Il codice penale dei “galantuomini”
Valutate complessivamente, le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, fino all’ultima che ha portato al suo affidamento al servizio sociale, consentono l’ipotesi che nel nostro sistema penale coesistano due distinti codici. Uno per i "galantuomini" (cioè le persone che appaiono, in base al censo o alla collocazione politico-sociale , per bene a prescindere...);- l’altro per cittadini “comuni”. Nel primo caso il processo – con la sua interminabile durata – mira soprattutto a che il tempo si sostituisca al giudice, vuoi con la prescrizione che tutto cancella, vuoi – mal che vada - ammorbidendone gli esiti con indulti, condoni, scudi e leggi ad personam assortite. Nel secondo caso invece, pur funzionando malamente, spesso il processo segna irreversibilmente la vita e i corpi delle persone.
Berlusconi certamente appartiene alla fascia dei “galantuomini” nel senso ora specificato: sia per come si è obiettivamente sviluppata gran parte delle sue vicende processuali;- sia per le aprioristiche certezze di innocenza, anzi di “persecuzione”, che segnano le percezioni soggettive del diretto interessato e dei suoi fedeli. Di più: Berlusconi è un “supergalantuomo”, perché tende a piegare il “garantismo” a pratiche di difesa dal processo invece che nel processo. Un neogarantismo strumentale negazione del garantismo vero, secondo cui le garanzie o sono veicolo di uguaglianza o si degradano a strumento di privilegio.
Ma c’è un altro profilo del “supergalantuomismo” di Berlusconi: la pretesa di prolungare all’infinito un processo già di per sé interminabile, arrogandosi l’inedita funzione di …giudice di se stesso, anche dopo una condanna definitiva ed irrevocabile. Ed eccolo sparare - da colpevole! – giudizi tanto pesanti quanto apodittici sulla sentenza, definita con spocchiosa disinvoltura mostruosa, ridicola, politica, inventata e golpe. Come se tre gradi di regolare giudizio non bastassero e ci fosse ancora spazio per inventarsene un quarto, rimesso però alle scelte discrezionali del…. condannato. Comodo! Quasi che il conflitto di interessi tipico del “berlusconismo” fosse arrivato - con questa inconcepibile confusione di ruoli fra giudice e imputato - alle sue estreme conseguenze…..
Ma non è finita: la pretesa di Berlusconi di ergersi a giudice senza averne titolo sembra illimitata. Perché si indirizza addirittura al Capo dello Stato. Leggiadramente accusato di non avere adempiuto il “dovere morale” di graziarlo, nonostante tutti sappiano che la grazia (sempreché ne ricorrano gli estremi) può essere concessa solo se l’interessato ne fa richiesta, cosa mai verificatasi nel caso di specie. Così come tutti sanno che il Capo dello Stato è garante della Costituzione, della quale principio cardine è la legalità come uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Ed è per questo che egli è anche Presidente del CSM, organo posto a presidio dell’indipendenza della magistratura come precondizione per aspirare – appunto – ad una legge uguale per tutti. Per cui l’ accusa di Berlusconi al Capo dello Stato si risolve in quella di aver fatto… che cosa? Semplicemente il suo dovere, non prendendo in considerazione neppure l’ipotesi che un cittadino ( per quanto “gentiluomo”) possa essere più uguale degli altri, fino al punto di ricevere una patente di sostanziale impunità mediante una grazia impossibile.
Da ultimo, non si può non ricordare un’altra anomala pretesa del clan berlusconiano: l’ “agibilità politica” del leader, da assicurare nonostante la condanna. Come a dire esplicitamente che il trattamento del condannato ( in Italia) dovrebbe essere differenziato in base al suo “status” sociale e politico. La consacrazione della compresenza di due distinti codici: non proprio il massimo in democrazia. E comunque una categoria estranea alla giurisdizione, per cui sarebbe ben strano se la pretesa “agibilità politica” avesse in qualche modo finito per influire sulla stessa decisione del Tribunale di sorveglianza.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione