Le risorse inutilizzate del Fondo Unico Giustizia
La Corte dei conti, attraverso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, ha recentemente condotto un’indagine programmata sul Fondo Unico Giustizia (FUG). L'esito di tali accertamenti ha portato ad individuare tutta una serie di criticità esistenti nel complesso processo di alimentazione, amministrazione e versamento all’erario delle ingenti risorse intestate al Fondo (3.521,4 milioni di euro al 30 aprile 2014). L’analisi istruttoria ha evidenziato, innanzitutto, la presenza di risorse ancora in sequestro, alcune risalenti addirittura agli anni ’80, per le quali non risultano provvedimenti definitivi di confisca, restituzione o versamento al bilancio statale, nonché l’esistenza di un numero significativo di uffici giudiziari che pare non abbiano mai comunicato provvedimenti di pertinenza del FUG.
Dall’esame dei rapporti tra l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) ed Equitalia Giustizia S.p.A. è inoltre emerso il preoccupante fenomeno della mancata volturazione al Fondo di molte delle liquidità oggetto di sequestro e, poi, di confisca nonchè della diffusa abitudine degli amministratori giudiziari a non soddisfare gli obblighi di rendicontazione. Un altro profilo critico riscontrato è quello che concerne la perdurante difficoltà di procedere all’alienazione degli strumenti finanziari e assicurativi in sequestro (ammessa dalla legge ma subordinata all’adozione di un decreto attuativo finora non emanato), conseguente al fatto che i titoli sequestrati, a differenza di quelli confiscati sono sempre suscettibili a restituzione, a seconda dell’esito finale del procedimento giudiziario o amministrativo dal quale ha avuto origine il provvedimento ablatorio.
Analoghi problemi sorgono anche in riferimento alla possibilità di destinare all’entrata del bilancio dello Stato, oltre ai proventi confiscati, anche una percentuale, ormai consolidata prudenzialmente al 10%, dei sequestri giacenti, delle somme oggetto di sequestro penale o amministrativo, trattandosi di proventi che rimangono nella titolarità di terzi e la cui utilizzazione è considerata nei conti nazionali alla stregua di un’anticipazione passiva dello Stato con effetti negativi sul debito pubblico. L’indagine ha poi analizzato le cause della vistosa sproporzione, già oggetto di interrogazione parlamentare, tra la consistenza annuale effettiva del Fondo, che ha raggiunto al 31 dicembre 2013 l’ammontare di oltre 3.411 milioni di euro, e le risorse versate al capitolo 2414 del bilancio statale (complessivamente 623,6 milioni di euro nel periodo 2009-2013) e quelle riassegnate ai pertinenti capitoli di spesa dei Ministeri della giustizia e dell’interno (560,1 milioni di euro).
A seguito dei risultati di tali indagini, il Ministero della giustizia e l’ANBSC, hanno avviato una verifica delle posizioni per le quali si è riscontrato un evidente indice di anomalia, al fine di favorire l’emersione delle liquidità non volturate ed individuare gli uffici e gli amministratori inadempienti. Per incrementare la quota di proventi intestati al FUG, infine, è stata prospettata l’opportunità di prevedere legislativamente che al Fondo affluiscano anche le risorse derivanti dai sequestri ante causam operati dalle Procure della Corte dei conti. Sembra che qualcosa si stia finalmente muovendo nelle molteplici pieghe della burocrazia e speriamo, altresì, che non ci si limiti alla sola individuazione degli inadempienti ma che vengano prese le conseguenziali contromisure.
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