sviluppato,
balza al 4° posto della graduatoria dei beneficiari, mentre i piccoli e
facoltosi Stati Nord-occidentali (Danimarca, Svezia, Austria, Finlandia, Paesi
Bassi), prevedibilmente, languono in fondo alla classifica in entrambi i periodi
presi in considerazione.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione