La Corte dei conti promuove Crocetta con riserva
Sarà rimasto deluso chi attendeva dal giudizio di parifica del bilancio della Regione legna per alimentare il fuoco delle polemiche che animano la vita politica siciliana. Le parole forti del procuratore generale contro la corruzione testimoniano il clima di preoccupazione determinato da vicende balzate agli onori della cronaca, ma la relazione della Corte dei Conti merita di venir letta con attenzione anche per lo spaccato che fornisce della situazione della finanza regionale e per le valutazioni sulle cose da fare nel prossimo futuro per evitare un ulteriore peggioramento del precario equilibrio attuale. Riporto alla lettera il giudizio sintetico espresso nell'udienza del 3 luglio: Pur dando atto al governo regionale delle iniziative già realizzate e delle proposte di riforma relative ad alcuni significativi settori di intervento, la Corte è dell'avviso che la Regione , per superare le gravi difficoltà dei conti pubblici e puntare decisamente su rinnovate strategie di sviluppo, nonché di risposta alle emergenze sociali, non possa più fare a meno di elaborare, e al più presto, un programma pluriennale di aggiustamento economico finanziario sostenibile, ma nello stesso tempo severo, da definire nell'ambito di una rafforzata cooperazione con lo Stato il quale, comunque, dovrà in futuro maggiormente attenersi al principio di leale collaborazione. Il periodo contiene tre indicazioni politicamente rilevanti. La prima: il lavoro dell'assessore Luca Bianchi, ancorché interrotto anzitempo dalla crisi della prima Giunta Crocetta, ha prodotto risultati importanti. Vediamo quali: a livello di competenza, il risultato del saldo netto....(registra) un significativo miglioramento rispetto all'anno precedente....anche il dato concernente il ricorso al mercato pone in evidenza, in termini di competenza, un rilevante recupero rispetto all'omologo risultato dell'esercizio 2012...il saldo tra entrate e spese correnti...espone un valore più contenuto rispetto all'esercizio precedente. Il complessivo miglioramento dei saldi in conto competenza è in parte riconducibile alle politiche di razionalizzazione e contenimento della spesa intraprese dall'Amministrazione regionale in alcuni settori, all'incremento sensibile del livello complessivo delle entrate, ma anche agli effetti dei vincoli imposti dal patto di stabilità. La seconda indicazione riguarda la necessità di mettere rapidamente mano a modifiche strutturali del bilancio regionale. Le cifre sono consistenti: le previsioni definitive di entrata si sono attestate a 29,658 miliardi di euro compresi 8 miliardi di avanzi di amministrazione che vanno a pareggiare una previsione definitiva di spesa di 29,658 miliardi; però il totale delle entrate accertate scende a 19,725 miliardi di euro, di cui 16,170 di parte corrente pari al 81,9% del totale, mentre le entrate in conto capitale ammontano a 3,182 miliardi di euro. A proposito della qualità del bilancio, la Corte segnala in negativo la progressiva erosione delle risorse in conto capitale del fondo sviluppo coesione che sono state sottratte agli investimenti per la crescita e destinate invece ad esigenze di tipo ordinario (nella fattispecie il “concorso alla finanza pubblica”, cioè al patto di stabilità interno). Interessante appare anche il riferimento al decremento del gettito tributario che è “indice sintomatico di una forte erosione delle basi imponibili...e delinea uno scenario caratterizzato da una perdurante difficoltà di ripresa economica”. La Corte si sofferma a lungo sull'annosa questione dei residui attivi segnalando che essi ammontano a 15,219 miliardi con un incremento di 217 milioni rispetto all'anno precedente. Viene lanciato l'allarme sulle criticità connesse alla cancellazione, decisa da una recente legga dello Stato, dei crediti inferiori ai 2000 euro che ammontano a oltre 740 milioni per i ruoli erariali e a 9,288 miliardi per i ruoli regionale: E' questa la principale contestazione rivolta al governo regionale che non ha ancora approntato un fondo di congruo ammontare per compensare- in un'ottica di mantenimento dell'equilibrio finanziario- la cancellazione dei crediti. Sul versante della spesa ordinaria si riscontra un aumento del 13% , mentre le spese in conto capitale sono cresciute del 9,5% rispetto al 2012 ma sono diminuite di ben il 28% rispetto al dato del 2011. Nel 2013 gli impegni ammontano complessivamente a 18,448 miliardi di euro con una lieve diminuzione dello 0,5% rispetto all'esercizio precedente: tuttavia la parte corrente registra un aumento del 6,3%,mentre quella in conto capitale si contrae del 38,1%; le spese per rimborso prestiti risultano invece incrementate del 17,1%. Il rilevante volume complessivo delle spese correnti e la loro strutturale rigidità- sottolinea la Corte- in assenza di incisive riforme strutturali, pongono a rischio per il futuro il mantenimento dei necessari equilibri di bilancio. Il giudizio di parifica contribuisce a far luce anche sulla delicata questione dell'indebitamento della Regione siciliana: il residuo debito complessivo è pari a 5,394 milioni di euro di cui 5,143 a proprio carico e 251 milioni interamente rimborsata dallo Stato anche se formalmente a carico della Regione. Il livello del debito pro-capite dai 438 euro fatti registrare nel 2007 raggiunge nel 2013 l'importo di 1.028,7. Lo stock di debito è pesante, specie se si fa mente a quanto prima accennato sull'inesigibilità di una parte significativa dei residui attivi ed al caveat che la Corte lancia a proposito dei contratti swap stipulati dall'Amministrazione regionale. In sostanza, ci troviamo in una situazione che può farsi all'improvviso insostenibile se non si attivano con immediatezza i necessari processi di riforma strutturale. Infine, la terza indicazione è relativa all'esigenza di riorganizzare, rinnovare e razionalizzare l'Amministrazione regionale, a partire dalla constatazione che tra i 20.000 dipendenti, nemmeno l'1% ha meno di 35 anni. A tal fine viene segnalata l'opportunità che il Governo proceda alla formulazione di un piano organico fondato su un'attenta analisi dei costi delle varie strutture e coerente con l'impostazione del bilancio per missioni e strutture. Qui la critica all'operato della Giunta è esplicita: non è stato eseguito alcun programma di analisi e di valutazione della spesa delle amministrazioni allo scopo di definire i fabbisogni standard e superare la logica della spesa incrementale. Non a caso, nel capitolo sull'utilizzo dei fondi strutturali, all'elenco delle criticità note si aggiunge il riferimento al clima di instabilità politica d che nel corso del 2013 ha determinato ripetute rotazioni di assessori e di vertici amministrativi, con la conseguenza di una “discontinuità strategica ed operativa che ha finito per rallentare la lineare attuazione dei programmi”. Anche sulla questione delle partecipate il giudizio è critico e le operazioni compiute in tale settore vengono definite “modeste”, sia sul terreno dei risparmi finanziari che su quello del riordino delle funzioni. L'indicazione inequivoca è che le società partecipate “vanno ridotte in maniera drastica, così da realizzare un risparmio definitivo e permanente”. Insomma, la Corte dei Conti ha messo le mani nel piatto, come del resto fa da alcuni anni, e nella parifica ha individuato i nodi da sciogliere per dar vita ad una stagione coerente e sostenibile di risanamento finanziario dell'istituzione autonomistica. I giudici contabili hanno fatto bene il loro mestiere: ora tocca alla politica saper scegliere, lasciandosi alle spalle questo clima di rissa continua nel quale a rischiare di far la fine dei polli di Renzo siamo tutti i siciliani.
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