Rubrica



Per una politica antimafia moderna

Il documento della Commissione Garofoli  sulle misure contro la criminalità organizzata  presentato dal Governo l’altro ieri costituisce un’ottima base, se attuata rapidamente.



Le parole di Riina e i mille interrogativi

Le dichiarazioni di Totò Riina, intercettate nel carcere, sono ambigue e gravissime. Esse sollevano vari interrogativi.


Le inchieste e il vaso di Pandora

Il Centro La Torre, rispettoso dell’indipendenza della magistratura, non si associa a quanti sparano nel mucchio alimentando facile qualunquismo né minimizza i fatti degenerativi


Un bilancio normale e rivoluzionario

E' possibile una gestione dei conti pubblici razionale che non si limiti a cercare alibi all’esterno della Regione ma che affronti le esigenze di riforma al suo interno. È quella “difficile normalità”  fatta di buona amministrazione,  lotta agli sprechi,  standard comuni tra i  rami dell’amministrazione e del settore pubblico allargato e leale rapporto di collaborazione con lo Stato

Luca Bianchi

Una finanziaria di sviluppo antimafia

All’Assemblea Regionale, dopo un aspro e articolato dibattito, si è pervenuto all’approvazione della manovra finanziaria composta dalla legge di stabilità e dal bilancio. Dopo tanti anni di ricorso all’esercizio provvisorio l’Ars ha rispettato i termini per evitarlo. Ora si aspetterà il verdetto del Commissario dello Stato che negli ultimi anni ha assunto un ruolo non solo di vigilanza sulla conformità delle leggi regionali allo spirito e alla lettera della Costituzione e dello Statuto, ma ha dovuto sopperire diverse volte all’insufficienza tecnica del legislatore regionale.


Una fitta agenda politica senza Sud e mafia

Non sono ancora chiare, se ci sono, le strategie per il Mezzogiorno d’Italia, se ancora esiste una “questione meridionale” mentre si rilancia una “questione settentrionale” in contrapposizione e non come sfaccettatura dello stesso problema, cioè lo sviluppo del  sistema Italia



L’associazionismo antimafia preso sul serio

Non sparate sugli organismi che si occupano di antimafia perchè qualcuno ha fatto il furbo.  La quasi totalità delle associazioni impegnate sul territorio fa sia educazione alla legalità sia tante altre cose, tra cui ricerche, spesso con risorse scarsissime, l'apporto di volontari, talora finanziamenti di privati. Tra gli esempi: la Fondazione Chinnici,  il Centro La Torre,  la Fondazione Falcone, Nando Dalla Chiesa  per non dire di Libera.


Antonio La Spina

I potentati locali e il mancato ruolo dei partiti

L'istituto regionale  non gode di buona salute non solo e non tanto per le inchieste giudiziarie che riguardano in molte (troppe) regioni le spese del ceto politico a carico del pubblico erario, ma perché gli errori che si fecero nella riforma del titolo V della Costituzione hanno ulteriormente appesantito la condizione finanziaria delle regioni e hanno complicato oltremisura , soprattutto a causa del ritardo nella riforma degli enti locali,  il rapporto tra Stato, regioni ed enti locali.


Franco Garufi

Così la Sicilia non perderà i fondi europei

La recente manovra del governo Letta permette di recuperare  6,2 miliardi di euro da destinare ad interventi antirecessivi. La buona notizia è che la Sicilia ce l'ha fatta a superare il budget sia nel FSE (33,9%) che nel FESR (51,1%) ma ora serve maggiore impegno per non perdere il treno del settennio 2014-2020 .



Se il governo antimafia chiude i centri antimafia

Aver praticamente azzerato i fondi per le associazioni e gli enti che svolgono attività didattica antimafia, iniziative contro il racket, sostegno alle famiglie  e alle imprese finite nelle mani di usurai e boss, incrinerà fortemente la volontà della società civile di contrastare  la criminalità. Una  responsabilità che Crocetta e i suoi devono assumersi

Vito Lo Monaco

La mafia maldestra, così cambia il pizzo

Nonostante i tanti e tanti arresti, Cosa Nostra sembra un'Idra capace di farsi ricrescere nuove teste ogni volta che gliene viene tagliata qualcuna. Mantiene tenacemente la sua presa sul territorio e non consente sgarri. Ad un’analisi più attenta si capisce che, ormai,   i malviventi sono soggetti a una penetrante osservazione da parte delle forze dell'ordine e spesso agiscono in modo maldestro, guidati da capi a loro volta inadeguati

Antonio La Spina

Così tornano a bruciare i libri in piazza

Forconi, movimento del 9 dicembre e movimenti eversivi di destra cavalcano e strumentalizzano il disagio causato dalla violenta recessione e la rabbia generale.  E arrivano le liste di proscrizione di giornalisti critici, i falò di libri, la riesumazione di un presunto dominio ebreo nella finanza, le minacce a dirigenti di organizzazioni democratiche critiche verso i blocchi stradali e il solito  “viva la mafia”.